venerdì 30 dicembre 2016

CON LA CULTURA NON SI MANGIA




Un male endemico di questa nostra comunità è una forma particolare di amnesia, caratterizzata da una sorta di torpore mentale, di disabitudine al ricordo.
Uno spaesamento amnestico che viviamo nei confronti dei nostri luoghi, del nostro paesaggio, indifferenti al suo abbandono all’incuria e all’assalto di vandali che lo deturpano e lo devastano.
I luoghi del passato, la loro stessa storia, la loro cultura sembra non abbiano più senso.
Francesco Bevilacqua lo chiama “coma topografico.”
E non solo i luoghi sono dimenticati e non esistono più, ma anche alcuni personaggi che in quei luoghi hanno vissuto e vi hanno lasciato ricche e nobili eredità.
Questa è una comunità che dilapida, più o meno inconsapevolmente, i propri patrimoni, siano essi paesaggistici che culturali.
Dopo vent’anni di ostracismo ero riuscito a richiamare l’attenzione, di molti smemorati o distratti, sulla più grande figura letteraria e intellettuale, nata e vissuta ad Acri, dopo il Padula: il Professor Antonio Giuseppe Arena.
Come canta De Gregori in Festival, “ne hanno fatto un monumento per dimenticarlo un po’ più in fretta.”
Forse è stato così con Arena. Abbiamo intitolato un Largo al Professore, forse per liberarcene definitivamente.


Infatti quest’anno il Premio Letterario a suo nome non ha avuto luogo. Il fantomatico Comitato che se ne occupa ad anni alterni si è dato alla latitanza. L’Amministrazione Comunale che finanzia l’evento con 15.000 € non ne ha fatto menzione, nemmeno tramite il suo indefesso portavoce. Non una sola parola da una sola persona.
D’altronde è notorio il motto dei nostri amministratori, che si rifanno agli antichi romani di duemila anni fa: “Carmina non dant panem”.
“Con la cultura non si mangia”. Ci sono altri campi tematici che soddisfano la loro bulimia, senza grande sforzo intellettivo.  
Ma torniamo al Professore. Arena rischia la stessa sorte che i contemporanei  riservarono al Padula. Per cancellarne la memoria, i potenti suoi avversari fecero sparire persino le tracce della sua sepoltura.
Stiamo parlando di un personaggio, che per la sua opera letteraria e poetica, in un articolo pubblicato nel 1994 sul New York Times dalla scrittrice e giornalista americana Catherine Wall, veniva così definito: “Una delle voci più originali e significative della poesia mondiale dei giorni nostri. Se vogliamo accostarlo ad un contesto riconoscibile dobbiamo risalire al mondo classico, a poeti come Omero e Virgilio, poi fare riferimento a Dante e Petrarca, e infine, giungendo all’epoca contemporanea, richiamare, soprattutto, nomi come  quelli di Federico Garcia Lorca e di Cesare Pavese”.
Se questa definizione corrisponde alla realtà, Antonio Giuseppe Arena, così come Vincenzo Padula, dovrebbe essere studiato nei licei della nostra città. Come nei licei di Matera si studia Carlo Levi.
Ma non si fa in tempo a sistemare il copritomba della damnatio memoriae su un grande della nostra letteratura che gli imbalsamatori più o meno occulti lavorano alla macchina dell'oblio per quello che è rimasto il più grande scrittore vivente, mai insignito di un premio Padula o Arena, di cui ho scritto qualcosa in altre occasioni. Scrivo solo le iniziali, A. G. Vediamo quanti dei miei 24 fallower indovineranno di chi si tratta.
In ogni caso e per rinfrescare… la memoria agli artefici dell'ostracismo areniano ripropongo la lettura di questo mio scritto:  http://www.ferrarosalvatore54.com/2016/05/di-premi-letterari-ed-altre-entita.html .


PIU IPOCRISIA PPE TUTTI.



Stasera, ore 21:00, cena davanti alla televisione. Acri TV replica la seduta del Consiglio Comunale. Mentre ascolto la nenia monocorde di Nik LaQualunque, non so per voi, ma per me un dejà vu potente come 60 gocce di Lexotan… e il dissest è colp di chi mi ha precedut…. le palpebre cominciano a calare a tendina… Chi mi ha precedut ha la colp del dissest…. Metto i pollici fra le palpebre e la forza di gravità… La colp del dissest è di chi mi ha precedut
“Svegliati, sta parlando di te!” Mia moglie. “Cosa?!” “Ha detto che sei un leone da tastiera perché non hai nient’altro da fare.”
Accullic…. E mo che gli ho fatto? Ah già, la storia del cerino in mano.

