IL SILENZIO E' MAFIA.
Il
parlamentare primatista assenteista, nel suo show televisivo, ci propina un
condensato di patetiche menzogne ed invenzioni calunniose rivolte a chi, a suo
dire, nutre odio nei suoi riguardi, primo fra tutti me sottoscritto, colpevole,
fra l’altro, di lesa maestà per degli articoli scritti sul mio blog.
Il
parlamentare primatista assenteista confonde l’esercizio del diritto di critica
e di cronaca e di satira (ma figuriamoci quanto può capire il senso dell’humor
chi ama il potere) con la manifestazione di odio (un odio spaventoso dice lui).
E minaccia vendette, ritorsioni e rappresaglie, nel più classico stile mafioso.
Personalmente
non lo odio - non ho mai odiato nessuno - anzi devo ammettere che le sue
caricature mi fanno ridere di gusto e gliene sono grato, e se mi occupo di lui,
senza badare al politicamente corretto,
è perchè rappresenta l’incarnazione, il modello delle mezze tacche che
hanno fatto fortuna grazie all’aberrante sistema partitocratico tutto italiano
che seleziona alla rovescia. Gli imbecilli senza merito vanno avanti, le
persone capaci, competenti restano indietro.
E
poi appartiene a pieno titolo a quella categoria di politicanti che devono la
propria fortuna ai tanti servi sciocchi
che per ignoranza, per viltà o per basso tornaconto personale, non fanno altro
che alimentare il loro potere.
E’
la ripulsa verso questo sistema di potere che mi costringe a perdere del tempo
per scrivere di un personaggio, foraggiato dalla partitocrazia, che deve la
propria fortuna (che non invidio, perché io non invidio le ricchezze materiali,
semmai l’elevatura intellettuale, ed in questo caso siamo rasoterra) ad essere
stato un furbo arrampicatore su per i lerci ma comodi (se hai faccia tosta e
sei senza scrupoli come lui) sentieri del magna magna.
Consiglio
agli altri destinatari delle sue minacce di non seguire il mio esempio, in
quanto “papà” quando s’industria a perseguitare qualcuno ci mette tutta la sua determinazione.
Da quando lo conosco nei miei confronti ricorre sistematicamente a puntuali e
spregevoli ritorsioni nel campo delle
mie attività. Soprattutto in occasione di competizioni elettorali, che mi hanno
visto schierato dalla parte opposta alla sua. Di una tenacia unica è stato il
suo impegno nel farmi defenestrare da un posto di lavoro.
Ciononostante
non lo odio. Né lo invidio. Né medito vendette. Questa mentalità mafiosa non
appartiene al mio modo di vivere i rapporti umani. Per educazione, per
formazione, per cultura.
Lo
stesso non si può dire del parlamentare assenteista primatista, che si permette
il lusso ormai di lanciare minacce di stampo mafioso anche in diretta TV. Non
preoccupandosi di fugare dubbi sulle voci di un collegamento della sua passata Amministrazione
Comunale con le cosche.
Nello
show serale televisivo, al giornalista che gli chiedeva lumi
sull’interessamento della DDA per i collegamenti della sua Amministrazione con
le cosche ha risposto: “non posso darti risposta perchè non essendo
stato in Italia e in Calabria non ne so niente”.
Ma,
fra parentesi: se non è stato in Calabria o in Italia e se al Parlamento Europeo
il nostro assenteista lo vedono come il sole d’inverno, non per farci gli
affari suoi, ma la domanda sorge spontanea: dove cavolo era?
Sul Corriere della Calabria, ci sono due
articoli in cui si parla di lui e della sua Amministrazione (numero del 25
dicembre 2013 “I clan cosentini puntano alle biomasse” e del 3 gennaio 2014 “Acri, i legami perversi tra politica e
clan”). Con nomi e cognomi, fra cui quello dell’allora sindaco Gino
Trematerra. Tutto virgolettato. Gli investigatori della DDA parlano di “gestione
illecità di appalti e servizi pubblici, con palese favoreggiamento di ditte
appartenenti a famiglie mafiose”.
E ancora che “la svolta è rappresentata dagli
incarichi assunti dall’attuale (2011) sindaco Gino Trematerra, al parlamento
europeo”.
E i clan non vedono l’ora perchè
hanno “dei progetti nell’immediato, basta soltanto che il primo cittadino si
trasferisca a Strasburgo.”
Per la presunzione di
innocenza lasciamo che la giustizia faccia il suo corso prima di prendere
posizione.
