Stasera, ore 21:00,
cena davanti alla televisione. Acri TV replica la seduta del Consiglio
Comunale. Mentre ascolto la nenia monocorde di Nik LaQualunque, non so per voi,
ma per me un dejà vu potente come 60
gocce di Lexotan… e il dissest è colp di
chi mi ha precedut…. le palpebre cominciano a calare a tendina… Chi mi ha precedut ha la colp del dissest….
Metto i pollici fra le palpebre e la forza di gravità… La colp del dissest è di chi mi ha precedut…
“Svegliati, sta parlando di te!” Mia moglie. “Cosa?!” “Ha detto che sei un
leone da tastiera perché non hai nient’altro da fare.”
Accullic…. E mo che
gli ho fatto? Ah già, la storia del cerino in mano.
Avevo scritto che era
stato un (evitiamo volgarità) genio a ricorrere, con un piano di rientro,
contro il dissest, perché così, prima
di tutto, avrebbe scaricato le responsabilità, non solo politiche, dalle spalle di chi lo aveva precedut sulle proprie. Facendo sospettare i
malpensanti come me, che la guerra - nella quale mi aveva coinvolto - a chi lo aveva precedut era “a thrucc”, e l’auto-coinvolgimento nascondeva un
aiuto sottobanco al vecchio amico. Non so se sbaglio…
Fatto sta che, nonostante
l’alta professionalità di un team di scienziati contabili, il piano di rientro,
dopo tre anni di duro e caropagato lavoro, è stato bocciato. Ed in Consiglio, non
un accenno autocritico a questa sconsiderata scelta politico-amministrativa
autolesionistica, se non un insulto, con aria di sufficienza, a chi usa la
tastiera perché non ha niente da fare.
Ma tanto, che parlate
a fare e che scriviamo a fare, non penso che ci siano stati più di duecento
cittadini che abbiano ascoltato il Consiglio – sarebbe a dire l’1% . Abbiamo
perso l’audience tutti quanti. Il popolo, cornuto e mazziato, si è rassegnato.
Ormai cari Comune,
Regione e Governo al popolo, parlando con creanza, gli potete pisciare anche in
testa, tanto vive una condizione di amnesia dei propri diritti dalla quale
nessuna vessazione e nessun articolo di protesta di pochi perditempo come me,
possono scrollare.
Noi
tastiera-dipendenti potremmo scrivere (e non è detto che non continueremo a
farlo) di abusi di potere, traffici e scambi di favori illeciti, di affari e
affaristi, di inefficienze dovute a incapacità e incompetenze… Sì, mi sto riferendo alla Casa Comunale che come diceva
il Padula, è diventata - o lo è sempre stata, ma mai come adesso – “una casaccia che nemmeno un ciabattino si
sognerebbe di abitare”. Ma il sonno, inesorabilmente, diventerà coma.
Vivere in un’Italia dove un Ministro del Lavoro può
dire “I giovani italiani vanno
all’estero? Meglio non averli fra i piedi” senza provocare rivolte, è segno
che non solo siamo assopiti, ma forse non esistiamo più. Camus diceva: “Mi rivolto, dunque siamo”. Nel paese
reale non ci sono nemmeno i più flebili segni di ribellione, se non in quel
luogocomunificio virtuale che sono diventati i social.
Viviamo in una città,
Acri, e in una regione, la Calabra, dove continuiamo a pagare la viltà,
l’ipocrisia e la maledetta e congenita predisposizione a essere servili con i
potenti di turno.
Una città e una regione dove il sistema dell’illegalità diffusa e ambientale
è un modello quotidiano di vita che viene accettato supinamente. Dove un popolo
è educato alla vita quotidiana fondata su comportamenti illegali, come il voto
di scambio, non vi è possibilità di alcun cambiamento.
Una rivoluzione culturale potrebbe passare solo attraverso
nuove generazioni, però queste preferiscono, e a giusta ragione, abbandonare
Acri e la Calabria.
Fra dieci anni l'Istat ha previsto che la
popolazione calabrese sarà di 1.200.000
abitanti dei quali il 70% sarà costituito da pensionati.
In proporzione Acri scenderà a 14.000 con la stessa,
se non più alta, percentuale di anziani.
La lenta fine demografica giungerà inesorabile per
Acri e per la Calabria. Si spegneranno da sole pagando la viltà, l'ipocrisia e
la maledetta e congenita predisposizione ad essere servili con i potenti di
turno.
Ma penso che ci saranno ancora amministratori che
continueranno a dire che la colpa è di quelli che li hanno precedut.
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