Avevo scritto che era stato un (evitiamo volgarità) genio a ricorrere, con un piano di rientro, contro il dissest, perché così, prima di tutto, avrebbe scaricato le responsabilità, non solo politiche, dalle spalle di chi lo aveva precedut sulle proprie. Facendo sospettare i malpensanti come me, che la guerra - nella quale mi aveva coinvolto -  a chi lo aveva precedut era “a thrucc”, e l’auto-coinvolgimento nascondeva un aiuto sottobanco al vecchio amico. Non so se sbaglio…
Fatto sta che, nonostante l’alta professionalità di un team di scienziati contabili, il piano di rientro, dopo tre anni di duro e caropagato lavoro, è stato bocciato. Ed in Consiglio, non un accenno autocritico a questa sconsiderata scelta politico-amministrativa autolesionistica, se non un insulto, con aria di sufficienza, a chi usa la tastiera perché non ha niente da fare.
Ma tanto, che parlate a fare e che scriviamo a fare, non penso che ci siano stati più di duecento cittadini che abbiano ascoltato il Consiglio – sarebbe a dire l’1% . Abbiamo perso l’audience tutti quanti. Il popolo, cornuto e mazziato, si è rassegnato.
Ormai cari Comune, Regione e Governo al popolo, parlando con creanza, gli potete pisciare anche in testa, tanto vive una condizione di amnesia dei propri diritti dalla quale nessuna vessazione e nessun articolo di protesta di pochi perditempo come me, possono scrollare.
Noi tastiera-dipendenti potremmo scrivere (e non è detto che non continueremo a farlo) di abusi di potere, traffici e scambi di favori illeciti, di affari e affaristi, di inefficienze dovute a incapacità e incompetenze… Sì, mi sto  riferendo alla Casa Comunale che come diceva il Padula, è diventata - o lo è sempre stata, ma mai come adesso – “una casaccia che nemmeno un ciabattino si sognerebbe di abitare”. Ma il sonno, inesorabilmente, diventerà coma.
Vivere in  un’Italia dove un Ministro del Lavoro può dire “I giovani italiani vanno all’estero? Meglio non averli fra i piedi” senza provocare rivolte, è segno che non solo siamo assopiti, ma forse non esistiamo più. Camus diceva: “Mi rivolto, dunque siamo”. Nel paese reale non ci sono nemmeno i più flebili segni di ribellione, se non in quel luogocomunificio virtuale che sono diventati i social.
Viviamo in una città, Acri, e in una regione, la Calabra, dove continuiamo a pagare la viltà, l’ipocrisia e la maledetta e congenita predisposizione a essere servili con i potenti di turno.
Una città e una regione dove  il sistema dell’illegalità diffusa e ambientale è un modello quotidiano di vita che viene accettato supinamente. Dove un popolo è educato alla vita quotidiana fondata su comportamenti illegali, come il voto di scambio, non vi è possibilità di alcun cambiamento.
Una rivoluzione culturale potrebbe passare solo attraverso nuove generazioni, però queste preferiscono, e a giusta ragione, abbandonare Acri e la Calabria.
Fra dieci anni l'Istat ha previsto che la popolazione calabrese sarà  di 1.200.000 abitanti dei quali il 70% sarà costituito da pensionati.
In proporzione Acri scenderà a 14.000 con la stessa, se non più alta, percentuale di anziani.
La lenta fine demografica giungerà inesorabile per Acri e per la Calabria. Si spegneranno da sole pagando la viltà, l'ipocrisia e la maledetta e congenita predisposizione ad essere servili con i potenti di turno.
Ma penso che ci saranno ancora amministratori che continueranno a dire che la colpa è di quelli che li hanno precedut.




venerdì 16 dicembre 2016

MaB SILA. COSTITUITI I TAVOLI TECNICI.


Gli unici tavoli che conoscono certi amministratori, che si azzuffano per potervi prendere posto, sono quelli del magna magna. I tavoli tecnici e scientifici per loro non hanno appeal.
A quei pochi che ancora mi chiedono cos’è ‘sto MaB, consiglio uno degli articoli che ho già pubblicato:


Giorno 3 dicembre sono stati Costituiti i Tavoli Tecnici della Riserva MaB Sila e giorno 13 dicembre, presso l’UNICAL, l’Università della Calabria, si è svolta la riunione inaugurale dei Tavoli stessi.
Quel manipolo di nullapensanti e nullafacenti - che di tanto in tanto riscaldano le poltrone del consiglio comunale, lato sinistro se guardi dal pubblico - ha fatto perdere ad Acri un’occasione unica e irripetibile di crescita culturale, politica, sociale ed economica del suo territorio.
Adducendo ipocriti e demagogici pretesti, sono arrivati a dire che il MaB avrebbe limitato molte attività sul nostro territorio, soprattutto quella venatoria, pur di ottenere il sostegno di qualche categoria interessata.
Capziosità e infingardaggine che sono il marchio di garanzia di una vecchia scuola politica locale che, salute a noi, è in via di estinzione, e che ha fatto dire l’altro ieri, a un ex sindaco di medesima provenienza – quanta onestà intellettuale bisogna possedere per dirlo! -  che il loro partito “ha avuto il merito di aver tenuto lontano dalle istituzioni la corruzione e il malaffare”. Acherunzia crime free! Davvero spassosi. Potrebbero scrivere i testi a Checco Zalone.
I nostri amministratori, ottusamente insensibili ai temi ambientali e assolutamente incapaci di intravedere, nella partecipazione attiva al MaB Sila,  l’apertura di nuovi scenari decisivi ai fini dello sviluppo sostenibile, economico e sociale del nostro territorio, hanno completato così il muro di cinta che isola Acri dal resto del mondo.
Riporto il resoconto della riunione inaugurale.

 Lorica, 15 dicembre 2016 – Si è tenuta il 13 dicembre presso l'Università della Calabria, a Cosenza, la riunione inaugurale dei Tavoli Tecnici istituiti nell'ambito dell'Area MAB Sila.
La prof.ssa Sonia Ferrari, Presidente della Fondazione Area MAB Sila nonché Commissario Straordinario del Parco Nazionale della Sila, dopo aver dato il benvenuto ai presenti ha illustrato la composizione dei vari Tavoli, che sono stati così strutturati:
il dott. Michele Laudati, Direttore del Parco Nazionale della Sila, sarà il coordinatore del Tavolo Tecnico “Silvicoltura, Forestazione, Pianificazione e Gestione Forestale”; la dott.ssa Carmela Pecora, membro del C.d.A. eletto in rappresentanza del Gruppo Micologico e Naturalistico Silano, di quello denominato “Agricoltura e Zootecnia”; la Camera di Commercio di Cosenza coordinerà “Turismo e Artigianato”; il prof. Gino Mirocle Crisci, rettore dell’Unical, sarà responsabile di coordinare “Formazione, Scuola, Educazione Ambientale e Legalità”; il prof. Pietro Brandmayr, membro del C.d.A. in rappresentanza del Consorzio RECAL, si occuperà di “Biodiversità e Rete Natura 2000” e, per finire, l’arch. Salvatore Tozzo, membro del C.d.A. eletto in rappresentanza del Comune di Magisano, coordinerà il Tavolo “Pianificazione e gestione territoriale, Logistica, Infrastruttura e Accessibilità”.
Come più volte ricordato nel corso della riunione, si tratta di uno sforzo orchestrato volto a riunire tante professionalità distinte, provenienti da aree ed esperienze diverse e partecipanti, va ricordato, a titolo completamente gratuito, con la finalità di stimolare lo sviluppo ecosostenibile e responsabile del territorio. I Tavoli avranno il compito di formulare proposte progettuali da sottoporre successivamente al consiglio di Amministrazione della Fondazione, per la messa in atto di piani interessanti lo sviluppo sostenibile dell’Area MAB Sila dell’UNESCO.
“L'idea stessa del MAB, del resto – come ha ricordato il Presidente prof.ssa Sonia Ferrari – è proprio quella della condivisione. L'impegno che ci siamo proposti di portare a termine rappresenta non solo una sfida, ma anche una grande responsabilità”.
Ha poi proseguito rimarcando la necessità di reperire sempre nuove risorse, anche economiche, per poter assicurare il successo dell'iniziativa, e di estendere la partecipazione a quanti più soggetti possibile.
Il Direttore del Parco Nazionale della Sila dott. Michele Laudati ha fatto poi notare che anche il Parco stesso, pur avendo un interesse prevalente nella materia, partecipa tuttavia su un piano di parità con gli altri soggetti: “Il Parco non si è riservato un trattamento speciale, ha un solo voto come gli altri. Da solo il Parco non va da nessuna parte, come ho più volte rimarcato abbiamo la necessità di fare rete e creare sinergie”.
I Tavoli, che il Presidente e il Direttore hanno congiuntamente battezzato il “pensatoio” della Riserva MAB, avranno la responsabilità di generare e attuare proposte per lo sviluppo di un territorio vastissimo, “ben 356.000 ettari, ¼ della superficie dell'intera regione – nelle parole del Direttore Laudati – dal livello del mare ai circa 2.000 metri del monte Botte Donato, con più di metà della Riserva rappresentata da boschi, e il resto da agricoltura di qualità e da tanti altri settori”.
La prof.ssa Ferrari ha poi fatto presente che da qui a gennaio verranno pubblicate la maggior parte delle misure, e che “l'area MAB, essendo molto più vasta del solo Parco, rappresenta una sorta di laboratorio per lo sviluppo”.
Questa prima riunione è stata occasione per i presenti di fare conoscenza e di chiarire dubbi e perplessità in merito al funzionamento dei Tavoli, ora inizierà l'interscambio di idee tra le tante professionalità coinvolte.