E non teniamo
conto di altre indagini di altre DDA in cui è coinvolto Gino Trematerra. Come
ad esempio l’Operazione Minotuaro
“Quel GARCEA che opera anche oltre i confini della Liguria,
come ha evidenziato l'indagine
“MINOTAURO” della
DDA di Torino... In questi, come avevamo già evidenziato, si legge che è il boss GARCEA Onofrio (“l'amico” di Gino TREMATERRA,
europarlamentare dell'UDC e dal febbraio 2012 segretario regionale dell'UDC in
Calabria) che accompagna da Genova l'onorevole TREMATERRA
ad una riunione con esponenti della 'Ndrangheta in Piemonte…” Il
servizio ha permesso di identificare la persona di rilievo politico attesa dai
prevenuti in TREMATERRA Gino, il cui nome
era sulla lista passeggeri del volo aereo proveniente da Roma con destinazione
Genova del 19 gennaio (...). Il predetto veniva riconosciuto dal militare che
ha effettuato il servizio di osservazione, nel passeggero dell'autovettura MASERATI targata DD432TX (appunto, onorevole assessore, Maserati non
Audi) condotta dal GARCEA, ovvero "l'amico di
Genova" ("che avrebbe portato un politico") a favore del quale i
membri della consorteria avrebbero dovuto "muoversi".
Certo, per il codice penale, è prevista la presunzione di
innocenza fino al terzo grado di giudizio. Ma se uno è accusato di collusioni
con la mafia e continua a lanciare avvertimenti intimidatori, minacce di stampo
mafioso, qualche ragionevole dubbio sulla sua innocenza lo fa sorgere.
Infatti, sempre
nello show televisivo che spopola su Acri-TV, si lascia andare ad intimidazioni
rancorose che nessuna persona seria ed equilibrata, per quanto offesa, possa
lanciare.
“questi qualcuno, io dico, stessero attenti a non parlare troppo che ci
sono documenti in giro che sarebbe la
distruzione personale e della famiglia”! (sic!).
E l’applauso
degli astanti la dice lunga sulla sanità mentale dei suoi seguaci. Nessuno dovrebbe desiderare la
distruzione personale e dei familiari di chicchessia. E’ un costume mafioso.
oppure “se
qualcuno mi stuzzica troppo la fantasia, non dormirà più la notte”.
Forse nel senso che viene a suonare ai nostri citofoni e scappa...
E
da calunniatore professionista ha l’improntitudine di affermare che si è
costruito la villa “in 25 anni di lavoro
documentato, certificato con una denuncia di reddito. Sarebbe strano che chi non ha una denuncia di reddito fa palazzi. E
poi c’è quello che fa illazioni perchè quello si è pagato di là, si dice, ma
non so chi siano, si dice…”
Avvertimenti
mafiosi e subdoli, come dire, guardate che voi (e la Guardia di Finanza) non lo
sapete, ma questo qualcuno non “ha la denuncia dei redditi”, è un
evasore.
Miserabili
meschinità che appartengono alle strategie piccine di un parassita allattato
alle greppie del potere che cerca di inventare calunnie sperando di cogliere
nel segno e di far capire agli astanti che lui sa.
Lui,
Ippolito Mandelli di Altopiano (*),
che 35 anni fa ha avviato la sua carriera di sfruttamento del clientelismo in
un ente assistenziale come l’ex INAM, continuando nella politica con la vendita
di posti di lavoro (si dice, ma non so chi siano, si dice…) ANAS, IAS SCURA,
ecc. ecc. Per poi salire su per le cariche di partito, facendo il portaborse a
Forlani, in piena tangentopoli, quando nelle borse non c’erano carte ma
mazzette.
Lui vuol tirare nel fango chi ha scelto nella vita di stare dalla
parte dell’onestà e della legalità, pagando un prezzo altissimo per aver sempre
rifiutato le lusinghe e i privilegi del potere.
Ippolito
Mandelli che non ha mai svolto un lavoro vero, che non ha mai affrontato i
rischi dell’imprenditorialità, si permette il lusso di infangare chi ha sempre
sudato e guadagnato onestamente ogni lira e ogni centesimo.
Posso
esibire tutte le mie dichiarazioni dei redditi degli ultimi 28 anni. Quella del
2012 in particolare, mi è costata solo di tasse dirette circa 20.000 euro.
Quante il signor Mandelli non ne ha mai pagate in vita sua. E l’indignazione ti
fa sbroccare quando pensi di essere tassato e tartassato dallo Stato, non per avere
servizi decenti, ma per pagare i
vitalizi e le prebende agli sbafatori del magna magna.
E
allora che tirasse fuori queste carte (tanto lo sappiamo che è un bluff) e
vediamo se è con quelle che desidera distruggere le famiglie dei suoi avversari
politici, o è solo perché l’onestà dei suoi avversari lo mette davanti allo
specchio della sua miseria morale.
Spero
di aver stuzzicato abbastanza la sua fantasia.
(*) Fortunata Piselli “PARENTELA ED EMIGRAZIONE. Mutamenti
continuità in una comunità calabrese”.
Einaudi Editore. Pagina 302.