Magistratura [modifica]In Italia il Presidente della Repubblica è anche a capo del CSM come organo (di autogoverno della Magistratura) di Garanzia autonomo e indipendente da ogni altro potere.
Anche in Francia il CSM è presieduto dalla più alta carica dello Stato ma con la non sottile differenza che oltralpe il Presidente della Repubblica ha potere politico.
Secondo De Gaulle Capo di Stato doveva essere presidente dei Francesi, e questo, formalmente è rimasto a mezzo secolo di distanza. Per esempio l’ultimo presidente Nicolas Sarkozy appena eletto si è dimesso dal Partito di politico di appartenenza. È solamente un atto formale ma garantisce una sorta di rispetto per la carica assegnatagli sapendo che è stabile per tutto il suo mandato.
Il CSM francese è a geometria variabile, divisa nettamente in 2 settori:
Magistratura Giudicante
Magistratura Requirente (pubblico Ministero) alla dipendenza dell’esecutivo.
Entrambi hanno qualifica di magistrati, anche se hanno funzioni diverse. Una particolare garanzia è data alla magistratura giudicante ovvero l’inamovibilità. Un principio rigoroso che vieta ogni nuova destinazione senza il consenso dell’interessato. Particolare significato qualora in giudizio siano presenti esponenti o interessi politici.
I Magistrati francesi hanno due carriere separate ed è impossibile passare da un all’altra. A capo c’è il ministro della Giustizia che controlla l’operato della Magistratura Giudicante. L’azione penale è discrezionale possibilità di scegliere quali reati perseguire.
Per quel che riguarda l’ordinamento giudiziario è da rilevare la presenza numerosa di tribunali straordinari.
Nel nostra paese i tribunali straordinari sono stati di molto ridotti insieme all’abolizione del codice \ corte di commercio, in memoria dei tribunali fascisti. Ne manteniamo infatti solamente 3: Corte dei conti, Tribunali militari e Consiglio di Stato. Inseriti in un secondo momento per velocizzare le pratiche i giudici di Pace.
Articolo 66. Costituzione'
L'autorità giudiziaria, garante della libertà individuale, assicura il rispetto di questo principio alle condizioni previste dalla legge.
Rappresenta la riserva di giurisdizione.
Organizzazione giudiziaria. [modifica]Giudici “di prossimità”. Simili ai nostri G. di pace
Tribunali d’Istanza con competenza Civile
Tribunali di Commercio (già dal medioevo)
Giudici d’Istruzione campo penale (figura scomparsa in
Italia con L’introduzione del C. di procedura penale)
Corti di Assise
Tribunali di grande istanza (sede penale)
Corti D’Appello
Corte di Cassazione (Funz. di interpretaz. legge). Non
rappresenta il terzo grado di giudizio.
domenica 27 marzo 2011
mercoledì 23 marzo 2011
ATTUALITA' DI ENNIO FLAIANO
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Aforisma 328 21 marzo 1969.
Iscrivetevi al Partito Comunista.
Vantaggi:
- sarete temuti e rispettati
- libertà privata totale
- ampie possibilità per il futuro
- viaggi in comitiva
- nessuna perdita in caso di persistenza del Sistema
- guadagno in caso di rivoluzione (almeno per i primi tempi)
- colloquio coi giovani
- ammirazione del ceto borghese
- ampie facilitazioni sessuali
- possibilità di protesta
- rapida carriera
- firme di manifesti vari
- impunità per delitti politici o di opinione
- in casi disperati, alone di martirio
Aforisma 328 21 marzo 1969.
Iscrivetevi al Partito Comunista.
Vantaggi:
- sarete temuti e rispettati
- libertà privata totale
- ampie possibilità per il futuro
- viaggi in comitiva
- nessuna perdita in caso di persistenza del Sistema
- guadagno in caso di rivoluzione (almeno per i primi tempi)
- colloquio coi giovani
- ammirazione del ceto borghese
- ampie facilitazioni sessuali
- possibilità di protesta
- rapida carriera
- firme di manifesti vari
- impunità per delitti politici o di opinione
- in casi disperati, alone di martirio
Pisa, segretaria PD gira un film porno.
