lunedì 21 ottobre 2013

EMERGENZA RANDAGISMO





LE INIZIATIVE DELL'AMMINISTRAZIONE TENUTA.

In pochi mesi la nostra Amministrazione ha studiato e adottato una serie di iniziative per risolvere definitivamente la gravissima emergenza rappresentata dal randagismo.
In questo come in altri ambiti, quando si tratta di problemi che riguardano la salute e la sicurezza dei cittadini, un ruolo fondamentale spetta alla prevenzione.
La legislazione in materia risale al 1978, quando la legge 833 che istituiva il S.S.N. collocava i Servizi Veterinari pubblici tra i servizi deputati ad attività di prevenzione che rappresentano l’aspetto fondamentale della lotta al randagismo.
Le normative europee, statali e regionali che si sono succedute in tutti questi anni sono andate tutte nella direzione della prevenzione.
Le passate amministrazioni, invece, per far fronte a questo problema , si sono affidate esclusivamente ad un canile privato convenzionato con l’ASL, la ditta Cinosport, che si è occupata soltanto del mantenimento e della custodia dei cani randagi catturati nel nostro Comune.
In data 06/02/2013   la ditta Cinosport  comunicava all’amministrazione in carica la sospensione del servizio, a causa del mancato pagamento delle spettanze arretrate.
Il problema randagismo, già presente prima di quella data per il motivo che questo problema non si risolve senza la prevenzione, cominciò ad aggravarsi finendo per diventare quel fenomeno drammatico e allarmante che è sotto gli occhi di tutti.



Le iniziative studiate e messe in campo dalla nostra Amministrazione sono basate soprattutto sulla prevenzione
Abbiamo preparato Il regolamento comunale per la tutela degli animali e per la prevenzione del randagismo, strumento concreto ed efficace per affrontare e risolvere seriamente e definitivamente il problema.
Il regolamento, richiamando la vasta legislazione in materia, ribadisce e specifica i diritti e i doveri dei proprietari di cani. Stabilisce gli adempimenti a cui deve attenersi chiunque sia o entri in possesso di un cane.
Dalla identificazione e registrazione all’anagrafe canina da eseguirsi presso le sedi competenti dei Servizi Veterinari dell’ASP o presso i medici Veterinari autorizzati dall’ASP, alla denuncia del possesso, presso il Comune, che rileva i dati anagrafici del denunciante e i dati segnaletici dell’animale con il numero del microchip e la certificazione di registrazione all’anagrafe canina. Da tutte le responsabilità che si assumono i detentori di un cane e che concernono la salute, il benessere e la custodia, ai comportamenti da tenere nelle vie e nei luoghi pubblici.
Inoltre il regolamento contempla tutte le norme volte al benessere degli animali e dà tutte le informazioni riguardo ai trattamenti sanitari, quali vaccinazioni, sterilizzazioni, ecc., a cui i cani possono essere sottoposti.


Le disposizioni legislative sulla condotta da tenere da parte dei proprietari di cani, sono oggetto dell’ordinanza sindacale pubblicata questa mattina nell’albo pretorio comunale e saranno portate a conoscenza dei cittadini per mezzo di campagne di divulgazione e sensibilizzazione, per assicurare una migliore convivenza uomo/animale/ambiente.


