1908. Quando la Sanità Pubblica andava meglio di adesso.
Ogni cittadino ha il diritto dovere di informarsi e di essere informato.
Il diritto all’informazione è uno dei fondamenti della democrazia ed è
garantito dalla Costituzione per avere cittadini consapevoli delle loro scelte,
capaci di difendere i propri diritti, in grado di esprimere una critica basata
sulla conoscenza dei fatti. Il cittadino non informato o disinformato diventa
strumento di chi mistifica e disinforma per fini e interessi propri o di
partito.
La verità qui da noi sembra il fratello figlio unico di Rino Gaetano: derisa,
frustrata, sottomessa, odiata, calpestata, derubata, disgregata. Per questo
nessuno vi si avvicina.
Uno degli argomenti comuni a tutti i programmi
elettorali dei quattro candidati a sindaco di Acri è l’Ospedale.
Oltre alle recriminazioni e alle reciproche accuse
per come è stato ridotto allo sfascio, nessuno dei quattro si sofferma sullo
stato dell’opera che ha un solo nome: Atto
Aziendale.
Il candidato che ci va più vicino è quello che dice: “c’è
un decreto che bisogna riempire di contenuti”.
Poi c’è un ventriloquo che fa dire al suo candidato
a sindaco che lo “Spook” fra Acri e
Castrovillari era la migliore soluzione per il nostro Ospedale e bisognerebbe
insistere su quella strada.
Chi deve raccontare quanto quella
scelta sia stata scellerata e demolitiva per la sanità acrese è il risultato sotto gli occhi di tutti e non l’artefice di
quella sciagura chiamata Spoke, e
non Spook come lo scrive lui, che in
inglese significa fantasma o uomo
sinistro, pericoloso (casuale concomitanza).
UN’OCCASIONE PERDUTA
Quando nel 2012 il Presidente Scopelliti,
Commissario alla Sanità, nel piano di riordino della rete ospedaliera
regionale, falcidiò 12 ospedali, quasi tutti della provincia di Cosenza, ci
furono Comuni che ricorsero prima al TAR e poi al Consiglio di Stato contro
l’accorpamento in Spoke, per questioni di distanze. Questi Comuni vinsero il
ricorso e salvarono i loro ospedali, come Praia
a Mare.
Il nostro Comune, amministrato nel 2012 da chi
vedeva nel nefasto Spoke con Castrovillari una trovata geniale, non fece
ricorso, pur essendovi fra i due Comuni una distanza di 70 chilometri. Miopia
politica assoluta
Ora chi ha velleità amministrative o è stato
amministratore, ed è impegnato in questa campagna elettorale, quanto meno
dovrebbe essere informato sui fatti.
IL COMMISSARIO SCURA.
Il Commissario alla Sanità calabrese, Massimo Scura, ingegnere di professione
(ingegnere?!?), nominato da Renzi nel marzo 2015, dopo un anno di studio emana
un Decreto che diventa legge e che stabilisce l’adeguamento della rete
ospedaliera regionale agli standard nazionali.
Mario
Oliverio ha trascorso i primi due anni di Presidenza della
Regione a cercare di scalzare Scura per prenderne il posto. Non ha perso
occasione per offrire a Renzi i suoi servigi, per ultimo la sua partecipazione
attiva a sostegno del SI al Referendum, pur di ottenere la poltrona di
Commissario alla Sanità.
E sì, perché ha ragione. Se la Lorenzin può fare il Ministro
della Sanità con un diploma di maturità classica, lui che è riuscito ad
arrivare fino al quarto anno dell’istituto industriale, può ambire a una
poltrona più piccola.
Resta il fatto che ogni volta Renzi l’ha fatto
scontento e gabbato. E Scura è rimasto al suo posto.
C’è un decreto dunque. Un decreto che ha stabilito
che l’ospedale di Acri è Ospedale di Zona
Disagiata. Categoria che Scura ha creato appositamente per il nostro nosocomio,
per non chiuderlo definitivamente, perché non poteva essere né Hub, né Spoke né
Ospedale Generale per una questione di numero di abitanti ed altre questioni che non
starò qui a dire.
Il decreto ha stabilito quali reparti l’Ospedale di
Acri deve avere, quali servizi deve prestare, con quali e quante figure
professionali.
L’ATTO AZIENDALE
Cos’è l’Atto Aziendale? L’ho chiesto a una decina di
candidati consiglieri che mi sono venuti a chiedere il voto. Nessuno di loro ha
saputo rispondere. Ma in effetti la domanda era difficile. Il fatto è che non
hanno saputo rispondere nemmeno alle domande di riserva facilitate. Specie
quelle riguardanti la conoscenza del territorio. Per cui sapere quale visione della politica li muove resta un mistero.
Lasciamo perdere (soprattutto di fare il professore, direte voi), fatto sta che
nemmeno i candidati a sindaco ne hanno fatto mai menzione.
