giovedì 27 dicembre 2012

GIUSEPPE BERTO


CASO RARO DI EMIGRAZIONE INTELLETTUALE ALLA ROVESCIA





Giuseppe Berto nacque a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso il 27 dicembre 1914. Morì di cancro a Roma il 1º novembre 1978. È seppellito nel cimitero di Ricadi (VV). L’autore de Il cielo rosso e de Il male oscuro, dopo una vita avventurosa, scoprì la sua seconda patria in Calabria.
Berto si interrogò in più occasioni sull’inclinazione dei calabresi a deturpare la bellezza della loro terra, dei loro paesi. L’osservazione più lucida e oggettiva mi sembra questa:
 «L’antica civiltà contadina, che si era tenuta in piedi sugli stenti è crollata di colpo: al suo posto non è nata alcun’altra civiltà, è rimasto un vuoto di valori le cui manifestazioni visibili, sono, a dir poco, incivili…
Temo che salvare quanto rimane del paesaggio e dell’antica civiltà calabrese sia impresa disperata. Infatti c’è da lottare contro forze soverchianti. E non si tratta soltanto di scarso senso civico, per cui il calabrese è prepotentemente portato ad anteporre il bene proprio al bene comune (succede quasi ovunque).
Né soltanto di ignoranza, per cui succede che molti di coloro che deturpano paesaggi con costruzioni orribili sono intimamente convinti di abbellirlo con capolavori architettonici. Contro queste forze, ancorché prepotenti, si potrebbe combattere.
Il guaio più grosso è che il calabrese è mosso da un irrefrenabile stimolo di autodistruzione che, per quanto riguarda l’ecologia, ha le sue radici in un senso di inferiorità collettiva. I calabresi sono i primi a non credere alla bellezza e all'altezza della loro civiltà, che è una civiltà contadina. Per essi la civiltà contadina è simbolo di miseria, di scarso cibo e di molte malattie, di disprezzo, vero o supposto, da parte di altre popolazioni economicamente e tecnicamente più progredite.
E’ comprensibile, quindi, che essi vogliano cancellare le vestigia di tale civiltà – e anche un paesaggio vergine appartiene alla civiltà contadina.
Ora, la civiltà contadina era sì miseria… ma era anche grandissima onestà e nobiltà d’animo popolare, quasi una sacralità che la gente povera esprimeva nel parlare, nel gestire, nel coltivare un campo, nel costruire un muro o una casa. I risultati di quella civiltà, sia nel fare che nel preservare, erano arrivati fino a noi: un patrimonio proprio come capitale, la povertà degli antenati che finalmente diventava ricchezza per i posteri, preziosa materia prima, in quantità incredibile…
I calabresi si sono messi con grande energia e determinazione a distruggerla. In questo sono infaticabili e, a modo loro, geniali».

lunedì 17 dicembre 2012

LE NOSTRE PINETE DIVORATE DALLA PROCESSIONARIA


GRAZIE, POLITICANTI, PER NON AVER FERMATO QUESTO FLAGELLO.


La bellezza del nostro paesaggio sfregiata da incendi e processionaria. Una classe politica fatta da incompetenti, incapaci, corrotti e corruttori, ha la responsabilità di non aver fatto nulla per fermare questa immane devastazione.

domenica 18 novembre 2012

SICILIANI D'ORO: FELICE CROSTA






QUESTO FREGA TUTTI. ANCHE PANTEGANA.
PENSIONE D'ORO PER 4 MESI DI LAVORO.