Abbiamo preparato un progetto di educazione sanitaria nella scuola primaria.
In base alle normative vigenti le scuole possono promuovere e partecipare ad accordi e convenzioni per il coordinamento delle attività di educazione sanitaria in collaborazione con enti pubblici, provvedendo alla realizzazione dell’offerta formativa autonomamente e pertanto possono consentire che tale importante strumento sia utilizzato per affrontare i problemi dei cittadini.
La scuola rappresenta nel nostro caso il luogo migliore per i temi da trattare sia perchè sede di formazione, sia perché attraverso gli studenti si possono raggiungere i nuclei familiari ed agire indirettamente su una fascia di popolazione più ampia.
Stabilito il controllo della popolazione canina attraverso l’anagrafe, si ridurrà il numero dei cani randagi, risultando questi, in parte, cani abbandonati.
Il cane, così come altri animali, sono  spesso soggetti al consumismo e alle mode, infatti non vengono scelti in base alla loro adattabilità a persone ed ambiente, e soprattutto non vengono considerate le necessità dei singoli animali. Spesso una volta diventati adulti, vengono abbandonati da chi non ha la necessaria sensibilità o capacità per accudirli.
L’assessore all’ambiente sta mettendo a punto uno staff di collaboratori, fra cui un veterinario, che si occuperà dei cani randagi.
D’accordo con il servizio provinciale sul randagismo, che fornisce il personale per la cattura e le strutture per le conseguenti procedure sanitarie: microcippatura, sterilizzazione, vaccinazioni, cure. Una volta effettuate tutte queste operazioni, il cane verrà riammesso sul territorio.
Sarà avviata una campagna di sensibilizzazione sulle adozioni personali o al mantenimento alimentare sul territorio.
La campagna adozioni riguarderà anche i circa 100 cani che ancora risultano in custodia nel canile rifugio della ditta Cinosport  e che non possono essere riammessi sul territorio. E fino a quando questi cani resteranno in vita, il Comune dovrà pagare circa 60.000 € all’anno.
La custodia in canile è costata finora al Comune circa 600.000 €. Se si fosse percorsa la strada della prevenzione e della sterilizzazione avremmo potuto risolvere definitivamente il problema, e risparmiare almeno 500.000 €

Riteniamo di aver imboccato la strada giusta, che è anche la più economica, per poter risolvere una volta per tutte il problema randagismo. Pensiamo così di liberare  i nostri concittadini dalla grande preoccupazione per la loro sicurezza e la loro incolumità  e di riaffermare, finalmente, l’igiene ed il decoro nella  nostra Città.

domenica 13 ottobre 2013

SUI TEMI AMBIENTALI.


ACRI - L'ASSESSORE FERRARO INCONTRA LEGAMBIENTE 

               Si è svolto ieri, presso la sede municipale, un incontro fra l’assessore all’Ambiente dott. Salvatore Ferraro e i rappresentanti locali di Legambiente, la segretaria Roberta De Vincenti e l’architetto Luigi Pucciano. 
Dopo aver manifestato il suo apprezzamento per le attività che Legambiente svolge con tenacia e creatività per tenere alta l’attenzione sulle emergenze ambientali del Paese, l’assessore ha esposto a grandi linee il programma dell’Amministrazione, la quale intende operare sul territorio per sviluppare idee ed svolgere attività a favore di una crescita culturale ambientale dei cittadini tale da poter contrastare finalmente il degrado a cui siamo costretti ad assistere da decenni.                                                                     
Su tutti i temi ambientali trattati c’è stata una sostanziale affinità di vedute e un proponimento di dialogo e di collaborazione.    

Particolarmente sentito e dibattuto è stato il tema della raccolta differenziata dei rifiuti non più differibile e che vede Acri come uno dei pochi Comuni della Calabria che ancora non la effettua. I costi di gestione dei rifiuti che finiscono tutti in discarica gravano pesantemente sulle già dissestate finanze comunali e la chiusura della discarica li ha resi insopportabili.                                                                                                 E' gia stato promosso un piano di divulgazione sulla raccolta differenziata, al quale i rappresentanti di Legambiente daranno il loro contributo, e che parte con una specifica programmazione educativa nelle scuole nel quadro di una più complessiva campagna di informazione e sensibilizzazione ambientale pubblica.                                                La raccolta differenziata sarà una delle più importanti iniziative per migliorare la qualità della vita della nostra città, per promuovere la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla gestione dell'ambiente e all'adozione di comportamenti corretti per la salvaguardia del territorio, contro l’inquinamento e lo spreco delle risorse.”                                                                                                                      Altro tema dibattuto è stato il randagismo sul quale l’Amministrazione comunale ha già preparato il regolamento comunale per la tutela degli animali e per la prevenzione del randagismo, strumento concreto ed efficace per affrontare e risolvere seriamente il problema. Le vecchie amministrazioni hanno affrontato questo problema con il trasferimento dei cani nel canile rifugio di Mendicino che dal febbraio ultimo scorso ha sospeso le catture perché vanta un credito di 150.000 euro nei confronti del Comune. Con il risultato che il randagismo oggi ha raggiunto proporzioni drammatiche. Fra gli altri argomenti poi, particolare rilievo è stato dato al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili.

