Il Blog di SALVATORE FERRARO.
La Calabria denunciata da Dagoberto (pseudonimo di Vincenzo Padula) dopo 150 anni ha visto ben pochi cambiamenti nel modo di fare politica. Amministratori incapaci e incompetenti, ancora oggi, devono la loro fortuna al Pregiudizio, al Luogo Comune, alla Disinformazione, al Bisogno della gente.
Un rapporto puro, idilliaco, intimo con Madre Natura incontaminata.
Acri, domenica 3 luglio 1955.
Matrimonio Luigi Ritacco.
Mia madre commara d'anello, raccontava:
"Angiudina, 'a mamma 'e da sposa, ccu la figlia ranna, avìano sferrettatu fusilli a sira prima.
'i volìanu fari ccu lu sucu e la carn'e crapa, all'usu 'e l'acritani.
Ma 'a cummarella, chi li piacìa la cucina mia, ha dittu... 'facìmulli ccu li vrasciodi e li purpetti all'usu lonnivucchisu, ch'è chjù liggiaru e ni 'mpara cumma Rosina.
Cum'era longa chilla tavulata, èramu chjù 'e cinquanta mmitati!
All'aria aperta, mmianz'all'erba e alla natura...
Era lu mis 'e lugliu, facìa cavuru, ma ogni tantu na nuva ammucciava lu sulu e si stava na meraviglia.
A cucinari c'era n'amicu 'e compa Luigi, ch'era puru cjanchiaru, e li tri figli facianu 'e cameriari.
Tutti quanti si cumprimentavano ccu lu cuocu, i fusilli eranu na cosa fina, e un ti dicu ppe li vrasciodi ca l'acritani ull'avianu mai mangiati.
U patr 'e compa Luigi, avia sarbatu, 'e l'annu prima, dua varridi 'e vinu russu 'e di Pennini.
Quanti ntruzzi e quanti brindisi alli sposi e alli parìanti!
Oliolì, oliolà, campa cent'anni chini viva cca!
Vivimu tutti quanti a na tirata, cu vinu minti forza e allegria,
i lli sposi ni tiagninu bisuognu, quannu si libberanu e sa bella cumpagnia!
M'inne vippitu pur'io dua bicchera, ccu tuttu ch'era 'ncinta e cincu misi.
Dopp' i purpetti, anu felliatu nu prisuttu, chi l'orduru si spannìa ppe tutta l'aria.
Alla finita, supa u portabagagliu 'e na siaciantu, su arrivati quattru gistìari 'e chilli luonghi. I durci 'e du furnu 'e Adìa: bucchinotti, ncinetti e minn 'e monaca.
E pu su arrivati i musicanti, ccu chitarr e tummarini. anu fattu a serenata alli dua padummi, doppu l'anu votata a tarantella tutti quanti, mmianz a tanta gridi 'e gioia e de allegria".
Continua il bollettino di guerra stragista che viene nascosto dalle Telefinzioni e dalla carta igienica stampata al soldo delle cosche, ma che giorno dopo giorno è davanti agli occhi di tutti.
Occhi che vengono chiusi, perchè le menti sono intorpidite, e anche se ci sbattono il naso, e si fanno male, a tutto possono pensare tranne che alla correlazione, tranne che alla ricerca della verità.
E il torto maggiore che si possa compiere nei confronti di una VITTIMA (un tuo amico, un tuo parente, una persona cara) è quello di non riconoscerla come tale, di ignorare le cause del suo tragico destino e non renderle giustizia.
Mai accaduto che tanti, troppi giovani, forti, in buona salute, con la voglia di vivere, con la loro amabilità che li rendeva i beniamini di conoscenti e amici, e gli idoli dei figli e delle figlie, venissero colti da morte improvvisa.
Ma l'altro atteggiamento imperdonabile è quello di vanificare il loro sacrificio non imparando alcunché dalla sofferenza e dalla loro testimonianza, permettendo che ad altre vittime tocchi lo stesso destino.
Oggi è in atto una sperimentazione di massa che sta mietendo vittime misconosciute, ignorate, abbandonate a loro stesse, negate.
Ai lutti non viene riconosciuta alcuna causalità, si impone la loro accettazione fatalistica come eventi naturali. Allo stravolgimento della vita di tanti fa eco un silenzio indifferente.
Viene negata in tal modo la dignità umana da parte di uno Stato egoista, cinico e baro, che impone, costringe ed abbandona.