La Sicilia, l'ente più generoso d'Italia, alla fine, regala a Felice Costa una pensione da favola: mezzo milione di euro l'anno. Ha lavorato pochi mesi, nel 2006, quando il Governatore Cuffaro, oggi in carcere, lo nominò capo dell'Agenzia dei rifiuti. 
Ha lottato per anni, il Costa, ma alla fine il diritto alla pensione gli è stato riconosciuto dalla Corte dei Conti. 
Quei soldi gli spettano. Perché così ha stabilito una legge della Regione siciliana, approvata nella stagione d'oro del governatore Cuffaro, varata 2 mesi prima, guarda caso, che il Crosta ricoprisse l'incarico da 460 mila euro l'anno. Quell'indennità gli valse comunque come base pensionabile.
E l'amministrazione regionale siciliana, proprio in questi giorni, si sta adeguando, aprendo la cassa. Mezzo milione all'anno
Cioè 41.600 euro al mese, 1.369 euro al giorno … uno stipendio (anche un po’ più alto) di quello di un Italiano medio (con la piccola differenza che Crosta lo percepisce in un giorno, non in un mese).
E i nostri politicanti ancora parlano di alzare l’età pensionabile, quando per sistemare un po’ di cose basterebbe applicare un tetto massimo a queste pensioni, max 5 mila euro mensili (parliamo della pensione, e questi sono personaggi che da decenni e decenni percepiscono stipendi milionari) come budget massimo. 
Ma i nostri governanti preferiscono spremere e tartassare il comune cittadino che, fra l'altro, andrà in pensione quando ormai si troverà sul punto di morte.

lunedì 29 ottobre 2012

domenica 14 ottobre 2012

TOGLIERE APPEAL ALLA "POLITICA"

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PROPOSTA PER UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE.
ELIMINARE L'AGOGNATO MAGNA MAGNA.



- Abolizione delle Regioni e di tutti gli enti regionali e pararegionali.
- Un candidato parlamentare, provinciale o comunale non può essere eletto più di 2 volte.
- Riduzione del numero dei Deputati (300) e dei Senatori (100)
- L'indennità di carica di un parlamentare è fissata in 10.000. E' abolita qualsiasi altra indennità, contributo, rimborso, diaria, assegno, ecc.
- Il vitalizio data dal 65° anno d'età su base contributiva.
- Abolizione dei rimborsi elettorali e di qualsiasi altra forma di finanziamento dei Partiti, e di fondazioni, giornali, ecc. ad essi correlati.
- Istituzione scuola superiore amministratori.


venerdì 21 settembre 2012

PAPPONI D'ITALIA

La Camera vota all'UNANIMITA' la certificazione esterna dei bilanci dei partiti. Fingono di non capire che il problema è il magnamagna del Finanziamento dei partiti. PAPPONI!!!






lunedì 30 luglio 2012

DEVASTATORI DI PAESAGGI

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COME HANNO DISTRUTTO IL NOSTRO COZZO PESCO.



Negli anni cinquanta e sessanta l'OPERA SILA avviò e portò a termine una dissennata e criminosa campagna di distruzione di centinaia di castagni secolari nella contrada LA MUCONE di ACRI. 
I castagneti furono rimpiazzati da pinete con il fine di utilizzarne il legname, a parere degli stolti vandali, più remunerativo rispetto al castagno. 
Il risultato fu esiziale, non solo per la scomparsa di una piccola economia locale basata sulla produzione e trasformazione tipica delle castagne, ma soprattutto per il danno incalcolabile alla bellezza del paesaggio.
L'incompetenza e la miopia degli artefici di questo immane crimine contro l'umanità portò alla cancellazione dalla faccia della terra di un'oasi di naturale bellezza pari, forse, al meraviglioso Parco di Cozzo Pesco, l'area posta nel cuore della Sila Greca, nel Comune di Rossano, che presenta la caratteristica unica al mondo: 103 piante monumentali di castagno di proporzioni colossali che raggiungono circonferenze di 9 metri e altezze che superano i 20 metri. In alcune di esse, dalla base quasi completamente cava, spesso si rifugiavano i pastori con le loro greggi per riscaldarsi e ripararsi dai temporali e dalle intemperie.  
A distanza di 50 anni dallo sfregio, frutto della vocazione autolesionistica dei nostri governanti di allora, non diversa da quelli di oggi, si intensifica la devastazione del territorio, con tagli abusivi e indiscriminati dei nostri boschi. Le poche pinete sopravvissute anche all'idiozia dei piromani, sono invase dalla processionaria che rende spettrale il paesaggio.
Risultato tipicamente calabrese: un gigantesco sperpero di risorse e un mascariamento del paesaggio.
Andiamo a rifarci gli occhi a Cozzo Pesco.


venerdì 11 maggio 2012

NON SOLO AI GRUPPI CONSILIARI REGIONALI

MILIARDI PER IL "FUNZIONAMENTO" DEI GRUPPI PARLAMENTARI

domenica 15 aprile 2012

I CONSIGLIERI REGIONALI CALABRESI. LA PACCHIA.