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Malgrado una mascherina è stata riconosciuta in paese dal confronto con le foto del suo profilo facebook
Divideva la passione per la politica con quella dei film hard, così una giovane segretaria di un circolo Pd della provincia di Pisa (di San Miniato) ha deciso di girare un film porno. Nonostante la mascherina indossata durante le scene roventi è stata riconosciuta da alcune persone che hanno messo a confronto le immagini del film intitolato "E' venuto a saperlo mia madre" con quelle del suo profilo su Facebook. Sulla sua bacheca sono così arrivati i primi post ammiccanti, poi sempre più espliciti.
La giovane ha così deciso di dimettersi dal ruolo che ricopriva nel circolo. Il Pd in una nota fa sapere di non aver sospeso la ragazza, ma di aver accolto le sue dimissioni. Precisa anche di "non aver discusso in nessuno dei suoi organismi della vicenda della giovane di cui parlano oggi i giornali locali nelle cronache di San Miniato" e che lei risulta "tuttora regolarmente iscritta al partito".
Malgrado una mascherina è stata riconosciuta in paese dal confronto con le foto del suo profilo facebook
Divideva la passione per la politica con quella dei film hard, così una giovane segretaria di un circolo Pd della provincia di Pisa (di San Miniato) ha deciso di girare un film porno. Nonostante la mascherina indossata durante le scene roventi è stata riconosciuta da alcune persone che hanno messo a confronto le immagini del film intitolato "E' venuto a saperlo mia madre" con quelle del suo profilo su Facebook. Sulla sua bacheca sono così arrivati i primi post ammiccanti, poi sempre più espliciti.
La giovane ha così deciso di dimettersi dal ruolo che ricopriva nel circolo. Il Pd in una nota fa sapere di non aver sospeso la ragazza, ma di aver accolto le sue dimissioni. Precisa anche di "non aver discusso in nessuno dei suoi organismi della vicenda della giovane di cui parlano oggi i giornali locali nelle cronache di San Miniato" e che lei risulta "tuttora regolarmente iscritta al partito".
domenica 20 marzo 2011
Toghe lucane, archiviazione per trenta imputati: ecco l'ennesimo flop per l'ex pm De Magistris
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In attesa che Santoro e Travaglio ne parlino ad Annozero: De Magistris, la più grande truffa mediatica di tutti i tempi ai danni del cittadino-elettore
da Processomediatico.it:
Toghe lucane era una bufala. Ma la stampa ‘libera’ ora tace.
“L’inchiesta “Toghe Lucane” si è conclusa con l’en plein, ovvero la posizione di 30 indagati su 30 si è risolta con un provvedimento di archiviazione. Le motivazioni del GUP di Catanzaro, la d.ssa Maria Rosaria Di Girolamo in questo caso non lasciano adito ad interpretazioni:“Un impianto accusatorio «lacunoso» e tale da non presentare elementi «di per sé idonei» a esercitare l’azione penale”.
Roma. Affonda in una maxiarchiviazione l’ultima impresa da pm di Luigi De Magistris. Il gip di Catanzaro Maria Rosaria di Girolamo ha infatti accolto la richiesta di archiviazione della procura per l’inchiesta «Toghe Lucane», ultima indagine seguita dall’ex magistrato, poi divenuto europarlamentare con l’Idv di Antonio Di Pietro.
Si sgonfia così il teorema del «comitato d’affari» trasversale tra politica, imprenditoria e magistratura, che ha visto indagati per reati come corruzione, abuso d’ufficio e associazione per delinquere il senatore del Pd, ed ex sottosegretario nel governo Prodi, Filippo Bubbico, l’ex senatore di An, già componente del Csm Emilio Nicola Buccico, il governatore della Basilicata Vito De Filippo, l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, gli ex pm della stessa procura, Gaetano Bonomi e Felicia Genovese (Dda), il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, l’ex questore del capoluogo lucano, Vincenzo Mauro, Giuseppe Chieco, ex pm della procura di Matera, e Iside Granese, ex presidente del Tribunale della stessa città.