domenica 11 dicembre 2016

I MITICI SINDACI ACRESI DEL PASSATO


Risposta ad Alberto Vuono, un Amico FB, un Compagno Duro e Puro.



Oggi Alberto ha scritto sulla sua Pagina FB un post in cui dà una sua interpretazione dei debiti del Comune di Acri:
In estrema sintesi lui dice che fino al 1999 il Comune di Acri era stato addirittura promosso dallo SWIMEZ "Comune Virtuoso", da quella data in poi i sindaci hanno incominciato a fare debiti, chi più chi meno, e adesso siamo arrivati al Fallimento soprattutto per colpa di Tenuta. (*)


Ma vorrei riportare un caso riferito ad una mia precedente esperienza amministrativa e rispondere ad Alberto.

Caro Alberto, premesso che chi ha amministrato dal 1999, secondo la tua datazione, chi più chi meno, si è trovato a dover fronteggiare situazioni debitorie  sulla cui provenienza si potrebbe discutere a lungo, e premesso che il disastro più grave si è verificato nel 2011 (8.000.000 di euro solo di debiti fuori bilancio) anno preso in considerazione dalla Corte dei Conti che ha decretato il dissesto, vorrei ricordare uno dei tanti gravi atti amministrativi, causa di indebitamento, verificatosi precedentemente al 1999. 
A quei tempi ancora le amministrazioni non erano sottoposte ad alcun controllo, lo Stato ripianava i deficit dei Comuni senza problemi, si gestivano i bilanci come quelli dei condomini. 
Sarò breve.
Nel 1992 entrai a far parte di un’Amministrazione bianco-rossa (DC-PCI) come assessore al personale e alle attività produttive. 
Il primo giorno del mio insediamento fui costretto – cominciamo bene mi son detto - a bloccare, per le scale della casa comunale, un cittadino che brandiva un coltello con l’intenzione di usarlo nei confronti di un capoufficio. Per fortuna, conoscendolo molto bene, riuscii a convincerlo a desistere dall’insano proposito e a farmi spiegare il motivo che l’aveva indotto a perdere la testa.
Aveva lavorato per il Comune 7 o 8 anni (a quei tempi – sto parlando degli anni ottanta - il Comune utilizzava dei lavoratori che effettuavano fino a 100 giornate annue, regolarmente autorizzate… poi verranno i cinquantunisti, i centunisti ecc.) e collocato in pensione per motivi di salute dall’INPS, ma senza diritto di indennità perché non aveva sufficienti anni di contribuzione, mancando i contributi che avrebbe dovuto versare il Comune.
Tranquillizzai il malcapitato facendomi carico di interessarmi della faccenda (la Bassanini doveva ancora arrivare). 
Il capoufficio non riusciva a capire come era stato possibile che si erano dimenticati di versare i contributi a quello sventurato. A volte la memoria gioca brutti scherzi.
Poiché lavoravo per conto dell’Istituto Previdenziale, mi pregò di parlare con qualche funzionario e vedere come poter risolvere il problema.
Il funzionario dell’INPS mi disse che era in corso un accertamento da parte dei propri ispettori, a partire dal 1980, e che il lavoratore di cui sopra non era il solo, ma vi erano altri 72 casi. 
Praticamente a tutti quelli che avevano lavorato in quegli anni, il Comune non aveva versato una sola lira di contributi previdenziali. Il caso del signore con il coltello era emerso in anticipo perché pensionato per malattia, ma quando sarebbero andati in pensione gli altri, sarebbero venuti al Comune con i forconi.
Il funzionario disse che potevamo aderire ad un condono che stava per scadere  così nel maggio 1993 procedemmo a deliberare un condono di (tieniti forte) 1.412.505.000 di lire (un miliardo, quattrocento dodici milioni) diviso in tre rate annuali.


Stiamo parlando degli anni ottanta, ma sto preparando una pubblicazione che riporta molti altri esempi, degli stessi anni o di anni precedenti, tutti documentati, che dimostrano che se il Comune di Acri, come dici tu, è stato insignito del riconoscimento di “Comune Virtuoso”, prima del 1999, con lo stesso criterio possiamo dire – mentendo spudoratamente - che lo è stato anche dopo.
La storia che ho riportato in sintesi  è stata di una gravità inaudita, non tanto per il debito che il Comune è stato costretto a pagare, ma per come venivano trattati i lavoratori, in un periodo in cui amministravano mitici sindaci rossi.
Riferisco, e termino questo commento spiacevole per te – ma ti assicuro che non era mia intenzione ferire il tuo orgoglio di comunista sincero - le parole del funzionario dell’INPS: 
“Dotto’, il Comune di Acri si è comportato peggio di quei privati che fanno caporalato. I lavoratori, che dovrebbe tutelare, li ha accoltellati alle spalle.”

