mercoledì 28 marzo 2012

CREDULONI E CIARLATANI

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SOLO CHI CREDE PUO' ESSERE INGANNATO



Ogni anno 12 milioni di Italiani si rivolgono per problemi di salute anche gravi a maghi, guaritori, astrologi. 
Ogni giorno 33 mila cittadini fanno la fila da improbabili sensitivi, taumaturghi e veggenti per risultati inesistenti a caro prezzo. 
Il giro d’affari di questi ciarlatani è di 6 miliardi di euro annui (evasione fiscale 98%).

Il bisogno di credere è insito nel cervello umano, che dovrebbe essere invece l’organo deputato a pensare.

Lo hanno capito ancora meglio i produttori di farmaci.

Le case farmaceutiche, scoperta questa sconfinata necessità di credere, si sono dette: figuriamoci come crederanno a noi che, al contrario dei ciarlatani, per giungere alla commercializzazione di un farmaco, dobbiamo far fronte alla ricerca e alla sperimentazione clinica, sottostare a una filiera di autorizzazioni e pareri da parte di organismi preposti (Ministero della Salute, Istituto Superiore della Sanità, AIFA; ecc).

Hanno capito, fra l’altro, che chi ha bisogno, chi soffre, consuma. E allora, perché ricercare, produrre e commercializzare farmaci che curano realmente.
Importante è far credere e far consumare.

"Nessuno desidera la vostra felicità, perché chi è felice non consuma".

giovedì 8 marzo 2012

L'8 MARZO. UN FALSO COMUNISTA-FEMMINISTA

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Da QELSI.



Ci hanno fatto credere che l’8 marzo 1908 un gruppo di donne si riunì nella filanda tessile Cotton di New York per dichiararsi in sciopero. Il padrone le chiuse a chiave e l’edificio prese fuoco: morirono 129 donne.
Nulla di tutto ciò è mai accaduto.
Nessuna fabbrica prese fuoco e nessuna donna morì bruciata l’8 marzo 1908. Quando la verità storica emerse, si tentò di retrodatare l’origine della festa al giorno 8 marzo 1857. Anche questo risultò essere falso. Quindi, ad una carica della polizia contro donne in sciopero l’8 marzo 1848, ma fu solo l’ennesimo falso storico.
Nella realtà la festa dell’8 marzo è stata imposta dal dittatore comunista sovietico Vlamidir Lenin e dalla femminista Alexandra Kollontai per far credere alle lavoratrici di essere state liberate dalla schiavitù capitalistico-patriarcale. La festa venne poi ufficializzata dal Soviet Supremo “per commemorare i meriti delle donne Sovietiche nella costruzione del Comunismo”.
In Italia, la festa venne introdotta nel 1922 dal Partito Comunista che pubblicò sul periodico “Compagna” un articolo secondo il quale Lenin proclamava l’8 marzo come “Giornata Internazionale della Donna”. La festa cadde in disuso, e venne reintrodotta l’8 marzo 1945 dall’UDI, organizzazione composta da donne appartenenti al PCI e ad altri partiti di sinistra. Fu nel dopoguerra che venne fatta circolare la falsa storia delle donne bruciate. In Italia il simbolo è la mimosa; in paesi con climi più freddi il simbolo è un nastro viola, in quanto è stato fatto credere che le inesistenti lavoratrici bruciate producevano panni viola.
Nella realtà storica, esiste una vera violenza contro donne ed un vero incendio accaduti l’8 marzo. Del 2000, quando un gruppo di femministe coperte da passamontagna diede fuoco alle croci di una Chiesa di Montreal, sporcando le mura e l’altare con graffiti che proclamavano “No Dio, no padroni”. Le femministe sparsero addirittura assorbenti sporchi e preservativi, distrussero inni e testi sacri, spinsero e fecero cadere a terra altre donne anziane colpevoli di essere contrarie all’aborto. Ne diede notizia il National Post.

“Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato” .
George Orwell, 1984