Il gip di Catanzaro ha pochi dubbi nell’accogliere la richiesta di archiviazione, e nell’ordinanza, depositata ieri, mette nero su bianco che la «fattispecie associativa», decisiva per reggere il teorema del «comitato d’affari», non è sostenibile «essendo del tutto carente la prova in ordine all’esistenza di un sodalizio avente le caratteristiche innanzi menzionate». «Manca - prosegue il giudice - il carattere fondamentale dell’esistenza di un qualunque accordo criminoso, volto a perseguire uno scopo comune che, peraltro, non si rinviene neanche nei singoli reati-fine ipotizzati».
Insomma, non ci sono «elementi fattuali» capaci di «integrare in capo agli indagati tutti gli elementi costitutivi dei reati ipotizzati». E non è nemmeno il caso di prevedere un supplemento di indagine, prosegue il gip, «vista l’enorme mole di materiale probatorio già acquisito (e che spazia dall’assunzione di informazioni all’acquisizione di documentazioni e intercettazioni)». «Enorme mole» che però non impedisce al giudice per le indagini preliminari calabrese di «ritenere l’impianto accusatorio lacunoso, e di affermare l’insussistenza della fattispecie penale ipotizzata», sbriciolando così l’ultima fatica in toga di De Magistris.
E se l’ex pm, ieri, raggiunto dalla notizia dell’archiviazione si è rifugiato in un «no comment», molti degli ormai ex indagati hanno incominciato a togliersi sassolini dalle scarpe. Comprensibile, visto che per tanti dei magistrati finiti nell’inchiesta, il coinvolgimento aveva innescato procedimenti disciplinari e trasferimenti di sede da parte del Csm. Così l’ex pg di Potenza, Tufano, accusato d’abuso d’ufficio e definito all’epoca da De Magistris «punto di riferimento» dei «poteri forti della Basilicata», ora ringhia: «A quelli che hanno provocato questo terremoto e hanno dato dolore alle nostre famiglie e infangato l’onore della Basilicata dico: vergognatevi dinanzi agli uomini e pentitevi dinanzi a Dio».
Proprio esaminando le accuse contro Tufano, il gip di Girolamo non risparmia critiche agli inquirenti: «L’ipotesi accusatoria originaria - scrive - postulava che Tufano, in cambio della condotta volta a favorire l’operato della Genovese (pm della Dda, ndr), avrebbe ricavato utilità consistenti nel ricevere l’intercessione della Genovese in ambienti politici e giudiziari alla stessa vicini, nel ricevere la disponibilità al ricovero e al successivo intervento presso la struttura ospedaliera San Carlo di Potenza e, infine, nel ricevere la disponibilità all’assunzione del figlio, Achille».
Eppure, prosegue il gip, «nulla è stato provato in ordine alla presunta intercessione della Genovese in ambienti politico-giudiziari (...) né in ordine al progetto di assunzione del figlio di Tufano». E il ricovero? «Può rilevarsi con tutta evidenza - conclude il gip - che un ricovero presso una struttura del ssn non può essere ritenuta per ciò stesso “utilità indebita”, atteso che si tratta di un diritto garantito a tutti i cittadini».
In attesa che Santoro e Travaglio ne parlino ad Annozero: De Magistris, la più grande truffa mediatica di tutti i tempi ai danni del cittadino-elettore
da Processomediatico.it:
Toghe lucane era una bufala. Ma la stampa ‘libera’ ora tace.
“L’inchiesta “Toghe Lucane” si è conclusa con l’en plein, ovvero la posizione di 30 indagati su 30 si è risolta con un provvedimento di archiviazione. Le motivazioni del GUP di Catanzaro, la d.ssa Maria Rosaria Di Girolamo in questo caso non lasciano adito ad interpretazioni:“Un impianto accusatorio «lacunoso» e tale da non presentare elementi «di per sé idonei» a esercitare l’azione penale”.
Roma. Affonda in una maxiarchiviazione l’ultima impresa da pm di Luigi De Magistris. Il gip di Catanzaro Maria Rosaria di Girolamo ha infatti accolto la richiesta di archiviazione della procura per l’inchiesta «Toghe Lucane», ultima indagine seguita dall’ex magistrato, poi divenuto europarlamentare con l’Idv di Antonio Di Pietro.