(*) Da Agosto 1999 (caduta dell'Amministrazione Rocco), sono iniziati i guai del Comune di Acri, infatti, fino a quel momento, il nostro Comune non aveva avuto problemi. Anzi, lo Svimez lo aveva promosso come "Comune Virtuoso". Dopo il commissariamento, a seguito dello scioglimento, provocato dalle dimissioni di alcuni Consiglieri Comunali, nel 2000, la guida passava all'Amministrazione Tenuta, la quale, dopo cinque anni, lasciava in eredità un debito di oltre €. 12.500.000. Subentrata l'amministrazione Coschignano, nei cinque anni, riusciva ad abbassare il debito a circa €. 2.500.000,00 ed a disfarsi dei titoli tossici "derivati" lasciati sempre in eredità dall'Amministrazione Tenuta (fino a questo momento io ero sempre in Consiglio, nelle fila di maggioranza con Rocco e Coschignano ed in quelle di minoranza con Tenuta). Finita l'amministrazione Coschignano è subentrata quella Trematerra che pare abbia portato il debito a circa 22.000.000,00 di euro. Gli acresi, che evidentemente pensarono che il "primo artefice" del debito del Comune, potesse riportarli fuori dal Tunnel, con una bella strategia, rimandarono alla guida del Comune l'ex Sindaco Tenuta, il quale, in un primo momento, attraverso un prestito, ci ha prorogato i guai, se ricordo bene, fino al 2035 ed oggi ci ha traghettati verso il fallimento del Comune. Io non so se questa amministrazione avrà la decenza di chiedere scusa alla città e dimettersi, per anticipare il voto, oppure se andremo al voto il 2018, alla scadenza naturale. In ogni caso, spero che stavolta, gli acresi, facciano una scelta oculata e non si rendano nuovamente complici del declino della Città.

mercoledì 12 ottobre 2016

LAMPI DI IMBECILLITA' SU UN MARE DI IDIOZIE.





 “Là dove la solitudine finisce, comincia il mercato; e dove il mercato comincia, là comincia anche il fracasso dei commedianti e il ronzio di mosche velenose”. F. N.

Dopo una lunga serie di mie “esternazioni” dirette a chi amministra il nostro Comune, finalmente, dal fronte opposto, sono “costretti a rispondere al fuoco, una volta amico.”

Non una parola su articoli scottanti come questo
che illumina a giorno il problema randagismo ad Acri, sul quale la disinformazione e la confusione regnano sovrane, e che indica le responsabilità di chi ha bloccato il cammino verso la risoluzione del problema, con un danno erariale notevole che nessuno pagherà.
Rispondono, gli sventurati, sull’unico articolo autocritico che mi è scappato di stilare, 
segno che con certa gente le raffinatezze servono a poco, ma ci vuole la carta vetrata a grana grossa, per limare una connaturata ruvidezza mentale, chiamando con il loro nome le persone e raccontando i fatti, corredati dagli atti, come ho sempre cercato di fare, senza fronzoli retorici.
 “Incomprensibili, ingiustificabili ed inopportune le esternazioni dell’ex vice-sindaco Ferraro”, 
Acrinrete titola così il comunicato a firma del portavoce del sindaco, ma sottoscritto, forse senza nemmeno averlo letto, dai consiglieri di maggioranza, tutti nessuno escluso,  anche se redatto dal sindaco in collaborazione con il suo team di giureconsulti.
Argomenti (si fa per dire) e insulti gratuiti tanto sgangherati quanto commoventi, incapaci di confutare uno solo dei fatti da me narrati.
Partono con l’incolpazione di “finto obiettore di coscienza che si è sottratto al fardello politico-morale dell’impegno civico”. Ammirevole. E’ come se dei conigli accusassero un leone (chiedo scusa ai leoni veri per l’accostamento) di non avere coraggio. Non ho mai smesso di dare testimonianza del mio senso civico e della mia assoluta mancanza di timore quando si è trattato di assumermi le mie (e a volte anche quelle degli altri) responsabilità.
Lo hanno potuto constatare le migliaia di cittadini che una mattina di febbraio son venuti a protestare davanti al Comune contro l’aumento delle tariffe. Fuggi fuggi generale, ma soprattutto dileguamento vile (che parola brutta!) di chi aveva il dovere di incontrare quei cittadini, il sindaco (anche assessore al bilancio) e l’assessore ai tributi, visto che la materia del contendere erano le tasse comunali e non, per esempio, il randagismo. Toccò al sottoscritto prendersi prima le contumelie e le madanove dalla folla furibonda e poi affrontare i manifestanti, ascoltarne le ragioni e discuterne per ore.
Vabbè ero il vice-sindaco, potrebbero dire loro. Però vice solo quando c’erano gatte da pelare. Quando ad esempio il signor sindaco o la signora assessora alla cultura, ignorando i doveri istituzionali, disdegnavano di presenziare alle manifestazioni organizzate dal Presidente della Fondazione Padula, per motivi personali, doveva vicariare il sottoscritto.
Buon per me, perché è stata occasione e motivo di frequentare e conoscere il prof. Cristofaro, nei confronti del quale, ammetto, nutrivo dei pregiudizi forti quanto ingiustificati, ma che ho scoperto essere persona di una statura culturale, politica e umana  che in confronto i miei compagni di sventura diventavano sempre più dei pigmei. Così come ho avuto modo di conoscere “avversari” dell’opposizione che si sono rivelati persone serie e mature politicamente. Giungendo alla fine all’amaro convincimento che forse nel 2013 ero salito sul treno sbagliato. 
Ora questi pigmei mi danno del codardo,  finto obiettore di coscienza. Loro a me.
Andiamo avanti nella lettura delle amenità contenute in quest’articolo.
Ferraro “ha lavorato per anni accanto a persone per bene, senza mai esprimere nessuna riserva, e ora li definisce affaristi”.
Rischio di ripetermi, ho scritto decine di volte che le mie riserve le ho espresse fin dall’inizio, e ho detto che sono stato minoranza nella maggioranza per tutti i tre anni e anche se “gli atti sono stati sempre adottati all’unanimità”, è stato solo per onorare gli impegni ed il rispetto della regola democratica che la minoranza si adegua alla maggioranza.
Ma veniamo alla persona perbene per antonomasia, che il sindaco mi aveva messo a fianco perché esperto di lavori pubblici, ma anche e soprattutto di affari privati. E al cui confronto tutti gli altri consiglieri appaiono come dei disinteressati benefattori, criticabili solo per i limiti  culturali e politici (ma non morali) dimostrati, per esempio, nel trovare avvincente partecipare ad una psicodrammatica soap opera senza fine chiamata “Dimissioni Presidenziali”.
Un consigliere che a tutti i costi voleva fare della Crista un parco eolico, benchè la delibera n° 43 del 29.10.2012 del consiglio comunale, approvata all’unanimità, 20 consiglieri su 20, stabiliva che sul nostro territorio gli scempi paesaggistici non li vogliamo, per cui, off limit alle pale eoliche.
La società ENEL Green Power, ritenendo di avere trovato finalmente un’Amministrazione amica, e strafregandosene altamente del volere della popolazione acrese, aveva avviato, a fine 2013, le procedure presso la Regione per istallare un impianto eolico sulla Crista. Fui obbligato a recarmi a Catanzaro per partecipare ad una Conferenza dei Servizi, per esprimere il parere del Comune. Su 29 soggetti, Amministrazioni ed Enti pubblici, ben 18, fra cui Regione Calabria e la Provincia di Cosenza, avevano fatto già pervenire parere negativo. Bisognava attendere, e a quel punto non si capiva perché, il parere dei restanti Enti.
Da quel momento, il consigliere perbene che sponsorizzava calorosamente l’affaire pale eoliche di Enel Green Power, se la legò al dito ritenendomi responsabile del business non andato in porto, e non risparmiandomi mai insulti pubblici, come quando motivò la sua contrarietà all’adesione al MaB Sila con poche parole: “L’assessore Ferraro mi fa schifo”.
Il consigliere perbene, che ormai si muoveva nell’assessorato Lavori Pubblici come se il titolare fosse lui e non io, all’inizio del 2015, al culmine del suo delirio di grandezza, si sostituì persino al sindaco e al responsabile di settore, a loro insaputa, procedendo alla stipula di contratti per la fornitura di Energia Elettrica (il suo campo elettivo).
Cominciarono ad arrivare al Comune comunicazioni “La ringraziamo per aver aderito alla nostra offerta di mercato libero, ecc. ecc.”. Lo stupefatto responsabile di settore mi chiese se avessi firmato io quei contratti – si trattava non di uno solo, ma di decine di contratti – perché in questo caso avrei fatto un abuso, essendo sua la competenza.
Si scoprì che l’artefice era il consigliere perbene, e al povero responsabile di settore toccò rispondere a decine di comunicazioni: “In riferimento alla vostra ecc. ecc., si comunica che agli atti del settore scrivente non si è rinvenuto alcun contratto sottoscritto e pertanto si chiede l’immediata disdetta ecc. ecc.”
Il sindaco, che non ricorda i miei dissensi – tranne quello per il MaB - fu sempre avvisato e informato delle prodezze del consigliere businessman che aveva tutta la sua fiducia, e visto che per lui non c’era niente di male nell’operato del consigliere perbene, posi al sindaco l’aut aut, o io o lui titolare dell’assessorato. Il primo cittadino, con la saggezza salomonica che lo ha sempre contraddistinto,  decise di tenersi caro il consigliere affarista (ad Acri dicono: s'un s'assimiglianu 'un si piglianu), per cui, nel giugno 2015, lasciai la delega ai Lavori Pubblici, che era già da tempo in buone mani, per assumere quella lasciata, per dimissioni irrevocabili, dall’assessore alla Cultura. 
Eppure loro scrivono che non ho mai espresso alcuna riserva...