Già pubblicato 21.06.2011

                                                                                 INSUPERABILI SBAFATORI.



Il Presidente della Regione Calabria Scopelliti, insediatosi da più di un anno, è ospite in questi giorni di giornali e televisioni ed è additato come il presidente che ha iniziato a sforbiciare i costi della politica.
La giunta di centrosinistra che lo ha preceduto, in cinque anni ha moltiplicato le voci delle spese, molte delle quali frutto di una fervida fantasia.
Solo pochi addetti ai lavori conoscono l’entità dello sperpero di danaro pubblico del carrozzone Regione Calabria, un megasperpero che fa dei politici calabresi un branco di lupi affamati di prebende.
L’indennità netta di un semplice consigliere è di 11.316,80 euro.
In assoluto, la più alta indennità d’Italia. Ma non è tutta qua.
 La legge regionale consente a partiti ed eletti al consiglio regionale di percepire indennità di carica e gettoni di presenza. Il fondo concesso ammonta a 444.497 euro per ogni gruppo, più 144.497 euro per l'attività di gruppo.
 Il risultato di tutto ciò è che, sotto la presidenza Loiero, i consiglieri dell'Ulivo, della Margherita e dell'UDEUR si sono costituiti in 12 sottogruppi, molti dei quali avevano un solo consigliere e hanno incamerato, oltre agli stipendi altissimi, anche un extra pari a 1 miliardo di vecchie lire per il loro «gruppo». 

Attualmente in consiglio regionale vi sono 9 gruppi consiliari. Ogni anno ad ogni gruppo consiliare toccano, per lo stesso motivo, 588.995 euro.
Vanno meglio i gruppi piccoli. Meglio di tutti il gruppo Insieme per la Calabria che è formato da 2 consiglieri. In questo caso il consigliere oltre agli 11.316 euro arraffa anche 14.724 al mese.
Tutti i 9 gruppi ogni anno divorano 7.067.940 di euro.
Su questa cifra, Scopelliti ha abbattuto la sua scure, sottraendo ai famelici il 10%.
Che dolore! Il povero consigliere Serra anziché 26.040 euro percepirà solo 24.568 euro.
Ma siamo solo all’inizio. I Consiglieri regionali Calabresi percepiscono anche una cifra annuale che nel 2010 è stata di 6.000.000 di euro per rimborsi delle spese di trasporto sostenute per lo svolgimento dei compiti e delle funzioni correlati al loro mandato.
6 milioni di euro che divisi per i 50 consiglieri fanno 120.000 cocuzze a testa.
Sarebbe a dire altri 10 mila euro al mese. Su questa cifra altra sforbiciata di Scopelliti del 25%.    
Per cui il povero consigliere calabrese deve aggiungere ai suoi 24.568 euro soltanto altri 7.500 euro.
Siamo solo all’inizio, ma già il consigliere regionale calabrese ha superato abbondantemente i 30 mila euro mensili.
 E i “tagli” si sono fermati qui.
Ora c’è da considerare che: Il bilancio calabrese per l’anno 2010 prevedeva un totale di spesa pari a 95.385.500,00 euro. Epurando tale importo da partite di giro (17.410.500 euro) e spese compensative varie (475.000 euro), l’ammontare delle spese correnti risulta essere pari a 77.500.000 euro; un importo spropositato se confrontato con le spese correnti dell’Emilia-Romagna, regione simile per composizione dell’organo legislativo.
Ecco i numeri. Ogni anno per i 50 consiglieri regionali la Calabria spende 77.500.000; l’Emilia Romagna con lo stesso numero di consiglieri, cinquanta, (forse perchè meno efficienti?) 37.734.610,64, ovvero meno del 51 per cento di spesa. E 77.500.000 diviso 50 fa 1.550.000 a testa all’anno.
 E diviso dodici, fa 129.166 a testa al mese. Ripeto. La Regione Calabria spende per ogni consigliere 129.166 euro al mese.
 Ma eravamo rimasti a 30.000 al mese per consigliere. Scopelliti poteva operare un taglio più allargato sulle indennità di cui sopra ma, se avesse voluto frenare l'immoralità manifesta di questo gigantesco magna magna, poteva prendere in considerazione una lunga serie di sperperi:
Spese di rappresentanza 2.000.000 di euro all’anno.
Le spese del personale addetto al consiglio 34.385.000.
Per telefonare, documentarsi, resocontare 8.870.000
Per studi conoscitivi e ricerche: 6.910.000
Le voci relative a Irap 1.200.000 euro,
Diaria 1.750.000 euro,
Reversibilità assegno Vitalizio 1.063.000 euro sono presenti solo nel bilancio del consiglio calabrese. Per gli stessi motivi dal bilancio dell’Emilia Romagna sono state eliminate le voci relative a: Indennità di funzione 611.500 euro e Formazione 25.000 euro.
La Calabria spende poi 600.000 euro per attività promozionali e per il cerimoniale
Alcune figure che non esistono in nessun’altra regione, come quella dei collaboratori della rivista “Calabria” (40mila euro) e neanche ci sono i contratti con le società interinali (costo salatissimo, 450mila euro l’anno). La Calabria ha anche una convenzione con la Corte dei Conti (sic!!!) 350mila euro.
Certo ci sono dei costi di “base”, che probabilmene non si possono tagliare, come quello della manutenzione, della gestione e dell’ammodernamento della sede del consiglio regionale che è pari a 1.770mila euro, a cui si aggiungono le spese di pulizia 850mila euro l’anno,
quelle di vigilanza 800mila l’anno e c’è un’altra voce che indica gli uffici decentrati quelli che, sulla carta, sono in ogni capoluogo di provincia, ma in alcune realtà è difficile raggiungere, ebbene per mantenere in piedi tale strutture si spendono ogni anno 250mila euro.
Ma una spesa che sicuramente si poteva tagliare è quella esilarante che nel bilancio corrisponde alla voce data all’associazione degli ex consiglieri (sembra incredibile, ma è così!), ebbene per loro sono riversati 105mila euro l’anno.