lunedì 7 ottobre 2013

ARRIVA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

IL SISTEMA RIFIUTI AD ACRI



Premessa
La volontà dell’Amministrazione Tenuta  è quella di operare sul nostro territorio per sviluppare idee ed attività a favore di “una crescita culturale ambientale” dei cittadini che permetta finalmente di contrastare il degrado a cui siamo costretti ad assistere ogni giorno.                                                                                                                        L’arretratezza civica e culturale in questo campo ha determinato e continua a determinare vere e proprie violenze, o addirittura crimini, nei confronti della Natura, del Paesaggio, dell’Ambiente.
Dal momento che l’Educazione Ambientale ha come obiettivo principale quello di formare negli individui una nuova coscienza del rapporto esistente tra l’ambiente e l’uomo, la Scuola senza dubbio rappresenta il luogo privilegiato per generare, sin dalla tenera età, comportamenti più corretti  per vivere in armonia con l’ambiente fisico, sociale e individuale.
L’Amministrazione Comunale intende promuovere uno specifico ambito di confronto e di programmazione educativa con le scuole nel quadro di una più complessiva campagna di informazione e sensibilizzazione ambientale pubblica.
Intendiamo così far compiere al nostro territorio un salto “culturale” divenuto ormai non più rinviabile.
Nel nostro programma elettorale, presentato ai cittadini, i temi ambientali occupano un posto prioritario, e fra essi quello dei rifiuti rappresenta il  più urgente da affrontare ed attuare.
L’obiettivo immediato è la riqualificazione del servizio della raccolta dei rifiuti solidi urbani attraverso la raccolta differenziata. Questa importante iniziativa deve coinvolgerci tutti, affinchè sia possibile migliorare la qualità della vita della nostra città, ridurre gli sprechi e contribuire ai processi di sviluppo consapevole e sostenibile che coinvolgono tutti i paesi del mondo nella sfida contro l’inquinamento e lo spreco delle risorse.
La nostra visione del sistema di raccolta differenziata dei rifiuti, che aspetta di essere dibattuta nella Commissione Consiliare appena istituita e nel Consiglio Comunale, si è arricchita, in questi tre mesi di studio e di lavoro, passando al vaglio le diverse esperienze nazionali e prendendo in considerazione quelle che dimostrano di  fornire maggiore attenzione alle esigenze dei cittadini e che consentono di ottenere percentuali di raccolta differenziata molto elevate.
Pertanto l’efficienza e il rendimento del sistema è in funzione del modello di raccolta e del grado di recepimento delle modalità esecutive di conferimento da parte delle utenze. Modalità che devono garantire una chiara regolamentazione dei conferimenti, adottare sistemi di minore impatto ambientale, migliorare le qualità operative e le attività in termini di sicurezza e adottare una gestione il più possibile semplice ed informatizzata.
E nel caso di un Comune, che presenta una situazione finanziaria disastrosa, è necessario un sistema che possa utilizzare le risorse umane e materiali di cui il Comune dispone, mirando all’autogestione.