Non si è più cittadini ma capi di bestiame. Si è ridotti a numeri, a QR code, a perdite insignificanti convenienti nel disegno generale, uno scotto da pagare di cui solo la sofferenza personale si fa carico.
Ma la tragedia non è rappresentata solo dai malgovernanti vili e venduti, ma anche dai governati appecoronati che non gridano contro la disumanizzazione della società, nè contro la censura che nasconde le vittime ed ignora il loro dolore.
Paralizzato come sono da quanto sta accadendo in mezzo mondo e nella mia stessa terra di nascita, non sono in grado di affrontare alcun ragionamento su questa sadica perversa voglia di distruzione e di autodistruzione, su questa pulsione di morte, come vado facendo ormai da decenni e decenni, ad ogni campagna incendiaria ben orchestrata, nell’indifferenza di Stato, Governi e pubblica opinione. Anni fa scrissi questo raccontino compreso nel libro di fiabe:L’Orologio di mastro Hanus. Alcune librerie di Milano rifiutarono il libro perché, a loro dire, conteneva storie troppo crudeli per dei ragazzi. I bimbi e gli adolescenti la crudeltà ce l’hanno sotto gli occhi ogni giorno, apparecchiata dagli adulti, da bipedi di ogni classe, di ogni ceto, di ogni sesso. Penso che oramai si debba prendere atto che la presenza dell’uomo sulla terra si sia rivelata non solo inutile, ma fortemente nociva. Non possiamo che augurarcene la scomparsa prima possibile. A quel tempo io non capivo, non potevo proprio capire perché ero poco più che un ragazzo. La guardavo mia nonna, ma non avevo coscienza né dei suoi gesti, né delle sue parole. Di queste sentivo il suono che mi è rimasto negli orecchi, ma i suoi gesti io non li capivo, mi parevano un rito, come quello che si vede in chiesa quando il prete sale sull’altare. Si segnava la fronte con la croce, si batteva il petto con gli occhi rivolti verso l’alto e li malediceva, li malediceva fino alla settima generazione. Poi segnava qualcosaper terra col carbone e ripeteva come si fa col rosario: “Ripugnante canaglia… esseri spregevoli… che sulla vostra casa si abbatta la rovina… che il vostro sangue si estingua… che non ne resti memoria”; e a me pareva davvero un rosario. Ripeto, tutto questo a quel tempo io non potevo proprio capirlo. L’ho capito molto dopo, quando anch’io vidi andare in fumo i nostri boschi, ardere le nostre vallate ricche di ulivi, incendiare come in un inferno castagni, pinete, alberi secolari, animali di ogni sorta e vite umane perdere la vita… Oh, non riesco a dimenticare neppure ora che sono quasi vecchio, le due giovani vite* che si erano prodigate per spegnerlo uno di quegli incendi. La loro fine orrenda l’ho avuta negli occhi per anni, e per anni ha bussato nei miei sogni, e ogni estate mi ritorna, ogni estate quando la ripugnante canaglia, gli esseri spregevoli, tornano puntuali ad incendiare.
Io li conoscevo bene quei ragazzi; io ho giocato con loro, ho diviso qualcosa con loro come si fa tra ragazzi, io parlavo come loro. Uno abitava nel mio stesso quartiere e le nostre case quasi si toccavano: le nostre famiglie si rispettavano, e nello slargo dove si affacciava il loro palazzo, le nostre mamme ricamavano, discutevano allegre, prendevano il sole. In quello slargo noi ragazzi giocavamo a palla, a campana, al cerchio, alla corda, a fare il terremoto infilando rotoli di carta nei pluviali che scendevano fino a terra, e agli altri mille giochi che la nostra mente concepiva. Ora è un altro tempo: mia nonna non c’è più da tempo e quel ragazzo che non capiva i gesti di lei, che ha conservato negli orecchi il suono delle sue misteriose parole, quel ragazzo ora è diventato un uomo e anche il suo tempo corre, corre veloce, e presto non avrà più tempo. Ma ora lui sa, sa tutto il senso di quelle parole ascoltate e di quei gesti visti da ragazzo. E finalmente comprende il senso di quel flebile salmodiare della nonna; di quei frammenti soffiati appena fuori dalle labbra come se li dicesse a qualcuno che non c’era, a qualcuno lontano o forse a sé stessa, alla sua anima. “Io so che verranno, verranno qui e si riposeranno e ne godranno l’ombra. Io lo sento che verranno, loro certamente verranno…”. E fece piantare davanti alla casa due giovani alberi, giovani come le loro giovani vite. E anch’io oggi, come mia nonna, ad ogni estate di fuoco, ripeto come lei la sua maledizione contro la ripugnante canaglia, gli esseri spregevoli, perché del loro sangue non resti memoria. [Milano, 7 settembre 2012] *Si tratta di Vincenzino Ferraro e Mimmo Coschignano detto Micuzzu.