Si sgonfia così il teorema del «comitato d’affari» trasversale tra politica, imprenditoria e magistratura, che ha visto indagati per reati come corruzione, abuso d’ufficio e associazione per delinquere il senatore del Pd, ed ex sottosegretario nel governo Prodi, Filippo Bubbico, l’ex senatore di An, già componente del Csm Emilio Nicola Buccico, il governatore della Basilicata Vito De Filippo, l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, gli ex pm della stessa procura, Gaetano Bonomi e Felicia Genovese (Dda), il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, l’ex questore del capoluogo lucano, Vincenzo Mauro, Giuseppe Chieco, ex pm della procura di Matera, e Iside Granese, ex presidente del Tribunale della stessa città.
Il gip di Catanzaro ha pochi dubbi nell’accogliere la richiesta di archiviazione, e nell’ordinanza, depositata ieri, mette nero su bianco che la «fattispecie associativa», decisiva per reggere il teorema del «comitato d’affari», non è sostenibile «essendo del tutto carente la prova in ordine all’esistenza di un sodalizio avente le caratteristiche innanzi menzionate». «Manca - prosegue il giudice - il carattere fondamentale dell’esistenza di un qualunque accordo criminoso, volto a perseguire uno scopo comune che, peraltro, non si rinviene neanche nei singoli reati-fine ipotizzati».
Insomma, non ci sono «elementi fattuali» capaci di «integrare in capo agli indagati tutti gli elementi costitutivi dei reati ipotizzati». E non è nemmeno il caso di prevedere un supplemento di indagine, prosegue il gip, «vista l’enorme mole di materiale probatorio già acquisito (e che spazia dall’assunzione di informazioni all’acquisizione di documentazioni e intercettazioni)». «Enorme mole» che però non impedisce al giudice per le indagini preliminari calabrese di «ritenere l’impianto accusatorio lacunoso, e di affermare l’insussistenza della fattispecie penale ipotizzata», sbriciolando così l’ultima fatica in toga di De Magistris.
E se l’ex pm, ieri, raggiunto dalla notizia dell’archiviazione si è rifugiato in un «no comment», molti degli ormai ex indagati hanno incominciato a togliersi sassolini dalle scarpe. Comprensibile, visto che per tanti dei magistrati finiti nell’inchiesta, il coinvolgimento aveva innescato procedimenti disciplinari e trasferimenti di sede da parte del Csm. Così l’ex pg di Potenza, Tufano, accusato d’abuso d’ufficio e definito all’epoca da De Magistris «punto di riferimento» dei «poteri forti della Basilicata», ora ringhia: «A quelli che hanno provocato questo terremoto e hanno dato dolore alle nostre famiglie e infangato l’onore della Basilicata dico: vergognatevi dinanzi agli uomini e pentitevi dinanzi a Dio».
Proprio esaminando le accuse contro Tufano, il gip di Girolamo non risparmia critiche agli inquirenti: «L’ipotesi accusatoria originaria - scrive - postulava che Tufano, in cambio della condotta volta a favorire l’operato della Genovese (pm della Dda, ndr), avrebbe ricavato utilità consistenti nel ricevere l’intercessione della Genovese in ambienti politici e giudiziari alla stessa vicini, nel ricevere la disponibilità al ricovero e al successivo intervento presso la struttura ospedaliera San Carlo di Potenza e, infine, nel ricevere la disponibilità all’assunzione del figlio, Achille».
Eppure, prosegue il gip, «nulla è stato provato in ordine alla presunta intercessione della Genovese in ambienti politico-giudiziari (...) né in ordine al progetto di assunzione del figlio di Tufano». E il ricovero? «Può rilevarsi con tutta evidenza - conclude il gip - che un ricovero presso una struttura del ssn non può essere ritenuta per ciò stesso “utilità indebita”, atteso che si tratta di un diritto garantito a tutti i cittadini».
giovedì 17 marzo 2011
Di Pietro sciorina sapienza su energie rinnovabili
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In seguito all’incidente nucleare giapponese, gli oscurantisti antinuclearisti hanno dato fiato alle trombe.
Viene più volte riproposta la notizia secondo cui la Ue si appresterebbe a interrogarsi sul nucleare. Questa sì che è una bella interrogazione. Nucleare sì o nucleare no? That is the question.
L’ipocrisia dei politici europei è superata solo dalle bugie degli organi di informazione (la parola è grossa, ma è così che si chiamano).