L'atto
aziendale costituisce lo strumento giuridico mediante il quale le aziende
sanitarie determinano la propria organizzazione ed il proprio funzionamento,
delineando gli ambiti della propria autonomia gestionale ed organizzativa, nel
rispetto dei principi e dei criteri emanati dalla Regione
(articolo 2, comma 2- sexies, del decreto legislativo n. 502/1992 e s.m.i. come
modificato dall'art.1 del decreto legislativo n. 168/2000).
Nel rispetto delle direttive del Decreto del Commissario Scura,
i Direttore Generali delle ASP calabresi dovevano di seguito definire la “governance”,
intesa come sistema complesso di vincoli, obiettivi e responsabilità, delle
strutture ospedaliere e del territorio.
LE COMICHE DELL’ATTO AZIENDALE DELL’ASP DI COSENZA
Il Direttore Generale
della nostra Azienda, nominato a gennaio 2016 dalla “politica” - referenti Adamo
& Gentile - stranamente è un medico (non ridete, secondo la normativa poteva
essere anche un veterinario), si chiama Raffaele Mauro e guadagna intorno a 150.000
€ all’anno.
Prima di divenirne Direttore era dipendente della
stessa Azienda.
Il superlavoro (sappiamo come si ammazzano di lavoro
i dipendenti pubblici!) gli provocò una forte depressione, per cui fece causa al datore di lavoro, e, incappando
in un giudice comprensivo, ottenne un sostanzioso risarcimento per causa di
servizio.
Giustamente e logicamente nessuno meglio di un
depresso, che ha fatto causa ad un’Azienda Sanitaria, poteva andare a dirigere
quell’Azienda stessa.
Sarà anche per questo disagio psichico che il
Direttore Generale, da quando si è insediato (un anno e mezzo fa), sta lavorando all’Atto
Aziendale. E nessuno lo pressa… alle volte dovesse chiedere un altro risarcimento
per aggravamento della sua depressione.
E allora sintetizziamo la cronologia delle peripezie di questo Atto Aziendale che ancora non riesce a vedere la luce.
Dopo sei mesi di duro lavoro, il Direttore completa
la preparazione dell’Atto Aziendale.
Il 20 luglio 2016 lo presenta al Consiglio di Direzione, composto da una
ventina di Direttori di Distretto,
tutti di nomina politica, che guadagnano poco più di 100.000 € all’anno. (La
nobile arte del galoppinaggio lecchino nei partiti è lautamente remunerata, per
questo attira sempre più nuovi adepti e… candidati).
Viene verbalizzata la perfetta aderenza dei
contenuti dell’Atto alle linee guida dettate dal decreto commissariale.
L’Atto Aziendale viene inviato ai sindacati aziendali come previsto dalla
normativa.
Dopo la presentazione al Collegio di Direzione e ai
sindacati, il Direttore Generale, a fine
agosto 2016, delibera (delibera DG n. 1397/16) un
atto aziendale profondamente diverso rispetto
a quello presentato in Consiglio di Direzione, con un’organizzazione modificata
totalmente.
I sindacati
aziendali, tutti, si ribellano denunciando che l’Atto è completamente stravolto rispetto a quello ricevuto, e che contiene illegittimi meccanismi di
asservimento ai partiti (spoil system) nella nomina dei dirigenti e che nulla ha a che vedere con l’offerta sanitaria e le esigenze dell’utenza.
Quando l’Atto Aziendale giunge al Commissario Scura, viene
bocciato in tronco e, senz’anim’e
prigatoriu, viene rispedito al mittente con la preghiera di attenersi alle
linee guida.
In data 9 novembre 2016, con delibera n°1769, il Direttore Generale stila un altro
Atto, adottato senza essere sottoposto al Consiglio di Direzione e
senza la trasmissione ai sindacati. Ma neanche questo è in linea con le regole
stabilite dal Decreto Scura.
Il Commissario allora, imbufalito più che mai, comunica al
depresso Direttore che l’atto aziendale non è più modificabile, nè integrabile,
né emendabile. E’ talmente fuori norma
che deve essere rifatto.
In un altro Stato, dove le leggi vengono rispettate e fatte
rispettare, a un Direttore del genere gli avrebbero fatto passare la
depressione chiudendolo in una navicella spaziale e mandandolo in orbita intorno alla luna, qui
invece la politica protettiva dei politicanti permette a personaggi del genere
di restare in eterno al loro posto.
E così al Direttore si dà ancora la possibilità di preparare un
altro Atto Aziendale, al quale sta lavorando in questi giorni con il suo team,
con tutta la calma che va concessa a un depresso.
Ecco, cari concittadini, a quale filo si trova attaccato e
sospeso l’Ospedale di Acri. Se qualcuno ne vuole parlare, non vi è il
copyright.
Ma mi raccomando, continuate a farvi fare pipì sulla testa da
questa manica di incapaci malfattori che avete sempre eletto, così “cambierete
sicuramente le sorti della nostra comunità”, (ho preso a caso uno dei tanti
spot elettorali, ma tanto uno vale l’altro).
Salvis Iuribus