mercoledì 11 aprile 2012

L'IMBROGLIO DEI FANS PER USO TOPICO


ESPOSTO


Dott. Salvatore Ferraro
Via Paolo Borsellino, 59
87041 – ACRI (CS)
Tel. 0984-955183 email: asclepio54@gmail.com


All’Agenzia Italiana del Farmaco

Via del Tritone, 181
00187 - ROMA


e p. c. : Alla FNOMCeO

Piazza Cola di Rienzo 80/A
00192 - ROMA

Oggetto: Esposto sulla inutilità dei FANS per uso topico.

Il sottoscritto dott. Salvatore Ferraro, segnala a codesta spett.le Agenzia, cui è affidata, fra l’altro, la vigilanza sui farmaci, il caso dei FANS PER USO TOPICO, medicamenti di largo consumo fra i più inutili e meglio pubblicizzati.
Alla luce di quanto segue, risulta sorprendente come tali farmaci abbiano potuto ottenere le autorizzazioni per l’immissione in commercio.
I FANS (Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei) sono ottimi farmaci che svolgono attività antinfiammatoria, analgesica ed antipiretica.
Il loro meccanismo d’azione consiste in una inibizione della biosintesi delle prostglandine, sostanze chimiche deputate al controllo di numerosi processi fisiologici e patologici.
L’attività dei FANS si svolge a livello sistemico, cioè il farmaco per avere effetto deve raggiungere il circolo sanguigno.
La diffusione sistemica è ottima se la somministrazione avviene per via orale, rettale o parenterale.
La somministrazione per via cutanea non sortisce alcun effetto perché per tale via la penetrazione a livello circolatorio è nulla.
Eppure, da più di 30 anni (il Fastum gel data la sua prima autorizzazione nel 1978), le case farmaceutiche con la collaborazione più o meno consapevole e/o colpevole di medici, ortopedici, clinici, spot pubblicitari, ecc. spacciano i FANS per uso topico come farmaci che, se applicati sulla pelle, possono esercitare un effetto terapeutico diretto.

Che questi farmaci non abbiano alcun effetto, se non quello di alleggerire le tasche dei cittadini utenti, è confermato dagli stessi produttori, che lo ammettono spiritosamente nei foglietti illustrativi (i cosiddetti “bugiardini”).