Ipocrisia e bugie che non sono solo italiani: di Travagli, Di Pietro e Repubblica l’Europa abbonda, anche se quelli nostrani sono più simpatici, non foss’altro perché sono un po’ fessacchiotti, mentre quelli internazionali sono dei gran furbi.
Invitato da Bruno Vespa a Porta-a-Porta, Di Pietro ha deliziato i telespettatori con delle mostruosità sull’energetica sciorinando sapienza su energie rinnovabili.
Ma lasciamo l'esperto fisico nucleare, che potrebbe rivaleggiare, in quanto conoscenze scientifiche, con il mago Otelma.
Cosa credete che possa mai partorire questa interrogazione collettiva europea?
Non è difficile indovinare: in nome della sicurezza, l’Europa dovrà consolidare la propria potenza nucleare. Il perché è di una disarmante semplicità, che capirebbe chiunque (tranne Di Pietro, ovviamente):
l’Europa produce e consuma 400 GW (gigawatt) elettrici, di cui
oltre 100 col nucleare (che è la prima fonte) e
altri 275 con, in ordine di importanza, carbone, gas e idroelettrico. I restanti 25 GW vengono, tutti insieme e in ordine d’importanza, da geotermia, rifiuti solidi urba¬ni, eolico e fotovoltaico.
Il fotovoltaico, in particolare, contribuisce per lo 0.01%, cioè niente.
Nel Paese- la Germania - ove è installata la metà della potenza fotovoltaica mondiale, contribuisce per lo 0.5%, cioè niente.
La verità vera della Germania è che essa va, in ordine di importanza, a carbone, nucleare, gas e idroelettrico, che tutti insieme coprono il 95% del fabbisogno elettrico.
Ed è così a dispetto del fatto che coi Verdi al governo essa ha installato una potenza eolica superiore a quella nucleare e, come detto, la metà della potenza fotovoltaica mondiale.
Eolico e fotovoltaico che non hanno consentito la chiusura di alcun impianto tedesco, a carbone o nucleare che sia.
Come mai? Perché eolico e fotovoltaico sono, per ragioni tecniche, una colossale frode. Già detto e ripetuto in precedenti post.
In seguito all’incidente nucleare giapponese, gli oscurantisti antinuclearisti hanno dato fiato alle trombe.
Viene più volte riproposta la notizia secondo cui la Ue si appresterebbe a interrogarsi sul nucleare. Questa sì che è una bella interrogazione. Nucleare sì o nucleare no? That is the question.
L’ipocrisia dei politici europei è superata solo dalle bugie degli organi di informazione (la parola è grossa, ma è così che si chiamano).
Ipocrisia e bugie che non sono solo italiani: di Travagli, Di Pietro e Repubblica l’Europa abbonda, anche se quelli nostrani sono più simpatici, non foss’altro perché sono un po’ fessacchiotti, mentre quelli internazionali sono dei gran furbi.
Invitato da Bruno Vespa a Porta-a-Porta, Di Pietro ha deliziato i telespettatori con delle mostruosità sull’energetica sciorinando sapienza su energie rinnovabili.
Ma lasciamo l'esperto fisico nucleare, che potrebbe rivaleggiare, in quanto conoscenze scientifiche, con il mago Otelma.
Cosa credete che possa mai partorire questa interrogazione collettiva europea?
Non è difficile indovinare: in nome della sicurezza, l’Europa dovrà consolidare la propria potenza nucleare. Il perché è di una disarmante semplicità, che capirebbe chiunque (tranne Di Pietro, ovviamente):
l’Europa produce e consuma 400 GW (gigawatt) elettrici, di cui
oltre 100 col nucleare (che è la prima fonte) e
altri 275 con, in ordine di importanza, carbone, gas e idroelettrico. I restanti 25 GW vengono, tutti insieme e in ordine d’importanza, da geotermia, rifiuti solidi urba¬ni, eolico e fotovoltaico.
Il fotovoltaico, in particolare, contribuisce per lo 0.01%, cioè niente.
Nel Paese- la Germania - ove è installata la metà della potenza fotovoltaica mondiale, contribuisce per lo 0.5%, cioè niente.
La verità vera della Germania è che essa va, in ordine di importanza, a carbone, nucleare, gas e idroelettrico, che tutti insieme coprono il 95% del fabbisogno elettrico.