La gestione dei rifiuti ad Acri (con giustificati spunti polemici).
Negli ultimi anni  il Comune di Acri ha visto un progressivo aumento della produzione di rifiuti solidi urbani. Siamo passati dalle 6.000 tonnellate del 2006 alle 10.000 tonnellate del 2012. Nel 2012 la spesa solo per i costi operativi di gestione è stata di 2.200.000 €.
Acri è uno dei pochi Comuni della Calabria che ancora non effettua la raccolta differenziata.
Da anni le direttive europee, statali e regionali sono rivolte a realizzare nuove e più efficaci politiche di riduzione della produzione dei rifiuti esclusivamente attraverso la raccolta differenziata.
Nel 2009 la Regione Calabria ha presentato un progetto pilota per incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti e per promuovere la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla gestione dell'ambiente e all'adozione di comportamenti corretti per la salvaguardia del territorio e delle risorse.
Il 20/11/2009  il Dipartimento Politiche dell'Ambiente ha indetto un bando pubblico per l’assegnazione di contributi finanziari ai Comuni : “Azioni per Sostenere la Raccolta Differenziata dei Rifiuti”, per raggiungere anche in Calabria le percentuali di differenziata previsti dalla normativa nazionale.
Nella graduatoria definitiva dei progetti ammessi, pubblicata il  20/02/2013, il Comune di Acri non è presente, né risulta nell’elenco dei Comuni ai quali è stato revocato il progetto.                                                                                                                    Il motivo è molto semplice. La giunta Trematerra- Maiorano, quella, per intenderci, che vantava il referente più influente a livello regionale, forse troppo distratta o troppo occupata in altre faccende, ha ritenuto di non partecipare al bando, dimostrando, in questa come in altre occasioni, l’assoluta mancanza di consapevolezza, interesse e sensibilità nei confronti dei temi ambientali .
Un serio progetto di raccolta differenziata ha dei costi rilevanti. Per tale motivo la Regione Calabria aveva disposto l’assegnazione di contributi finanziari.
Scorrendo la graduatoria leggiamo che, per esempio, Castrovillari ha ricevuto un finanziamento di 900.960 €, Bisignano 376.632 €
Il nostro Comune, in proporzione alla popolazione avrebbe potuto ottenere 700.000 € (quanti mancati guadagni, oltre ai venti milioni di debiti!) una cifra sufficiente per avviare un serio progetto di raccolta differenziata che non è più differibile, ma che ci tocca avviare con fondi del bilancio comunale.                                                              Giova segnalare, ad onore e vanto della passata Amministrazione, che il Comune  nel 2011 non ha pagato il tributo regionale, 95.221 € (debito in bilancio)  che sono diventati 125.664 € per le sanzioni di omessa e infedele dichiarazione del pagamento. 30.000 € di sanzioni! Mentre le determine  di compensi e premi di produttività e di risparmio ai responsabili degli uffici si sprecano.
Superfluo segnalare che lo stesso tributo non è stato pagato nemmeno nel 2012 e che sono in arrivo altre multe. Ora diteci, cari (nel senso di costosi) predecessori,  se l’indignazione giustifica la “polemica” ?
Fra tutte le azioni previste dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria, si annovera, ai sensi dell’art.1 comma 3 della legge regionale 18/2013, la rimodulazione tariffaria in aumento o in diminuizione, definendo appositi criteri, in ragione anche delle percentuali di raccolta differenziata raggiunte, prevedendo premialità ed incentivazioni di vario genere a favore di coloro che già effettuano o effettueranno realmente e concretamente la raccolta differenziata e aumento di tariffe a discapito di coloro che conferiscono in discarica.

Già nella istituzione della Tares, sono presenti criteri di premialità per le città virtuose che differenziano, e le associazioni come Legambiente premono per una modifica restrittiva, secondo l’indirizzo ormai consolidato che chi inquina paga, chi produce meno rifiuti risparmia. Più produci rifiuti, più mandi in discarica e più paghi, sia come cittadino, sia come Comune.

La discarica

Come è ormai noto, in data 11/06/2013, in seguito ad ispezioni da parte dell’ARPACAL, organo tecnico di controllo della Regione Calabria, veniva disposta la chiusura della discarica comunale sita in località Manzi.                                      L’ARPACAL fa risalire tale decisione alla mancata presentazione di due certificazioni richieste, la VIA e l’AIA, che avrebbero evitato la chiusura.
Dal 12 giugno il Comune di Acri conferisce i propri rifiuti nell’impianto di Rossano  ad un costo molto elevato e a rischio di fermi continui, visto che a Rossano conferiscono quasi tutti i Comuni della provincia di Cosenza.
A metà settembre il blocco, per una settimana, imposto agli autocompattatori del Comune di Acri, ha creato tanto allarme fra nostri concittadini (e tanta euforia fra dirigenti e iscritti uddiccì) per una paventata emergenza rifiuti.
In questi giorni la situazione e ritornata sotto controllo e stiamo gradualmente ma celermente aviandoci alla normalità, grazie ad un intervento massiccio di rimozione dei rifiuti e all’istituzione di  doppi turni degli operatori. Paura ed… euforia possono rientrare.
Subito dopo la chiusura della discarica, l’Amministrazione Comunale ha incaricato uno Studio di ingegneria per valutare lo stato di fatto della discarica, la condizione delle opere di adeguamento alle normative tecniche del settore e per stimarne la convenienza al suo utilizzo.
In data 02/10/2013, lo Studio incaricato ha consegnato una relazione  tecnica che, dopo un’attenta analisi dei costi/benefici e valutazione delle alternative, conclude consigliando  la chiusura definitiva dell’impianto (capping), per come auspicato anche dall’ARPACAL.