Ad esempio, sul bugiardino del Diclofenac Sandoz gel alla voce Sovradosaggio è scritto: “Poiché l’assorbimento sistemico di Diclofenac Sandoz Gel per uso topico è molto basso casi di sovradosaggio sono estremamente improbabili”.
Stesse “confessioni” sul foglietto illustrativo del Voltaren Gel, del Lasonil crema, del Dicloreum Actigel, ecc.

Ma il bugiardino del Fastum gel li supera tutti. Leggere per credere.

Proprietà farmacocinetiche - Dopo somministrazione orale di una dose singola entro 2 ore si raggiungono le massime concentrazioni ematiche. La emivita plasmatica del ketoprofene varia da un'ora a 3 ore;… Per via cutanea l'assorbimento è invece scarsissimo.
Infatti l'applicazione di 50-150 mg di ketoprofene per via percutanea determina livelli plasmatici del principio attivo pari a 0,08.0,15 mcg/mL dopo circa 5.8 ore dalla applicazione.


Chiaro?! Le pomate, i gel, le creme che contengono FANS non danno il benché minimo beneficio anche se consigliate da medici, specialisti, farmacisti e TV.
C'è da dire, infine, che i FANS per uso topico sono in fascia C, cioè a totale carico del paziente.
In Italia ogni anno il volume di affari legato a questo traffico perpetrato ai danni del cittadino ignaro si aggira intorno ai 55 milioni di euro.
Inoltre, fra consumo nelle strutture ospedaliere, erogazione gratuita a famiglie indigenti in alcune regioni, nel 2009 la spesa farmaceutica, per questi medicamenti, a carico del SSN si è aggirata intorno ai 2,5 milioni di euro.
Vogliano pertanto le SS.LL. responsabili dell’AIFA verificare le infrazioni commesse nel percorso sperimentazione-autorizzazione-commercializzazione- informazione dei FANS per uso topico e prendere i più opportuni provvedimenti. Distinti Saluti

mercoledì 28 marzo 2012

CREDULONI E CIARLATANI

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SOLO CHI CREDE PUO' ESSERE INGANNATO



Ogni anno 12 milioni di Italiani si rivolgono per problemi di salute anche gravi a maghi, guaritori, astrologi. 
Ogni giorno 33 mila cittadini fanno la fila da improbabili sensitivi, taumaturghi e veggenti per risultati inesistenti a caro prezzo. 
Il giro d’affari di questi ciarlatani è di 6 miliardi di euro annui (evasione fiscale 98%).

Il bisogno di credere è insito nel cervello umano, che dovrebbe essere invece l’organo deputato a pensare.

Lo hanno capito ancora meglio i produttori di farmaci.

Le case farmaceutiche, scoperta questa sconfinata necessità di credere, si sono dette: figuriamoci come crederanno a noi che, al contrario dei ciarlatani, per giungere alla commercializzazione di un farmaco, dobbiamo far fronte alla ricerca e alla sperimentazione clinica, sottostare a una filiera di autorizzazioni e pareri da parte di organismi preposti (Ministero della Salute, Istituto Superiore della Sanità, AIFA; ecc).

Hanno capito, fra l’altro, che chi ha bisogno, chi soffre, consuma. E allora, perché ricercare, produrre e commercializzare farmaci che curano realmente.
Importante è far credere e far consumare.

"Nessuno desidera la vostra felicità, perché chi è felice non consuma".

giovedì 8 marzo 2012

L'8 MARZO. UN FALSO COMUNISTA-FEMMINISTA

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Da QELSI.