Ed è così a dispetto del fatto che coi Verdi al governo essa ha installato una potenza eolica superiore a quella nucleare e, come detto, la metà della potenza fotovoltaica mondiale.
Eolico e fotovoltaico che non hanno consentito la chiusura di alcun impianto tedesco, a carbone o nucleare che sia.
Come mai? Perché eolico e fotovoltaico sono, per ragioni tecniche, una colossale frode. Già detto e ripetuto in precedenti post.
Parco eolico di Isola Capo Rizzuto, maxi-tangente al Pd calabrese
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Una maxi-tangente di 2 milioni e 400.000 euro sarebbe stata pagata nel 2006 ad alcuni esponenti del Pd, onde ottenere l’eliminazione di taluni vincoli paesaggistici e poter costruire il parco eolico di Isola Capo Rizzuto: questa, la conclusione cui sono pervenuti gli inquirenti della Procura di Catanzaro, grazie alle confessioni di un super testimone che avrebbe coinvolto diversi politici locali; a cominciare dall’ex vice presidente della Giunta regionale calabra nonché ex assessore alle Attività produttive, Nicola Adamo (attualmente indagato).
Ecco cosa il teste ha dichiarato agli inquirenti:
“I primi duecento (mila euro, ndc) gli sono stati versati subito a tranche, tra una società che si chiamava (omissis). Mentre per non fare accorgere che era una tangente, hanno spalmato a cinquemila euro a megawatt sugli impianti che noi avevamo ceduto alla (omissis)”.
Secondo l’informativa redatta dagli investigatori, quanto rivelato dal testimone appare fondato e riscontrato:
“È stata riscontrata la traccia seguita dal denaro indicata dallo stesso testimone”.
“La tangente di Isola Capo Rizzuto ha dispiegato, pienamente, il suo obiettivo: quello di ottenere che gli indirizzi per l’inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale fossero tali da garantire la costruzione e l’esercizio dei parchi di interesse delle multinazionali amiche e conseguentemente, l’ottenimento dell’autorizzazione unica, nello specifico, riguardante il parco eolico denominato (omissis). Dagli stessi accertamenti bancari emerge inequivocabilmente la funzione di “cassaforte” e “lavatrice” per i soldi destinati ai politici, svolta dalla Saigese s.r.l., poi Sogefil s.r.l., degli indagati Giancarlo D’Agni e Mario Lo Po”.
Secondo il super testimone, Nicola Adamo si sarebbe adoperato per cambiare il piano eolico regionale, ricevendo come “premio” la maxi-bustarella; la quale, poi, sarebbe stata “ripulita” attraverso alcune società di un imprenditore, Giancarlo D’Agni:
“Si rendeva necessario apportare una modifica al progetto a seguito della quale occorreva rifare la valutazione d’impatto ambientale”.
“Per tale ragione interveniva Giancarlo D’Agni che tramite l’onorevole Nicola Adamo, faceva ottenere alla (omissis) direttamente l’autorizzazione unica”.
Tutto confermato, sempre secondo l’informativa degli inquirenti:
“Tutto quadra i soldi entrano in (omissis), si “lavano” in Saigese prima, e Sogefil Riscossioni s.p.a. (con capitale sociale dichiarato, approssimativamente, pari alla tangente in questione) dopo, per uscirne “puliti”, in contante, in favore dei noti referenti politici indagati in questo procedimento penale”.
“Quanto appena esaminato in ordine alle dichiarazioni rilasciate da (omissis) riguardanti la questione della tangente di Isola Capo Rizzuto oltre a trovare conferma, come già evidenziato, nei richiamati verbali della Conferenza di servizi dai quali emerge l’iniziale contrapposizione dei tecnici rappresentanti la Provincia di Crotone, nonché da parte del rappresentante dell’Asl della stessa provincia pitagorica, trova riscontro oggettivo anche dalla consultazione della documentazione acquisita presso la Regione Calabria”.
“L’indagato Giancarlo D’Agni è, senza ombra di dubbio, l’uomo di fiducia dell’indagato Nicola Adamo. In particolare è colui il quale ha il compito di curare le situazioni più delicate che coinvolgono direttamente l’allora vice presidente della Giunta calabrese come il suo coinvolgimento nell’indagine oggetto di questa informativa che proprio in quei giorni conquistava la ribalta di mass-media locali e nazionali”.