Per non farla troppo lunga e proponendomi di raccontare più in là altri fatti che dimostrano la sciagurata esperienza di aver viaggiato fianco a fianco a persone permale con le quali io non avevo niente da condividere, voglio succintamente ribadire due punti che hanno suscitato in me grande indignazione, e che giustificano la mia ruvidezza, per le affermazioni contenute in questo che più che un articolo è un’autocertificazione di deficienze e bassezze.
Scrivono: “Questi ultimi mesi della vita di Ferraro – gesto apotropaico, tiè! – che potremmo definire periodo Andreottiano (il potere logora chi non ce l’ha…”. Sapete bene che in questi tre anni io non ho gestito potere, ho svolto un servizio. La libidine offerta dal potere di far assumere i vostri  parenti stretti alla spazzatura, o anche soltanto di nominare qualche scrutatore, l’ho lasciata tutta a voi, abusivi personaggetti kafkiani, che meritate tutto il mio pubblico ludibrio per le dimensioni rachitiche della vostra coscienza proporzionate alla vostra scienza.
Secondo punto, “Il bambino che ha rubato la palla” o “chi è dissetato ed è sazio volge le spalle alla sorgente e non ha riconoscenza", sono due miserevoli metafore frutto di menti sottosviluppate abituate a frequentare i bassifondi dell'immoralità. In questa nefasta esperienza ho solo dato, perché per educazione, per formazione e per scelta consapevole di vita ho sempre fatto dell’onestà la mia legge interiore. Onestà che ho sempre pagato con un prezzo alto, così alto che tutti voi messi assieme non ne raggiungereste il valore nessuno si senta offeso di quelli che io ancora stimo e che faccio salvi nonostante la loro sottoscrizione di un comunicato così falso. Quello dell'onestà è un tasto, come ha sperimentato qualcuno, che non potete prendervi il lusso di toccare con me, perché risponderò come si fa con dei… cretini illuminati da lampi di imbecillità.

Salvis iuribus.

domenica 9 ottobre 2016

L'INGRATITUDINE





“Un’anima delicata è angustiata dal sapere qualcuno obbligato a ringraziarla; un’anima gretta, dal sapersi obbligata a ringraziare qualcuno.” Friedrich W. Nietzsche

Quella sorta di cenacolo culturale e laboratorio di conoscenze tecnico-amministrative che è magistralmente rappresentato dai Consiglieri di Maggioranza del Comune di Acri, finalmente si è deciso a rispondere alle mie “esternazioni”, dopo decine di articoli che li riguardavano, il più significativo quello dell'8 aprile 2016 
La pregevole risposta, all'unico scritto autocritico che mi era riuscito, ha il tono del paternalismo allisciatorio di chi giustamente ha a che fare con un bambino discolo al quale hanno provato a spiegare più volte le auree regole delle relazioni interpersonali in politica e della buona amministrazione, ma con scarso risultato. Evitano prudentemente di rispondere ai fatti (che loro chiamano "fantasmi") con i fatti. Continuerò a farlo io appena ne avrò il tempo.
Dopo una settimana di serrato dibattito di alto profilo, con il contributo di tutte le sopraffine intelligenze di ogni singolo componente, (s)concludono con un aforisma di Baltazar Gracian, suggerito, ne sono sicuro, dai due più eruditi ed arguti intellettuali presenti nella compagine: Bruno e Fabbricatore (è inutile che poi venite a negarlo, perché si vede che è farina del vostro sacco).
“Chi si è dissetato ed è sazio volge le spalle alla sorgente, (e l’arancia spremuta, cade dal vassoio d’oro in mezzo al fango.) Finita che sia la dipendenza, finisce anche la gratitudine e con essa la stima”
Mi sono abbeverato, soprattutto al loro sapere, e quando è arrivata la crisi idrica, ho girato le spalle senza nemmeno ringraziare.

