martedì 22 agosto 2017

L'IGNORANZA E' MENO DANNOSA DEL CONFUSO SAPERE.




L'INSENSIBILITA' ASSOLUTA DEI POLITICANTI CALABRESI VERSO IL NOSTRO PATRIMONIO STORICO E CULTURALE.
L'incendio di Cosenza è stato spento, anche grazie al fiume di lacrime di coccodrillo che è sceso lungo Corso Telesio, ma non si sono ancora spenti gli appelli appassionati di esperti che continuano a susseguirsi su tutta la stampa nazionale.
Il danno conseguente all'incendio doloso non è poi così grave, trattandosi di "fotocopie", e visti i personaggi da operetta che dominano la scena e sui quali fa luce e diverte un articolo di IACCHITE,  http://www.iacchite.com/cosenza-roberto-bilotti-identikit-un-mecenate/ ma dimostra, 1. la mancanza assoluta di prevenzione e tutela del nostro patrimonio culturale da parte di una classe politica incapace e insensibile, 2. l'indifferenza e l'impotenza dei calabresi di fronte alla progressiva distruzione del nostro patrimonio culturale, che più che materiale, è mentale.
Pubblico un ottimo articolo del Prof. Ocone che ho avuto il piacere di conoscere, ma che, come tanti altri, non conosceva la reale entità di questi "tesori".

BERNARDINO TELESIO

  LA VERGOGNA DEI TESORI BRUCIATI  


  di Corrado Ocone (*)

Fonte: Il Mattino 
La natura non ha un fine ad essa esterno ma è solo materia che si aggrega e disgrega secondo i modi che, attenendosi strettamente alla realtà della cosa, lo scienziato scoprirà mano a mano. E lo farà con un processo conoscitivo che, a sua volta, non avrà nulla di “miracoloso” ma si realizzerà attraverso i dati che ci provengono dai sensi e che l’intelletto elabora.
L’universo, per Telesio, non ha più nulla di stabile e stabilito, come in Aristotele e nella tradizione del cristianesimo medievale: non esiste nei suoi elementi una gerarchia, un alto e un basso prestabiliti. La vita umana, almeno quella biologica, è pienamente inserita in questo meccanismo: non ha altro fine che non sia in se stessa, nella volontà di conservarsi e di accrescere il proprio potenziale di vita.
Telesio, pur con mille accorgimenti tattici, dice questo prima di Galileo, di Bacone, di Hobbes, i quali tutti gli sono tributari. E tutti gli saranno nelle loro opere riconoscenti per il contributo originario che ha dato alla vera e propria “frattura epistemologica” che segna l’inizio dell’età moderna.
Quando Benedetto Croce, nel ripercorrere le vicende del Regno di Napoli, scrive che è agli uomini di cultura, al loro contributo, che si deve la parte di dignità che tocca anche a noi meridionali, è a personalità come Telesio che sicuramente pensava. Fa perciò specie che sia proprio il Mezzogiorno, nelle sue classi dirigenti prima di tutto, ma anche nella parte più ampia dei suoi cittadini, ad essersi del tutto dimenticato di questo contributo di cui sarebbe giusto e utile “menar vanto”.
La cosa che impressiona di più nell’incendio di Cosenza, ove rari manoscritti e pergamene di Telesio, e anche la prima edizione a stampa del De Rerum natura sono andate distrutte, è proprio l’insensibilità che le autorità pubbliche cittadine avevano mostrato di fronte ai ripetuti appelli del proprietario dello stabile. Il quale aveva messo puntualmente e inutilmente in guardia dei rischi che un così prezioso e raro materiale correva per via dell’occupazione abusiva dell’appartamento sottostante.
Più che insensibilità, si è trattato probabilmente di ignoranza, di quella incapacità di cogliere l’importanza simbolica e identitaria che per una comunità dovrebbe avere un così prezioso patrimonio storico. Tanto più quanto esso, come nel caso in questione, richiama ad una dimensione universalistica, europea, moderna, che il nostro Mezzogiorno, chiuso nel suo sterile provincialismo rivendicativo, non ha più quasi avuto dai tempi di Telesio.
Strana sorte quella nostra di aver anticipato e contribuito a costruire la Modernità, ma poi essercene come ritirati. Ma tant’è!
Mentre piangiamo la perdita irreparabile, sarebbe giusto pensare con consapevolezza al futuro, affinché casi del genere non abbiano più a verificarsi. Sarebbe bello e utile censire il patrimonio culturale di tutto il Mezzogiorno, farne un motivo di orgoglio, studiare forme per valorizzarlo. Sarebbe anche bello inserire questo lavoro in una europea rete della cultura, tanto più che oggi fare quello che a suo tempo fece Telesio, cioé stringere rapporti con i dotti di tutta Europa ed entrare in un circuito di elaborazione intellettuale sovranazionale, sarebbe estremamente più facile.
Sarebbe tutto bello e utile sì, ma temo che non se ne faccia niente anche questa volta. Metabolizzeremo anche questa perdita. Come a Cosenza, guarderemo indifferenti o impotenti alla distruzione progressiva del nostro patrimonio culturale. Non dico ad altre distruzioni materiali, ma a quella distruzione mentale che avviene ogni volta che voltiamo le spalle al nostro passato alla ricerca di un futuro diverso che in questo modo non arriverà mai. 
(*)   Corrado Ocone, è un filosofo e saggista di BeneventoSi occupa soprattutto di temi concernenti il neoidealismo italiano e la teoria del liberalismo.
Allievo di Raffaello Franchini, è borsista dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli negli anni 1993-1994. Qui ha l’opportunità di lavorare direttamente nella biblioteca personale di Benedetto Croce e con l’aiuto di Alda Croce, figlia del filosofo, raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui.
È direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma. 
È membro del Comitato Scientifico della Fondazione Cortese di Napoli e del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Craxi. 
È fra i promotori del Centro Collingwood di Napoli.
(Wikipedia)