“Là dove la
solitudine finisce, comincia il mercato; e dove il mercato comincia, là
comincia anche il fracasso dei commedianti e il ronzio di mosche velenose”. F.
N.
Dopo una lunga serie di mie “esternazioni” dirette a
chi amministra il nostro Comune, finalmente, dal fronte opposto, sono “costretti a rispondere al fuoco, una
volta amico.”
Non una parola su articoli scottanti come questo
che illumina a giorno il problema randagismo ad Acri, sul quale la
disinformazione e la confusione regnano sovrane, e che indica le responsabilità
di chi ha bloccato il cammino verso la risoluzione del problema, con un danno
erariale notevole che nessuno pagherà.
Rispondono, gli sventurati, sull’unico articolo
autocritico che mi è scappato di stilare,
segno che con certa
gente le raffinatezze servono a poco, ma ci vuole la carta vetrata a grana grossa, per limare una connaturata ruvidezza mentale, chiamando con il loro nome le
persone e raccontando i fatti, corredati dagli atti, come ho sempre cercato di
fare, senza fronzoli retorici.
“Incomprensibili,
ingiustificabili ed inopportune le esternazioni dell’ex vice-sindaco Ferraro”,
Acrinrete titola così il comunicato
a firma del portavoce del sindaco, ma sottoscritto, forse senza nemmeno averlo
letto, dai consiglieri di maggioranza,
tutti nessuno escluso, anche se redatto
dal sindaco in collaborazione con il suo team di giureconsulti.
Argomenti (si fa per dire) e insulti gratuiti tanto sgangherati
quanto commoventi, incapaci di confutare uno solo dei fatti da me narrati.
Partono con l’incolpazione di “finto obiettore di coscienza che si è sottratto al fardello
politico-morale dell’impegno civico”. Ammirevole. E’ come se dei conigli
accusassero un leone (chiedo scusa ai leoni veri per l’accostamento) di non
avere coraggio. Non ho mai smesso di dare testimonianza del mio senso civico e
della mia assoluta mancanza di timore quando si è trattato di assumermi le mie
(e a volte anche quelle degli altri) responsabilità.
Lo hanno potuto constatare le migliaia di cittadini
che una mattina di febbraio son venuti a protestare davanti al Comune contro
l’aumento delle tariffe. Fuggi fuggi generale, ma soprattutto dileguamento vile (che parola brutta!) di chi aveva il dovere di incontrare quei cittadini, il sindaco (anche
assessore al bilancio) e l’assessore ai tributi, visto che la materia del
contendere erano le tasse comunali e non, per esempio, il randagismo. Toccò al
sottoscritto prendersi prima le contumelie e le madanove dalla folla furibonda e poi affrontare i manifestanti,
ascoltarne le ragioni e discuterne per ore.
Vabbè ero il vice-sindaco, potrebbero dire loro.
Però vice solo quando c’erano gatte da pelare. Quando ad esempio il signor
sindaco o la signora assessora alla cultura, ignorando i doveri istituzionali,
disdegnavano di presenziare alle manifestazioni organizzate dal Presidente
della Fondazione Padula, per motivi personali, doveva vicariare il sottoscritto.
Buon per me, perché è stata occasione e motivo di
frequentare e conoscere il prof. Cristofaro, nei confronti del quale, ammetto,
nutrivo dei pregiudizi forti quanto ingiustificati, ma che ho scoperto essere persona
di una statura culturale, politica e umana
che in confronto i miei compagni di sventura diventavano sempre più dei
pigmei. Così come ho avuto modo di conoscere “avversari” dell’opposizione che
si sono rivelati persone serie e mature politicamente. Giungendo alla fine
all’amaro convincimento che forse nel 2013 ero salito sul treno sbagliato.
Ora questi pigmei mi danno del codardo, finto
obiettore di coscienza. Loro a me.
Andiamo avanti nella lettura delle amenità contenute
in quest’articolo.
Ferraro “ha
lavorato per anni accanto a persone per bene, senza mai esprimere nessuna
riserva, e ora li definisce affaristi”.
Rischio di ripetermi, ho scritto decine di volte che
le mie riserve le ho espresse fin dall’inizio, e ho detto che sono stato
minoranza nella maggioranza per tutti i tre anni e anche se “gli atti sono stati sempre adottati
all’unanimità”, è stato solo per onorare gli impegni ed il rispetto della
regola democratica che la minoranza si adegua alla maggioranza.
Ma veniamo alla persona perbene per antonomasia, che
il sindaco mi aveva messo a fianco perché esperto di lavori pubblici, ma anche
e soprattutto di affari privati. E al cui confronto tutti gli altri consiglieri
appaiono come dei disinteressati benefattori, criticabili solo per i limiti culturali e politici (ma non morali) dimostrati,
per esempio, nel trovare avvincente partecipare ad una psicodrammatica soap opera
senza fine chiamata “Dimissioni
Presidenziali”.
Un consigliere che a tutti i costi voleva fare della
Crista un parco eolico, benchè la delibera
n° 43 del 29.10.2012 del consiglio comunale, approvata all’unanimità, 20
consiglieri su 20, stabiliva che sul nostro territorio gli scempi paesaggistici
non li vogliamo, per cui, off limit alle pale eoliche.