Ci hanno fatto credere che l’8 marzo 1908 un gruppo di donne si riunì nella filanda tessile Cotton di New York per dichiararsi in sciopero. Il padrone le chiuse a chiave e l’edificio prese fuoco: morirono 129 donne.
Nulla di tutto ciò è mai accaduto.
Nessuna fabbrica prese fuoco e nessuna donna morì bruciata l’8 marzo 1908. Quando la verità storica emerse, si tentò di retrodatare l’origine della festa al giorno 8 marzo 1857. Anche questo risultò essere falso. Quindi, ad una carica della polizia contro donne in sciopero l’8 marzo 1848, ma fu solo l’ennesimo falso storico.
Nella realtà la festa dell’8 marzo è stata imposta dal dittatore comunista sovietico Vlamidir Lenin e dalla femminista Alexandra Kollontai per far credere alle lavoratrici di essere state liberate dalla schiavitù capitalistico-patriarcale. La festa venne poi ufficializzata dal Soviet Supremo “per commemorare i meriti delle donne Sovietiche nella costruzione del Comunismo”.
In Italia, la festa venne introdotta nel 1922 dal Partito Comunista che pubblicò sul periodico “Compagna” un articolo secondo il quale Lenin proclamava l’8 marzo come “Giornata Internazionale della Donna”. La festa cadde in disuso, e venne reintrodotta l’8 marzo 1945 dall’UDI, organizzazione composta da donne appartenenti al PCI e ad altri partiti di sinistra. Fu nel dopoguerra che venne fatta circolare la falsa storia delle donne bruciate. In Italia il simbolo è la mimosa; in paesi con climi più freddi il simbolo è un nastro viola, in quanto è stato fatto credere che le inesistenti lavoratrici bruciate producevano panni viola.
Nella realtà storica, esiste una vera violenza contro donne ed un vero incendio accaduti l’8 marzo. Del 2000, quando un gruppo di femministe coperte da passamontagna diede fuoco alle croci di una Chiesa di Montreal, sporcando le mura e l’altare con graffiti che proclamavano “No Dio, no padroni”. Le femministe sparsero addirittura assorbenti sporchi e preservativi, distrussero inni e testi sacri, spinsero e fecero cadere a terra altre donne anziane colpevoli di essere contrarie all’aborto. Ne diede notizia il National Post.

“Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato” .
George Orwell, 1984

domenica 12 febbraio 2012

IL PIU' GRANDE SCANDALO ITALIANO

FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI
RIMBORSI ELETTORALI


ha portato a questo:

Una breve rinfrescata storica è d'obbligo Il finanziamento pubblico ai partiti è introdotto dalla Legge Piccoli n.195/1974, che interpreta il sostegno all'iniziativa politica come puro finanziamento alle strutture dei partiti presenti in Parlamento, con l'effetto di penalizzare le nuove formazioni politiche. Dopo una serie di referendum falliti per vari motivi, il referendum abrogativodell'aprile 1993 vede il 90,3% dei voti espressi a favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, nel clima di sfiducia che succede allo scandalo di Tangentopoli. L'Italia però si libera di questa gabella incivile e medievale che mira solo a consolidare le posizioni e mantenere per sempre lo status quo parlamentare solo per pochissimi mesi.
Con quello che può moralmente definirsi come uno dei più granditradimenti del volere popolare nello stesso dicembre 1993 il Parlamento aggiorna (con la Legge 515/1993) la già esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese elettorali”, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994. Per l'intera legislatura vengono erogati in unica soluzione 47 milioni di euro. Vi sembrano tanti? Leggete avanti e rimarrete di stucco!
n pratica, aggirando il referendum e modificando un paio di definizioni i partiti tornano a appropriarsi impunemente e legalmente del denaro dei cittadini.
Ma la storia prosegue: con la Legge 2/1997, intitolata “Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici”, si reintroduce di fatto il finanziamento pubblico ai partiti. Il provvedimento prevede la possibilità per i contribuenti, al momento della dichiarazione dei redditi, di destinare il 4 per mille dell'imposta sul reddito al finanziamento di partiti e movimenti politici (pur senza poter indicare a quale partito), per un totale massimo di 56.810.000 euro, da erogarsi ai partiti entro il 31 gennaio di ogni anno. Per il solo anno 1997 viene introdotta una norma transitoria che fissa un fondo di 82.633.000 euro per l'anno in corso (nonostante le adesioni siano minime). Da 47 a 82,6 milioni di euro in 3 anni.Vi sembrano tanti? Leggete avanti.
La Legge 157/1999, dietro il titolo “Norme in materia di rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e referendarie” reintroduce un finanziamento pubblico completo per i partiti. Il rimborso elettorale previsto non ha infatti attinenza diretta con le spese effettivamente sostenute per le campagne elettorali. La legge 157 prevede cinque fondi: per elezioni alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo, Regionali, e per i referendum, erogati in rate annuali, per 193.713.000 euro in caso di legislatura politica completa (l'erogazione viene interrotta in caso di fine anticipata della legislatura). Da 47 a 82,6 a 193,7 milioni di euro! Vi sembrano tanti? Leggete avanti.
La normativa viene modificata dalla Legge 156/2002, “Disposizioni in materia di rimborsi elettorali”, che trasforma in annuale il fondo e abbassa dal 4 all'1% il quorum per ottenere il rimborso elettorale. L’ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa più che raddoppia, passando da 193.713.000 euro a 468.853.675 euro. Infine, con la Legge 5122/2006, l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva.
Con quest’ultima modifica l’ aumento è esponenziale. Con la crisi del governo Prodi del 2008, i partiti iniziano a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono contemporaneamente le quote annuali relative alla XV e alla XVI Legislatura. Cioè se non fosse chiaro: fino al 2011 anche l'Udeur di Mastella continuerà a percepire i rimborsi elettorali per la tornata del 2006, mentre i partiti che hanno raccolto almeno l'1% dei consensi stanno prendendo i rimborsi sia relativamente al 2006 che alle elezioni 2008 e sono sistemati fino al 2013.