Brutta bestia - direbbe un altro loro politico affine – l’ingratitudine.
Mia nonna diceva: “Se non sopporti il male, non fare bene”
Ecco, in anteprima, l’articolo che apparirà domani sulla Provincia e, il giorno dopo su altri giornali cartacei e on line.

COMUNE DI ACRI
COMUNICATO STAMPA CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA

Le esternazioni dell’ex vice sindaco, Salvatore Ferraro, dimessosi qualche mese fa, non sono piaciute ai consiglieri di maggioranza che sostengono il sindaco Nicola Tenuta. In sostanza, Ferraro ha ripercorso le tappe che hanno portato alla vittoria elettorale di giugno 2013 ed alla composizione della giunta, non senza svelare aneddoti e retroscena. “Siamo costretti a rispondere al fuoco, una volta amico, dell’ex vice sindaco Ferraro, si legge in una nota, che ha sempre avuto la penna facile, già al tempo dei suoi impegni in seno a questa maggioranza. Adesso che si è sottratto, come i finti obiettori di coscienza quando la leva militare era obbligatoria, al fardello politico-morale dell’impegno civico, è diventato monaco amanuense. Ci siamo trovati spesso in disaccordo con il suo modo sferzante di rivolgersi a chi aveva idee diverse dalle sue, che in alcuni casi coincidevano anche con le nostre, ma Ferraro ha sempre fatto presente che le sue stoccate avevano un valore puramente personale e privato. Abbiamo provato, senza grandi risultati, a spiegare come le questioni personali degli amministratori si sovrappongano, purtroppo, quasi sempre alle questioni pubbliche.
Siamo stati sempre d’accordo, però, su una questione precisa, l’altra faccia della medaglia, quella relativa al confine tra il moralmente lecito e l’offesa fine a sé stessa, come esercizio di una presunta superiorità di intenti e di giudizio. Ferraro veste i panni di Michelangelo e spennella un nuovo “Giudizio Universale”; tutti sporchi, brutti, cattivi e colpevoli. Tranne lui, ovviamente. Ferraro vede fantasmi ovunque, anche se il quadro è semplice: gli è stato proposto il posto di assessore e di vice Sindaco ed ha accettato senza fare una piega, forte dei consensi della moglie; ha lavorato  per anni a fianco di persone per bene senza mai esprimere nessuna riserva ed ora li definisce affaristi; non ha mai manifestato nessun tipo di dissenso, tranne che in occasione della vicenda Mab (sulla quale tra l'altro dovrebbe riflettere visto che su 66 comuni che fanno parte dell'area, tra cui il nostro, solo in 16 hanno aderito alla Fondazione), ed ora sbraita. Ferraro non sa che i consiglieri comunali hanno diritti e funzioni riconosciuti dal Testo Unico sugli Enti locali, mentre tutti gli atti della giunta sono stati adottati sempre all’unanimità ( non esiste una sola delibera in cui vi sia stato il dissenso dell’ex vice sindaco), sa benissimo, invece, che tutti i candidati si sono impegnati per la elezione del Sindaco Tenuta, profondendo impegno, serietà e passione che lo stesso Sindaco in più occasioni ha sottolineato. Quello che è successo nel dopo elezione fa parte del naturale dibattito politico, caratterizzato, nel nostro caso, da una situazione finanziaria non semplice e sulla quale ognuno aveva espresso una propria opinione. Nessuno, però, è stato cacciato né sfiduciato.  Qualcuno si è dimesso per motivi personali, altri perché non condividendo l’azione amministrativa. Vogliamo ricordare al Dott. Ferraro che il comune è in dissesto non da oggi ma dal 2013 e l’amministrazione sta tentando utilizzando tutti gli strumenti previsti dalla normativa vigente per farlo uscire dal dissesto finanziario. Questi ultimi mesi della vita di Ferraro, che potremmo definire periodo Andreottiano (il potere logora chi non ce l’ha), Ferraro sembra stia procedendo alla stesura delle sue memorie politiche, come se avesse deciso di abbandonare l’agone. Chi lo conosce un po' come noi, sa che bluffa. Quando più sembra allontanarsi, disprezzare, schernire ed esorcizzare il potere politico è proprio in quel momento che prepara, affilando con cura e nell’ombra le armi, la sua discesa (o salita) in campo (sul prossimo carro). Il nostro ex vice ricorda quei bambini che, dopo essersi accordati per ore sulle regole del gioco, una volta iniziato, per capriccio per inadeguatezza per noia per allergia al confronto, decidono di abbandonarlo e di tornare a casa. Molte volte insultando gli amici. Alcune volte addirittura rubando loro la palla. Il nostro augurio a Ferraro è quello di crescere ancora un po', dal punto di vista dei suoi follower, ovviamente.
Ed infine gli ricordiamo un massima di Baltasar Gracian y Morales; “chi è dissetato ed è sazio volge le spalle alla sorgente. Finita che sia la dipendenza, finisce anche la gratitudine, e con essa la stima”.



sabato 1 ottobre 2016

IN ME STESSO HO UN PESSIMO MAESTRO




Il vecchio motto in un’incisione del Dürer. “In me stesso ho un pessimo maestro”. Si questa volta, a dispetto dei miei pochi ma ferali critici, che mi ritengono, giustamente, presuntuoso e attaccabrighe, voglio fare un’eccezione. Farò un po’ di autocritica.
L’esperienza politica nell’amministrazione Tenuta in effetti mi fa tenere presente che è proprio così, ho un pessimo maestro dentro che mi fa apprendere con lentezza le lezioni che gente più sveglia riesce ad imparare al volo. La fiducia nel prossimo e la mancanza di difese preventive mi fanno lanciare in esperienze nuove senza paracadute, dando per scontato che chi mi affianca è mio alleato. Se abbiamo un progetto comune, sicuramente lavoreremo per raggiungere lo stesso obiettivo e, anche se le apparenze dimostrano il contrario, bisogna capire le ragioni dell’altro, che sicuramente non è in malafede… e poi alla fine, quando ti accorgi dell’inganno o auto-inganno, è troppo tardi.
Visti adesso da una altura lucreziana, distinguo nitidamente i personaggi, gli interpreti e le trame del film che vedo e rivedo più volte cogliendone sempre nuovi particolari. E imparando finalmente la lezione.