L’isola ecologica


Altro grosso ostacolo sulla via della raccolta differenziata è costituito dall’isola ecologica in via di ultimazione. La passata amministrazione ha partecipato ad un bando regionale per la costruzione di un’isola ecologica.
L’isola ecologica è un impianto di supporto alla raccolta differenziata, dove i cittadini dovrebbero portare i cosiddetti rifiuti ingombranti – materassi, frigoriferi, mobili, ecc – che non possono andare in discarica né possono essere raccolti con la differenziata.
E’ stato quindi come mettere il classico carro davanti ai buoi.
E’ il motto che contraddistingue la passata amministrazione nei lavori pubblici: fare poche cose ma sbagliate.
In ogni città d’Italia le isole ecologiche si trovano nel centro o nelle immediate periferie per rendere facile il raggiungimento e motivare il cittadino a recarvisi. Il nostro impianto è stato allocato, incredibilmente, in località Manzi, nei pressi della discarica, a circa 6 km di distanza dal centro urbano, a 900 metri di altitudine, a monte della città anziché a valle, per cui i mezzi del recupero provenienti  dall’autostrada devono percorrere avanti e indietro le nostre strade, con relativi problemi di inquinamento e aggravio di costi.  In sostanza, 178.000 € buttati al vento.
Inoltre, a causa di una malinterpretazione delle normative, l’isola, a parere di chi l’ha progettata, dovrebbe servire per depositare non solo gli ingombranti, ma anche i materiali raccolti dalla differenziata. In ogni caso, qualsiasi possa essere il suo utilizzo, l’isola ecologica si rivelerà inefficiente, inefficace e dispendiosa.
A breve la ditta che ha effettuato i lavori dovrebbe consegnare finalmente l’impianto. Purtroppo i ritardi nella consegna dei lavori non vengono mai sanzionati da parte del Comun, per cui i tempi di consegna si dilatano a dismisura. Utilizzeremo subito l’isola per il conferimento dei rifiuti ingombranti, che attualmente formano discariche abusive su diversi punti del nostro territorio. Un senso civico latitante di molti nostri concittadini fa sì che quotidianamente nei pressi dei cassonetti, in aree abitualmente utilizzate allo scopo, nei boschi, si accumula questo tipo di materiali.
Per porre fine a tale scempio, confidiamo nella nostra campagna di alfabetizzazione e sensibilizzazione ma anche nelle misure di vigilanza e nelle sanzioni che saranno previste per i comportamenti incivili e violenti nei confronti del nostro ambiente.

Assessore all’Ambiente
Dott. Salvatore Ferraro






domenica 6 ottobre 2013


Acri, la città, l’urbanistica, l’architettura e il paesaggio: una visione di futuro necessaria per costruire un modello di crescita intelligente