venerdì 10 febbraio 2012

IL SEGRETARIO PIU' RICCO D'ITALIA.

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GRAZIE A FINANZIAMENTI LECITI E ILLECITI DI PARTITO.


Forse non lo sanno nemmeno loro, ma al catasto non hanno dubbi. La più grande immobiliare di Italia è quella della politica. E il palazzinaro per eccellenza di Palazzo è Pierluigi Bersani. Incrociando come dovrebbe Attilio Befera i dati dei registri delle Camere di commercio con quelli di Sister dell’Agenzia del Territorio, Libero è stato in grado di disegnare la prima vera e completa mappa immobiliare della politica italiana. I partiti politici, le loro organizzazioni territoriali, i circoli, le società immobiliari controllate direttamente e indirettamente hanno in mano oggi 3.805 fabbricati sparsi in tutta Italia e 928 terreni. Le loro rendite catastali, agrarie e dominicali sommate ammontano a circa 2,8 milioni di euro, che ai fini della nuova Imu di Mario Monti indicherebbero un valore fiscale di circa 500 milioni di euro. In media per avere un valore reale di mercato bisognerebbe più che raddoppiare questa cifra, arrivando quindi a circa 1,2 miliardi di euro. Di questa somma l’80% circa riguarda proprietà immobiliari che risultano ancora in capo alle forze politiche in cui pianta le sue radici il Pd. Significa che sparso ovunque e gelosamente custodito in forzieri, fondazioni e strutture territoriali, Bersani può contare su un patrimonio immobiliare che vale quasi un miliardo di euro in caso di valorizzazione. Gran parte è intestato ancora al Partito democratico della sinistra e alle sue strutture territoriali (unità di base, federazioni regionali, comunali e territoriali di varia natura), nonché alle immobiliari che risultano ancora di sua proprietà. Solo nell’area Pci-Pds-Ds-Margherita-Ppi-Pd sono 831 i diversi codici fiscali che risultano intestatari di fabbricati.

Vecchie sezioni - Fra questi ci sono sicuramente le sezioni del vecchio pci, che risulta ancora intestatario al catasto di ben 178 fabbricati e 15 terreni. Ma vedendo numeri di vani e caratteristiche di ciascun immobile, è difficile che proprietà accatastate come abitazioni di 12 o 14 vani o uffici di metrature ancora più ampie possano corrispondere al classico identikit delle vecchie sezioni territoriali. I democratici di sinistra controllano gran parte del patrimonio immobiliare attraverso le nuove fondazioni che ha costituito con pazienza il tesoriere Ugo Sposetti. Particolarmente ricche quelle umbre e quella di Livorno. Fra Pds, Pd, Ds e vecchio Pci sono ben più di 3 mila i fabbricati di proprietà. E non è manco detto che ci sia una mappatura completa, e che le varie federazioni di sigle ormai in disarmo ne abbiano l’esatto controllo. Non è escluso che qualche vecchio amministratore locale non ne abbia nemmeno fatta menzione al partito. La mappa immobiliare è comunque l’unica che rende in qualche modo tangibile il fantasma più classico di ogni partito politico: quello del bilancio consolidato. Per capire quanti soldi sono girati e girano, e quale è la forza economica bisognerebbe infatti mettere insieme i conti nazionali che vengono resi pubblici con i rendiconti delle centinaia di strutture territoriali che invece sono nascosti.