La società ENEL
Green Power, ritenendo di avere trovato finalmente un’Amministrazione amica, e strafregandosene altamente del
volere della popolazione acrese, aveva avviato, a fine 2013, le procedure
presso la Regione per istallare un impianto eolico sulla Crista. Fui obbligato
a recarmi a Catanzaro per partecipare ad una Conferenza dei Servizi, per
esprimere il parere del Comune. Su 29 soggetti, Amministrazioni ed Enti
pubblici, ben 18, fra cui Regione Calabria e la Provincia di Cosenza, avevano
fatto già pervenire parere negativo. Bisognava attendere, e a quel punto non si
capiva perché, il parere dei restanti Enti.
Da quel momento, il consigliere perbene che sponsorizzava calorosamente l’affaire pale eoliche di Enel Green
Power, se la legò al dito ritenendomi responsabile del business non andato in porto, e non risparmiandomi mai insulti
pubblici, come quando motivò la sua contrarietà all’adesione al MaB Sila con
poche parole: “L’assessore Ferraro mi fa
schifo”.
Il
consigliere perbene, che ormai si muoveva nell’assessorato
Lavori Pubblici come se il titolare fosse lui e non io, all’inizio del 2015, al
culmine del suo delirio di grandezza, si sostituì persino al sindaco e al
responsabile di settore, a loro insaputa, procedendo alla stipula di contratti
per la fornitura di Energia Elettrica (il suo campo elettivo).
Cominciarono ad arrivare al Comune comunicazioni “La ringraziamo per aver aderito alla nostra
offerta di mercato libero, ecc. ecc.”. Lo stupefatto responsabile di
settore mi chiese se avessi firmato io quei contratti – si trattava non di uno
solo, ma di decine di contratti – perché in questo caso avrei fatto un abuso,
essendo sua la competenza.
Si scoprì che l’artefice era il consigliere perbene, e al povero responsabile di settore toccò
rispondere a decine di comunicazioni: “In
riferimento alla vostra ecc. ecc., si
comunica che agli atti del settore scrivente non si è rinvenuto alcun contratto
sottoscritto e pertanto si chiede l’immediata disdetta ecc. ecc.”
Il sindaco, che non ricorda i miei dissensi – tranne
quello per il MaB - fu sempre avvisato e informato delle prodezze del
consigliere businessman che aveva
tutta la sua fiducia, e visto che per lui non c’era niente di male nell’operato
del consigliere perbene, posi al
sindaco l’aut aut, o io o lui titolare dell’assessorato. Il primo cittadino,
con la saggezza salomonica che lo ha sempre contraddistinto, decise di tenersi caro il consigliere affarista (ad Acri dicono: s'un s'assimiglianu 'un si piglianu), per
cui, nel giugno 2015, lasciai la delega ai Lavori Pubblici, che era già da
tempo in buone mani, per assumere quella lasciata, per dimissioni irrevocabili,
dall’assessore alla Cultura.
Eppure loro scrivono che non ho mai espresso alcuna riserva...
Per non farla troppo lunga e proponendomi di
raccontare più in là altri fatti che dimostrano la sciagurata esperienza di
aver viaggiato fianco a fianco a persone permale con le quali io non avevo niente da condividere, voglio succintamente ribadire
due punti che hanno suscitato in me grande indignazione, e che giustificano la mia ruvidezza, per le affermazioni
contenute in questo che più che un articolo è un’autocertificazione di
deficienze e bassezze.
Scrivono: “Questi
ultimi mesi della vita di Ferraro – gesto apotropaico, tiè! – che
potremmo definire periodo Andreottiano (il potere logora chi non ce l’ha…”.
Sapete bene che in questi tre anni io non ho gestito potere, ho svolto un
servizio. La libidine offerta dal potere di far assumere i vostri parenti stretti alla spazzatura, o anche soltanto di nominare qualche scrutatore, l’ho lasciata tutta a voi, abusivi personaggetti kafkiani, che
meritate tutto il mio pubblico ludibrio per le dimensioni rachitiche della
vostra coscienza proporzionate alla vostra scienza.
Secondo punto, “Il
bambino che ha rubato la palla” o “chi è dissetato ed è sazio volge le spalle alla sorgente e non ha
riconoscenza", sono due miserevoli metafore frutto di menti sottosviluppate
abituate a frequentare i bassifondi dell'immoralità. In questa nefasta
esperienza ho solo dato, perché per educazione, per formazione e per scelta
consapevole di vita ho sempre fatto dell’onestà la mia legge interiore. Onestà che ho
sempre pagato con un prezzo alto, così alto che tutti voi messi assieme non
ne raggiungereste il valore - nessuno si senta offeso di quelli che io ancora stimo e che faccio salvi nonostante la loro sottoscrizione di un comunicato così falso. Quello dell'onestà è un tasto, come ha sperimentato
qualcuno, che non potete prendervi il lusso di toccare con me, perché
risponderò come si fa con dei… cretini
illuminati da lampi di imbecillità.
Salvis iuribus.