Naturalmente, tutte le persone coinvolte nell’inchiesta sono innocenti fino a prova del contrario e a sentenza definitiva di condanna.
Una maxi-tangente di 2 milioni e 400.000 euro sarebbe stata pagata nel 2006 ad alcuni esponenti del Pd, onde ottenere l’eliminazione di taluni vincoli paesaggistici e poter costruire il parco eolico di Isola Capo Rizzuto: questa, la conclusione cui sono pervenuti gli inquirenti della Procura di Catanzaro, grazie alle confessioni di un super testimone che avrebbe coinvolto diversi politici locali; a cominciare dall’ex vice presidente della Giunta regionale calabra nonché ex assessore alle Attività produttive, Nicola Adamo (attualmente indagato).
Ecco cosa il teste ha dichiarato agli inquirenti:
“I primi duecento (mila euro, ndc) gli sono stati versati subito a tranche, tra una società che si chiamava (omissis). Mentre per non fare accorgere che era una tangente, hanno spalmato a cinquemila euro a megawatt sugli impianti che noi avevamo ceduto alla (omissis)”.
Secondo l’informativa redatta dagli investigatori, quanto rivelato dal testimone appare fondato e riscontrato:
“È stata riscontrata la traccia seguita dal denaro indicata dallo stesso testimone”.
“La tangente di Isola Capo Rizzuto ha dispiegato, pienamente, il suo obiettivo: quello di ottenere che gli indirizzi per l’inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale fossero tali da garantire la costruzione e l’esercizio dei parchi di interesse delle multinazionali amiche e conseguentemente, l’ottenimento dell’autorizzazione unica, nello specifico, riguardante il parco eolico denominato (omissis). Dagli stessi accertamenti bancari emerge inequivocabilmente la funzione di “cassaforte” e “lavatrice” per i soldi destinati ai politici, svolta dalla Saigese s.r.l., poi Sogefil s.r.l., degli indagati Giancarlo D’Agni e Mario Lo Po”.
Secondo il super testimone, Nicola Adamo si sarebbe adoperato per cambiare il piano eolico regionale, ricevendo come “premio” la maxi-bustarella; la quale, poi, sarebbe stata “ripulita” attraverso alcune società di un imprenditore, Giancarlo D’Agni:
“Si rendeva necessario apportare una modifica al progetto a seguito della quale occorreva rifare la valutazione d’impatto ambientale”.
“Per tale ragione interveniva Giancarlo D’Agni che tramite l’onorevole Nicola Adamo, faceva ottenere alla (omissis) direttamente l’autorizzazione unica”.
Tutto confermato, sempre secondo l’informativa degli inquirenti:
“Tutto quadra i soldi entrano in (omissis), si “lavano” in Saigese prima, e Sogefil Riscossioni s.p.a. (con capitale sociale dichiarato, approssimativamente, pari alla tangente in questione) dopo, per uscirne “puliti”, in contante, in favore dei noti referenti politici indagati in questo procedimento penale”.
“Quanto appena esaminato in ordine alle dichiarazioni rilasciate da (omissis) riguardanti la questione della tangente di Isola Capo Rizzuto oltre a trovare conferma, come già evidenziato, nei richiamati verbali della Conferenza di servizi dai quali emerge l’iniziale contrapposizione dei tecnici rappresentanti la Provincia di Crotone, nonché da parte del rappresentante dell’Asl della stessa provincia pitagorica, trova riscontro oggettivo anche dalla consultazione della documentazione acquisita presso la Regione Calabria”.
“L’indagato Giancarlo D’Agni è, senza ombra di dubbio, l’uomo di fiducia dell’indagato Nicola Adamo. In particolare è colui il quale ha il compito di curare le situazioni più delicate che coinvolgono direttamente l’allora vice presidente della Giunta calabrese come il suo coinvolgimento nell’indagine oggetto di questa informativa che proprio in quei giorni conquistava la ribalta di mass-media locali e nazionali”.
Naturalmente, tutte le persone coinvolte nell’inchiesta sono innocenti fino a prova del contrario e a sentenza definitiva di condanna.
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