Prof. Pino Scaglione


La campagna elettorale ad Acri, centro un tempo florido della Presila, è terminata da tempo. C’è una giunta, che chissà se sarà in grado di interpretare le reali esigenze di cambiamento che Acri, come una intera nazione attendono. In un momento così difficile, è del tutto normale che nei programmi dei partiti, a dominare la scena siano, prima e dopo le elezioni, ancora una volta e soprattutto, i temi delle sole emergenze economiche e dunque della produzione, del lavoro, dell’occupazione. Ma i problemi, nazionali e locali, inclusi quelli di un centro come Acri, riguardano anche un possibile nuovo modo di intendere il futuro delle economie locali, soprattutto riflettendo sul fatto che occorre ripensare tutte le attività, e in particolare, tutte le relazioni tra uomo e ambiente.
In un programma di governo, e nelle dichiarazioni di intenti che lo accompagnerebbero, sarebbe dunque fondamentale far ritrovare al cittadino, in questa occasione all’acrese, parole come economia e crescita sostenibili, attenzione al territorio, nuovo forme di vivere e abitare città e centri urbani, di valorizzare il paesaggio, di rispetto dell’ambiente, di produrre più architettura e qualità dello spazio pubblico e del costruito, e sempre meno edilizia povera di contenuti e di tecnologie avanzate.
Parole come queste, oltre a fare ritrovare ad una comunità locale – potrei dire qualsiasi in Italia- il senso perduto di appartenere ad una nazione che ha fondato sulla bellezza, sulla natura, sui beni artistici la sua attrazione internazionale, porterebbero Acri fuori dalle secche di un dibattito spesso sterile, e inutilmente bloccato su temi vecchi, mai risolti, e che attendono altri sbocchi, altri esiti in direzione di percorsi nuovi, centrati sulla qualità, sulla riduzione di sprechi, sul ritrovare l’appartenenza ai valori e potenzialità economiche che proprio una grande risorsa come il paesaggio naturale racchiude. Ciò soprattutto in un contesto come quello calabrese, dove la parola crescita è stata interpretata spesso proprio come devastazione -di bellezze naturali, di coste, di montagne, persino di siti archeologici- piuttosto che di attenzione.
Acri è uno dei centri che negli anni ha subito una profonda trasformazione, senza che ciò abbia prodotto benessere, al contrario tutto è servito a snaturare una antica identità, ricca di storie umane, di società coesa, di cultura contadina, di rapporto armonico tra l’uomo e la terra. Il suo paesaggio naturale, i boschi, le aree agricole, le valli, tutte più meno peculiari e particolari, un tempo, hanno subito modificazioni irreversibili disperdendo quelle potenzialità economiche che racchiudevano (di memoria, cultura, storia, risorse della terra, risorse simboliche). Tutto si è smarrito e disperso con questa profonda trasformazione/alterazione.
E malgrado Acri sia stato uno dei centri che ha provato a porre attenzione alle politiche urbanistiche, nei fatti è da sempre mancata soprattutto una consapevolezza civile, da parte di amministratori e soprattutto cittadini, che la natura, il territorio, il suolo non sono infiniti e si consumano alla stessa maniera di altre risorse. È mancata una cultura del rispetto di quanto di prezioso il paesaggio avesse nelle sue pieghe e di quanto fosse facile distruggerlo pensando di contribuire allo sviluppo.
La storia urbanistica di Acri -e della maggioranza dei centri italiani- degli ultimi dieci anni è pertanto segnata da esperienze negative -pur con tentativi svariati di avere Piani Regolatori per provare a gestire la crescita urbana- e lo sviluppo territoriale -piuttosto che solo edilizio- è rimasto sempre un obiettivo mancato. Alla fine ha prevalso la logica delle diverse emergenze, come quella di soddisfare il bene primario della casa con la logica di costruire un piano per ogni figlio, la casa come riscatto sociale e affermazione economica, l’edilizia come volano di sviluppo, ma distorto, e le strade come miraggio dello sviluppo. Questo modello ha mostrato e mostra oggi, il fiato corto. Quanto si è costruito è di scarsa qualità edilizia e urbana, è precario e insostenibile, disordinato e caotico, e la crisi sta dimostrando ancora di più la provvisorietà di questo tipo di tessuti urbani. Inoltre il surplus delle case vuote aumenta di giorno in giorno in giorno. I giovani scappano (da tempo se è per questo) altrove. Le case dei padri con i piani preparati per i figli, sono tristemente chiuse e silenziose. Simulacri di modernizzazione, lacerti di sogni da famiglie del sud numerose, e mai ricomposte.
Un programma amminitrativo, ambiziosamente necessario come quello che andrebbe offerto ai cittadini in questi prossimi mesi e anni, deve contemplare più cose per il rilancio urbanistico, e soprattutto per recuperare i valori perduti di un territorio sfinito dalle troppe case e strade ovunque, senza che ciò abbia prodotto vero sviluppo, se non di chilometri di asfalto e di milioni di metri cubi di cemento.