Nell’ultimo consiglio comunale, quello della farsa sull’elezione del Presidente del Consiglio, il sindaco Tenuta se ne è uscito con una infelicissima frase, che dipinge la dimensione della sua più autentica  personalità politica, peraltro manifestata in altre occasioni.
Il popolo di Acri ha eletto me a sindaco che ho preso 6500 voti, 2000 più delle liste, mentre voi consiglieri che avete preso 100 voti pensate di voler amministrare”.
La lapidaria risposta del consigliere Viteritti, uno dei consiglieri costretto a passare all’opposizione, sintetizza in poche parole un film che potrebbe essere un classico per quanti fossero interessati alla politica locale, per come si sviluppa nelle sperdute contrade calabresi: “Il sindaco ci ha utilizzato in campagna elettorale come portatori sani di voti”.
Vediamo il film. Non vi preoccupate, sarà un cortometraggio o docu-film come usa oggi. E anche per non addetti ai lavori.
Nel 2013 il vento dell’antipolitica soffiava impetuoso. Ad Acri, alle elezioni politiche di febbraio il Movimento 5 Stelle risultava primo partito, con 3.173 voti (28,3 %), senza un solo manifesto di propaganda affisso sui muri. Alle elezioni Comunali di maggio, il M5S non riesce a formare una lista. 
Nicola Tenuta - politico navigato, che per anni e con più profitto di altri era stato a scuola dal senatore, rimanendo, più di tutti, contaminato dal morbo del trematerrismo endemico, acquisendone furbizie e spregiudicatezza, e superando persino il maestro - è stato capace di mettersi a capo di un movimento civico formato in pochi mesi, coinvolgendo sinceri sostenitori della cosiddetta antipolitica, ed incanalando il consenso degli elettori che l’antipolitica l’avevano manifestata in cabina elettorale pochi mesi prima.
Un capolavoro machiavellico, da manuale.
Decine di candidati a consigliere, portatori sani di voti appunto, che volevano “provare” a fare politica mettendo a disposizione le loro competenze, le loro conoscenze, la loro intelligenza, la loro passione e la loro onestà, formarono 4 liste, per sostenere un programma nuovo, alternativo ai partiti tradizionali, ai giochi di potere, contro il vecchio modo di fare politica e le sue modalità clientelari e truffaldine. E sostennero Nicola Tenuta candidato a sindaco.
Pur essendo un ingenuo idealista, resistetti alla sua proposta di una mia candidatura, penalizzante per i miei interessi personali e professionali. Riuscì però a far candidare mia moglie.
I candidati a consigliere totalizzarono 2.910 voti (il 21%), il candidato a sindaco ne ottenne 5.079, duemila voti in più delle quattro liste messe insieme, duemila voti disgiunti.
E sì, voti disgiunti, perché ogni candidato del movimento, sia quello che prese 12 voti che quello che ne prese 364, in proporzione, dove non era possibile ottenere il voto a consigliere, riuscì a strappare fior di voti per il sindaco Tenuta.
Ma per il sindaco quei duemila voti in più non provengono né dall’onda antipartitocratica né dai suoi candidati, sono voti suoi personali, ricevuti soprattutto per il bel ricordo lasciato nella memoria degli acresi dalla fulgida esperienza di sindaco, a fianco del suo maestro, nel quinquennio 2000/2005.
Finiti subito i festeggiamenti, il sindaco incomincia il suo secondo capolavoro che dimostra come in politica gli idealisti sprovveduti  diventino facile pasto per i machiavellici realisti.
Mi manifesta la sua necessità di avere una persona come me in giunta, visto la mancanza di elementi con esperienza amministrativa. Resisto all’assalto. Si mostra più “sincero”... Ci sono movimenti da fare per il Consiglio, ci sono pedine da sistemare. Insomma c’era bisogno di un fesso che gli togliesse le castagne dal fuoco col rischio di scottarsi le dita… chi meglio di me.
Prima delle elezioni aveva promesso ad un consigliere la Presidenza del Consiglio e anche se mia moglie ha preso il triplo dei suoi voti, si potrebbe bla bla bla… E poi deve far entrare in consiglio un candidato trombato. Se mia moglie si dimettesse, entrerebbe il primo dei non eletti nella stessa lista, questo Lupinacci, che purtroppo allora conoscevo solo di vista. Resisto. Tua moglie potrebbe fare l’assessore… ma il problema è che non ha sufficiente esperienza… tu ci salveresti, se no, la vittoria non c’è servita a niente. Resisto. Dopo l’ennesimo assalto, sia io che mia moglie cediamo. Farò io l’assessore, lei si dimetterà. Senza nulla a pretendere in cambio. Anzi, a me solo l’onere di fronteggiare gli attacchi degli avversari che di quelle dimissioni ne faranno un casus belli. Incredibile ma vero... purtroppo Pessimum magistrum memet ipsum habeo.


La stretta di mano dopo la conclusione della “trattativa” con-vincente.