C'è una trasmissione televisiva in seconda serata su RAI UNO che si chiama Porta a Porta.
La conduce un giornalista che si chiama Bruno Vespa.
Per la conduzione di questo talk show prende 900 mila euro all'anno, pagati dai cittadini con il canone e con le tasse.
Non si spiega a quale titolo e in base a quale direttiva aziendale Vespa ogni santa sera debba fare pubblicità alle case farmaceutiche che producono quelli che lui chiama vaccini ma che vaccini non sono.
Quando accade, molto raramente, che nel suo studio arrivi qualcuno che pone dei dubbi sui "farmaci genici sperimentali" (questo il vero nome), come il dottor Amici, viene redarguito e maltrattato con l'augurio di ogni male.
Ieri è capitato a Gianni Rivera, dal quale Vespa non si aspettava quella risposta alla sua domanda.
Non potete immaginare il godimento che ho provato nel vedere un campione dello sport e della vita, tenere la schiena diritta, essere così intellettualmente onesto, annichilire l'ipocrisia, il servilismo del promotore di una truffa farmaceutica internazionale.
Questa è libertà. Non aver paura, non farsi condizionare minimamente dagli sgherri del regime.
Lo rivedrei decine di volte.
Ho provato quasi lo stesso godimento di 50 anni fa, quando Rivera segnò il goal determinante per la vittoria dell'Italia nella "partita del secolo". L'eliminazione della Germania alla semifinale della Coppa Rimet.
Adesso ditemi, a prescindere se pensiate che i vaccini m.RNA siano salvifici o siano una schifezza, se sia onesto fare pubblicità da parte di un ente pubblico per un privato che non paga (con tracciabilità) o se non lo sia...
Visto che questo governo sta spendendo miliardi per l'approvvigionamento e la campagna vaccinale, si è informato sui precedenti giudiziari di questi fortunati assegnatari?
Quando si danno appalti, la prima cosa che un governo o una amministrazione deve fare è la visura giudiziaria, accertarsi che l'azienda, la ditta alla quale si assegna l'appalto non abbia precedenti penali.
Ci si può fidare di case farmaceutiche che sono state condannate per frode e truffe in maniera continuativa?
Non lo dice un complottista no-vax. Lo potete trovare su Wikipedia, che se non fosse vero quel che scrive le Aziende gli farebbero cancellare subito tutto.
Tre quarti delle notizie riguardano i guai giudiziari.
Miliardi di risarcimenti.
Cito solo il primo:
Caso Seroquel
Nell'aprile 2010 la società è stata condannata a pagare una sanzione di 520 milioni di dollari per promozione illegale (Off-label) del farmaco Seroquel (quetiapina) in indicazioni non approvate dalla FDA quali: l'aggressività, la malattia di Alzheimer, ansia, deficit di attenzione e iperattività, disturbo bipolare, demenza, depressione, disturbi dell'umore, disturbo da stress post-traumatico, e insonnia, ciò senza nessuna autorizzazione all'impiego in queste indicazioni.
La Pfizer negli anni è stata oggetto di una serie di vicende giudiziarie negli USA a seguito di comportamenti illegali. In particolare dal 1999 al 2006 sono stati 6 i casi giudiziari in cui la Pfizer si è dovuta difendere da diverse tipi di accuse. Questi casi hanno comportato per la Pfizer un risarcimento in indennizzi pari ad un totale di 2.890.100.000 di dollari, di cui 715,4 milioni riguardano contratti del Governo Federale USA.
Nel febbraio 2016, a J&J è stato ordinato di pagare 72 milioni di dollari di danni alla famiglia di Jacqueline Fox, una donna di 62 anni che è morta di cancro alle ovaie nel 2015.
Altra domanda.
Ma la magistratura è andata in vacanza l'8 marzo 2020 e non è più tornata?
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