Uno dei primi percorsi da avviare, di conseguenza, e anche come volano di riattivazione del circuito produttivo dell’edilizia, è quello della rigenerazione urbana, di quanto mal costruito -e insisto fino alla noia- è l’opportunità immediata per ridare senso a quei luoghi e paesaggi che l’hanno smarrito, ai centri urbani delle frazioni e del capoluogo, utile anche per ridare fiato alle imprese e spazio ai giovani progettisti.
I rifiuti e le discariche, i fiumi cementati, le case e i centri sovradimensionati, gli spazi della vita pubblica, le piazze, le strade, un equilibrato rapporto tra la tradizione appenninica e mediterranea e il contemporaneo, tra produzione agricola e industriale, sono alcuni dei temi che con coraggio e lungimiranza, sono al centro del nuovo percorso di pianificazione che dovrà essere centrato sul nuovo Piano Strutturale Comunale.
Acri deve avviare un percorso del tutto nuovo nell’urbanistica e governo dello sviluppo del suo territorio. Deve farlo con grande urgenza e se lo fa con un percorso di qualità, può diventare un Laboratorio di strategie e progetti permanente, attraverso il quale l’amministrazione intende incontrare interlocutori, cittadini, progettisti, università e far lievitare il dibattito sulla qualità e sulle scelte future condivise, costruendo progetti dal basso e utili al decollo economico-armonico, centrato su risorse locali con un respiro nazionale, europeo.
Acri deve pensare alla nuova stagione del Piano Strutturale in Calabria ed esserne protagonista, sia per il ruolo importante che riveste nel contesto della PreSila, sia per la vastità del suo territorio che racchiude ancora alcune buone potenzialità di sviluppo. Acri deve credere che il paesaggio è la vera grande risorsa del futuro e dunque iniziare una azione di tutela e valorizzazione al contempo. Il nuovo Piano Strutturale Comunale che Acri, come molti altri centri della Calabria, sarà obbligato a redigere nel rispetto della legge Urbanistica regionale, dovrà contenere piccoli embrioni di rivoluzione e grandi segni di cambiamento:
- la qualità contro la quantità, costruire poco e meglio, in maniera più salubre, più sostenibile e attenta al risparmio energetico;
- recuperare la parte di memoria storica dei centri originari, ma non come musei vuoti, bensì come luoghi vitali;
- attuare una seria politica di riorganizzazione di tutto lo spazio pubblico e fare un programma di piazze nuove, semplici, economiche ma in grado di cambiare la qualità di spazi oggi anonimi;
- per fare alcune di queste operazioni sarà necessario ricorrere a concorsi di idee, come sistema per effettuare la soluzione migliore tra tante;
- Il nuovo Piano serve anche a ripensare un nuovo modello Ecologico, basato sul riequilibrio tra quanto alterato e quanto da recuperare e valorizzare, tra i danni fatti ai sistemi naturali e i possibili rimedi;
- Occorre che il nuovo Piano abbia la capacità di riordinare e rilanciare l’Agricoltura, sia come volano di produzioni a km0 e di qualità, che come opportunità per ridefinireff un nuovo paesaggio agrario fatto di nuove colture e di quelle esistenti.
Infine due temi che non hanno mai toccato seriamente nessuna delle compagini regionali e nazionali:
- il secondo tema riguarda quella che da sempre é una grande potenzialità del paesaggio acrese: il turismo naturalistico ed enogastronomico, quello della tradizione e della qualità dell’aria, la vicinanza al mare e alla montagna. Per fare questo non basta solo buona volontà e un po di avventurismo. Per fare questo ci vogliono progetti e previsioni di piano che sappiano intercettare finanziamenti, preparare imprenditori del turismo veri e avere una qualità diffusa dell’ospitalità, dal più stupido degli edifici alla più semplice della piazza.
In ultimo, il nuovo Piano Strutturale finalmente potrà occuparsi di definire cosa sarà Acri nei prossimi venti anni e su questo, con una intelligente strategia, il nuovo sindaco dovrà attivare il grande laboratorio di idee e condivisione cui chiamare a far partecipare tutti i cittadini acresi, perché ognuno può e deve costruire la propria idea di città guidata da progetti sensibili. Sarà questo il modo per creare un coscienza di base del bene comune urbano e una nuova cultura del modo di costruire, finita l’epoca delle emergenze e della precarietà.
Se la nuova amministrazione di Acri, saprà essere operosa come intende, se da subito si potrà adottare un modello del “pianificar facendo”, che vuol dire che mentre si lavora al Piano Strutturale però si fanno piccoli interventi, ma significativi che cambiano il volto del centro urbano e non solo. In questa direzione Acri avrà piani urbanistici non più inutili cumuli di carte che languono in cassetti, ma pochi e utili progetti dentro una strategia di lungo respiro.
Tutte cose che sono mancate alla cultura urbana e del paesaggio degli anni trascorsi e che con urgenza devono trovare spazio nella pratica amministrativa quotidiana e nei programmi di sviluppo e di possibili nuove e coraggiose compagini politiche. Del resto siamo anche un pò stanchi di gestioni nazionali opache, piatte, serve invece una certa freschezza e novità, una buona dose di creatività e provare a prefigurare un futuro locale più ricco di idee ed economia sana, di qualità e bellezza contro il degrado fisico e sociale, opponendosi anche al declino della Calabria e quello nazionale.