Nasce la giunta Tenuta e ci si incammina con entusiasmo, anche se fra le arcinote difficoltà finanziarie in cui versa il Comune.
Il sindaco che, bisogna ammettere, è professionalmente preparato come tecnico contabile quanto è scaltrito come politico, è così convinto di aver vinto le elezioni grazie al proprio esclusivo carisma personale, che non vede più l’utilità dei tanti candidati non eletti.
Un capitale umano, civile, professionale che non viene coinvolto nel  “nuovo” progetto amministrativo, e che il sindaco dilapida senza tanti scrupoli.
Viene presto dimenticato il programma, anzi viene proprio stracciato, altro che doveva essere stracciato se si fosse andati in dissesto!
Arrivano e acquistano sempre più potere affaristi, esponenti di poteri occulti, mosche cocchiere che, come si dice, in campagna elettorale non ci hanno messo nemmeno la faccia.
Cominciano invece ad andar via, diciamo ad essere messi in condizione di andar via, ad uno ad uno (ma anche a coppie) quelli che avevano creduto che si girasse un altro film.
Vanno via Consiglieri, vanno via Assessori, due in particolare (Benvenuto e Ferraro) avrebbero voluto andar via già dopo la seconda riunione di giunta, allargata ai consiglieri, per un episodio da clinica psichiatrica.
I consiglieri comandano più degli assessori, afferma il sindaco. Me lo dice adesso, dopo aver fatto dimettere mia moglie da consigliere… E poi per quale motivo? Per far entrare in consiglio comunale un grande affarista, che ne combina di tutti i colori…
Ma questa è una storia che va raccontata un’altra volta.
Ho voluto solo dare prova dei miei limiti in politica, causati dal mio pessimo maestro interiore, con sommo gaudio per i pochi nemici/avversari e per mettere sull’avviso eventuali candidati a sindaco che volessero coinvolgermi in futuro.
Per contro, alcuni amici mi hanno fatto montare la testa sulle mie capacità letterarie, per cui sto lavorando alle bozze di due libri, uno sulle vicende collegate a questi tre anni di amministrazione comunale, con dettagli che mi fanno tranquillamente - senza temere querele - definire affarista chi lo è realmente. L’altro riguarda una biografia non autorizzata dei due più noti politicanti acresi contemporanei.
Per la gioia dei miei pochi follower naturalmente.
Salvis iuribus.

martedì 20 settembre 2016

IL SINDACO CHE VOLLE RESTARE CON IL CERINO ACCESO IN MANO


IL DISSESTO E IL PIANO DI RIENTRO… BOCCIATO.


Nei tre anni che mi hanno visto far parte dell’Amministrazione Tenuta, fin dai primi giorni, mi è capitato di ripetere, monotonamente, forse con presunzione, ma sempre inascoltato o non inteso, la frase del vecchio di Trilussa: “Più che dir la verità da solo, preferisco sbagliarmi in compagnia”. 
Un po’ perché pensavo che la minoranza (praticamente solo il sottoscritto) dovesse sempre adeguarsi alla maggioranza, un po’ perché c’era quello che sembrava un progetto alto e nuovo da realizzare, dietro al quale ancora oggi si nascondono tutti quei consiglieri disposti a coprirsi di ridicolo pur di non mollare lo sgabello.
Appena insediati ci siamo ritrovati davanti al diktat della Corte dei Conti che imponeva il dissesto, e di fronte a tutti gli scienziati economisti che dicevano che dovevamo opporci al dissesto con un piano di rientro, solitario come il passero di Leopardi, sollevai le mie obiezioni più che altro per ragioni politiche: opporsi al dissesto imposto dalla Corte dei Conti, significava scaricare il grosso delle responsabilità dalle spalle di chi l’aveva follemente creato, con il rischio di farsene carico, soprattutto nella malaugurata ipotesi che il ricorso non venisse accettato, facendo così poi ritrovare il sindaco Tenuta con il cerino acceso in mano.
E in ogni caso ritenevo che un piano di rientro lacrime e sangue avrebbe fatto più danni che una dichiarazione di dissesto, per una serie di motivi che non starò qui a elencare.
Bisognava, a mio avviso, lasciare la responsabilità morale, politica e penale del disastro  al sindaco Trematerra che, solo nel 2011 (anno a cui si riferiscono i controlli effettuati dalla Corte che sortirono l’imposizione del dissesto), aveva creato la quasi totalità degli 8 milioni e passa di debiti fuori bilancio (grave reato amministrativo).
Mi permisi anche di manifestare la mia contrarietà alla liquidazione, che sembrava opportunistica e clientelare, dei debiti fuori bilancio che fu approvata in Consiglio Comunale senza voti contrari.
Scrivevo in uno dei tanti articoli in cui esprimevo il mio singolare e modesto punto di vista, che il gigantesco danno economico e finanziario contro l’Ente l’avrebbe dovuto pagare il sindaco Trematerra e tutti i Responsabili di Settore che, prestandosi alle pressioni della parte politica, in spregio alla legge Bassanini, obbedivano supinamente alle imposizioni sconsiderate della maggioranza, anche a quelle pressioni che portarono il Comune di Acri alla ribalta per infiltrazioni mafiose (Inchiesta Acherunzia).
In un articolo concludevo “chi ha sbagliato dovrebbe pagare e non i cittadini incolpevoli, che stanno mostrando già troppo senso della misura e della tolleranza, perché se fossimo nel luogo del vostro medioevo mentale e culturale, verrebbero all’assalto delle vostre sontuose ville con i forconi”.
Ma purtroppo la confisca dei beni, per pagare il danno erariale commesso dai politici, in Italia forse non sarà mai realtà.
E’ inutile ricordare che l’articolo scatenò l’attacco dei trematerrestri contro il sottoscritto con minacce, calunnie e raffiche di querele andate a vuoto.

Ma torniamo al dissesto e al piano di rientro che il sindaco Tenuta, per mancanza di coraggio o per coda di paglia, volle a tutti i costi perseguire, con una tassazione vessatoria a carico dei cittadini, assumendo sulle proprie spalle dritte la responsabilità e sollevando in parte o facendo dimenticare alla cittadinanza le gravi colpe del suo ex socio dissestatore.
La preparazione del piano di riequilibrio, per scongiurare il dissesto, è costata più di due anni di preparazione e elaborazione da parte di luminari di diritto contabile e un dispendio notevole di risorse.

Oggi, martedì 20 settembre, resterà una data funesta per il sindaco Tenuta. Avrà avvertito una scarica di extrasistoli quando gli avranno comunicato il responso della Corte dei Conti. Due anni persi per quello che adesso si appaleserà come un enorme imbroglio ai danni dell’intera città.

La Corte dei Conti, Sezione Regionale di Controllo per la Calabria, con Deliberazione n° 65/2016, ha deliberato di non approvare il piano di riequilibrio finanziario pluriennale del Comune di Acri (CS) avendo valutato lo stesso non congruo ai fini del riequilibrio finanziario dell’Ente.

Ecco Signor Sindaco, adesso non vogliamo sapere cosa farai con quel cerino acceso in mano.

Segue copia deliberazione Corte dei Conti, per brevità direttamente dalle conclusioni.