domenica 11 dicembre 2016

I MITICI SINDACI ACRESI DEL PASSATO


Risposta ad Alberto Vuono, un Amico FB, un Compagno Duro e Puro.



Oggi Alberto ha scritto sulla sua Pagina FB un post in cui dà una sua interpretazione dei debiti del Comune di Acri:
In estrema sintesi lui dice che fino al 1999 il Comune di Acri era stato addirittura promosso dallo SWIMEZ "Comune Virtuoso", da quella data in poi i sindaci hanno incominciato a fare debiti, chi più chi meno, e adesso siamo arrivati al Fallimento soprattutto per colpa di Tenuta. (*)


Ma vorrei riportare un caso riferito ad una mia precedente esperienza amministrativa e rispondere ad Alberto.

Caro Alberto, premesso che chi ha amministrato dal 1999, secondo la tua datazione, chi più chi meno, si è trovato a dover fronteggiare situazioni debitorie  sulla cui provenienza si potrebbe discutere a lungo, e premesso che il disastro più grave si è verificato nel 2011 (8.000.000 di euro solo di debiti fuori bilancio) anno preso in considerazione dalla Corte dei Conti che ha decretato il dissesto, vorrei ricordare uno dei tanti gravi atti amministrativi, causa di indebitamento, verificatosi precedentemente al 1999. 
A quei tempi ancora le amministrazioni non erano sottoposte ad alcun controllo, lo Stato ripianava i deficit dei Comuni senza problemi, si gestivano i bilanci come quelli dei condomini. 
Sarò breve.
Nel 1992 entrai a far parte di un’Amministrazione bianco-rossa (DC-PCI) come assessore al personale e alle attività produttive. 
Il primo giorno del mio insediamento fui costretto – cominciamo bene mi son detto - a bloccare, per le scale della casa comunale, un cittadino che brandiva un coltello con l’intenzione di usarlo nei confronti di un capoufficio. Per fortuna, conoscendolo molto bene, riuscii a convincerlo a desistere dall’insano proposito e a farmi spiegare il motivo che l’aveva indotto a perdere la testa.
Aveva lavorato per il Comune 7 o 8 anni (a quei tempi – sto parlando degli anni ottanta - il Comune utilizzava dei lavoratori che effettuavano fino a 100 giornate annue, regolarmente autorizzate… poi verranno i cinquantunisti, i centunisti ecc.) e collocato in pensione per motivi di salute dall’INPS, ma senza diritto di indennità perché non aveva sufficienti anni di contribuzione, mancando i contributi che avrebbe dovuto versare il Comune.
Tranquillizzai il malcapitato facendomi carico di interessarmi della faccenda (la Bassanini doveva ancora arrivare). 
Il capoufficio non riusciva a capire come era stato possibile che si erano dimenticati di versare i contributi a quello sventurato. A volte la memoria gioca brutti scherzi.
Poiché lavoravo per conto dell’Istituto Previdenziale, mi pregò di parlare con qualche funzionario e vedere come poter risolvere il problema.
Il funzionario dell’INPS mi disse che era in corso un accertamento da parte dei propri ispettori, a partire dal 1980, e che il lavoratore di cui sopra non era il solo, ma vi erano altri 72 casi. 
Praticamente a tutti quelli che avevano lavorato in quegli anni, il Comune non aveva versato una sola lira di contributi previdenziali. Il caso del signore con il coltello era emerso in anticipo perché pensionato per malattia, ma quando sarebbero andati in pensione gli altri, sarebbero venuti al Comune con i forconi.
Il funzionario disse che potevamo aderire ad un condono che stava per scadere  così nel maggio 1993 procedemmo a deliberare un condono di (tieniti forte) 1.412.505.000 di lire (un miliardo, quattrocento dodici milioni) diviso in tre rate annuali.


Stiamo parlando degli anni ottanta, ma sto preparando una pubblicazione che riporta molti altri esempi, degli stessi anni o di anni precedenti, tutti documentati, che dimostrano che se il Comune di Acri, come dici tu, è stato insignito del riconoscimento di “Comune Virtuoso”, prima del 1999, con lo stesso criterio possiamo dire – mentendo spudoratamente - che lo è stato anche dopo.
La storia che ho riportato in sintesi  è stata di una gravità inaudita, non tanto per il debito che il Comune è stato costretto a pagare, ma per come venivano trattati i lavoratori, in un periodo in cui amministravano mitici sindaci rossi.
Riferisco, e termino questo commento spiacevole per te – ma ti assicuro che non era mia intenzione ferire il tuo orgoglio di comunista sincero - le parole del funzionario dell’INPS: 
“Dotto’, il Comune di Acri si è comportato peggio di quei privati che fanno caporalato. I lavoratori, che dovrebbe tutelare, li ha accoltellati alle spalle.”

(*) Da Agosto 1999 (caduta dell'Amministrazione Rocco), sono iniziati i guai del Comune di Acri, infatti, fino a quel momento, il nostro Comune non aveva avuto problemi. Anzi, lo Svimez lo aveva promosso come "Comune Virtuoso". Dopo il commissariamento, a seguito dello scioglimento, provocato dalle dimissioni di alcuni Consiglieri Comunali, nel 2000, la guida passava all'Amministrazione Tenuta, la quale, dopo cinque anni, lasciava in eredità un debito di oltre €. 12.500.000. Subentrata l'amministrazione Coschignano, nei cinque anni, riusciva ad abbassare il debito a circa €. 2.500.000,00 ed a disfarsi dei titoli tossici "derivati" lasciati sempre in eredità dall'Amministrazione Tenuta (fino a questo momento io ero sempre in Consiglio, nelle fila di maggioranza con Rocco e Coschignano ed in quelle di minoranza con Tenuta). Finita l'amministrazione Coschignano è subentrata quella Trematerra che pare abbia portato il debito a circa 22.000.000,00 di euro. Gli acresi, che evidentemente pensarono che il "primo artefice" del debito del Comune, potesse riportarli fuori dal Tunnel, con una bella strategia, rimandarono alla guida del Comune l'ex Sindaco Tenuta, il quale, in un primo momento, attraverso un prestito, ci ha prorogato i guai, se ricordo bene, fino al 2035 ed oggi ci ha traghettati verso il fallimento del Comune. Io non so se questa amministrazione avrà la decenza di chiedere scusa alla città e dimettersi, per anticipare il voto, oppure se andremo al voto il 2018, alla scadenza naturale. In ogni caso, spero che stavolta, gli acresi, facciano una scelta oculata e non si rendano nuovamente complici del declino della Città.

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