Forza economica - L’emergere di tante proprietà immobiliari fa comprendere meglio di ogni altra cosa come il Pd sia il partito che ha alle sue spalle la forza economica più impressionante della politica. L’unica cosa che non si capisce è come gli amministratori locali di Bersani continuino ad impiegare fondi che il partito gira alle strutture territoriali nell’acquisto di nuovi immobili. A Genova, dove non mancano certo proprietà delle varie sigle che stanno alle spalle del Pd, è stato comprato un appartamento da 5 vani nel 2010. A Crespino, in provincia di Rovigo, quattro fabbricati. A Montecchio, provincia di Reggio Emilia, acquistati nell’aprile 2011 addirittura due terreni erbosi. Acquistati immobili e terreni nel piacentino. Così nello spezzino, dove esisteva una celebre immobiliare del pds. Sarà forse un buon investimento in momento di crisi, perché certo il mattone dà più soddisfazione e sicurezza dei fondi in Tanzania. Resta difficile comprendere perché nella sinistra italiana faccia tanto ribrezzo potere prendere una sede di partito o un ufficio per i propri dirigenti in banale affitto come accade a molte altre forze politiche.

Il papa laico - Re Bersani a parte, dalla banca dati della Agenzia del Territorio emergono molte sorprese: tutti i partiti ufficialmente morti e sepolti hanno ancora appartamenti e perfino palazzine di un certo valore. Dalla Dc al partito socialista. Ne posseggono anche partiti che certo non hanno invaso le cronache politiche, come quello del Papa laico o quello dell’armonia. Ma la sorpresa delle sorprese viene dal partito nazionale fascista, che non solo è morto, ma è stato sciolto per legge. Tutti i suoi beni sono passati al demanio pubblico, ma l’operazione non è riuscita per quattro fabbricati e due terreni. Uno di questi risulta ancora di proprietà del Pnf e dato un uso ad Anagni, nel frusinate, al Fondo edifici di culto del ministero dell’Economia.

martedì 24 gennaio 2012

CONTRO IL LOGORIO DEI NOSTRI POLITICI

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BRAIN RESET. LE FACCE CHE PREFERIAMO. GRAZIE MADRE NATURA.


sabato 7 gennaio 2012

PENSIONATI FACCE DI DERETANO

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CIAMPI 34,000 EURO, AMATI 31.000 EURO PRODI 14.000 EURO.




MERITI SPECIALI:
Carlo Azeglio Ciampi: Tutto fu pianificato oltre venti anni fa. Il progetto era alquanto semplice in quanto doveva soltanto soddisfare la voracità del mondo della finanza.
Progetto che prevedeva di papparsi tutto ciò che era pensabile.
Il via alle danze lo diede nel 1992 l’allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi che si incaponì nella difesa della lira sotto l’attacco di Soros.
Alla fine il governatore riuscì a bruciare 60 mila miliardi di lire ed a svalutare la moneta nazionale del 30%. Così che gli investitori anglosassoni poterono razziare a prezzi di liquidazione quelle aziende pubbliche che nel frattempo Giuliano Amato, Presidente del Consiglio, aveva declassato in società per azioni per poterle mettere sul libero mercato. Nessuno pose domande, a parte la Guardia di Finanza che nel 1996 aprì una indagine, naturalmente con il solito giochino da illusionisti fatta sparire da altri soggetti.
Le nuove icone della Repubblica non potevano essere oggetto di sospetti. Ed infatti per i loro servigi, Carlo Azeglio Ciampi fu ricompensato con la Presidenza della Repubblica, Giuliano Amato ha ricoperto svariati incarichi ministeriali ed addirittura in occasione dell’ultima elezione presidenziale il suo nome fu proposto dal PDL in alternativa allo stesso Napolitano.
Romano Prodi partecipò al progetto dello spolpamento delle aziende di Stato, prima da presidente dell'IRI, svendendo aziende a compagni di merende come De Benedetti e poi da Presidente del Consiglio.
E questi malfattori ancora sono in giro a far danni con la compiacenza del popolo bue e dei politicanti.