APPUNTI PER I RAGAZZI (ACRESI) CHE HANNO PROGENITORI DIFFICILI
di Angela Maria Spina
C'è qualcosa di nuovo Oggi nell'aria,
no anzi d’antico, ci
sono loro, i nostri giovani e quelli di tutto il mondo; insieme a loro
studenti, ci sono associazioni, cittadini, volontari, che hanno realizzato il Global Strike For Future, lo sciopero
globale per difendere il clima.
Il movimento
composto essenzialmente da migliaia di studenti, scende oramai da tempo in
piazza a manifestare, per chiedere ai governi interventi più concreti per
contrastare i cambiamenti climatici.
L'iniziativa
promossa come è noto da Greta Thunberg
giovane svedese leader del neo movimento ambientalista, che dal 20 agosto dello
scorso anno, attraverso i Fridays for
Future, ogni venerdì manifesta davanti al parlamento svedese, chiedendo
maggiore impegno da parte dei politici per risolvere i problemi ambientali.
L'impegno di
un’adolescente per ammonire ed istruire gli adulti all’assunzione di
responsabilità, richiesta dai ragazzi proprio a noi altri adulti, (più o meno
consapevoli della svolta epocale) di educarli
all’unico cambiamento possibile: modelli di sviluppo economici, sociali e
culturali, diversi rispetto al passato.
Ecco perché questi giovani, non sono compresi da molti;
li temono in tanti e contano su di una vasta pletora di detrattori, che preferirebbero
di gran lunga si estinguessero magari per autocombustione. Alcuni li
considerano ignoranti, poco istruiti, figli di papà e mamma’ dediti a pratiche
edonistiche, solo ingioiellati da accessori e smartphone altamente inquinanti,
pratici solo dello sconsiderato uso di prodotti affatto green.
Io che i
ragazzi li frequento e per indole non faccio mai di tutta un’erba un fascio,
abituata come sono anche per deformazione professionale, alla pratica ben più
complessa dell’interpretazione sostanziale; ho l’abitudine di verificare ed
approfondire ciò che mi interessa considerare.
Perché come
docente prima e poi anche come genitore, questi ragazzi vorrei ringraziarli
tutti, nella più alta considerazione che dovremmo tributargli senza se e
neppure ma, considerando il rango di azioni tanto responsabili, ivi compresa la
volontà di ergersi a coscienza civile
del complessivo modus vivendi dei nostri sconsiderati tempi. Ecco perché vorrei
ribattere contro chi pensa di entrare a gamba tesa, proprio a poche ore dalla
bella manifestazione del Fridays For Future, (tenutasi anche della mia
cittadina). Ciò che m’induce a fare il punto, è solo un vilipeso principio di
giustizia nei loro confronti, poiché a giudicare questi ragazzi, sono
essenzialmente i tuttologi della docenza (e solo raramente, molto raramente,
docenti ed esperti accreditati che bene li conoscono); unitamente agli ideologi
dei complottismi; ed ai buontemponi del “zuzzurellonismo” ovvero lo sport della
malafede, che ci vorrebbe tutti dei cretini, facili creduloni anche delle mode
in voga. Molti detrattori e critici infatti offendono Greta e con lei anche la
moltitudine di ragazzi nel mondo; l’hanno denigrata e vergognosamente derisa;
preoccupati sin anche delle assenze a scuola, delle sue trecce rosse della inespressività
del volto e della lana caprina dei suoi cappellini rustici. E perché mai? Forse
perché Greta è riuscita a trasformarsi in un fenomeno globale?
Probabilmente
non da sola; e come avrebbe potuto? A lei infatti si sono uniti milioni di
persone; ecco perché la scimmiottano, la offendono e la denigrano specie sui profili social; dietro Greta, dei
genitori più o meno celebri, sin anche un’organizzazione che sfrutterebbe il
successo mediatico per pubblicizzare
“prodotti” ed un grande deus ex
machina: Ingmar Rentzhog, esperto di marketing e pubblicità, che avrebbe
“sfruttato” a sua volta l’immagine dell’ignara giovane, per la promozione della
sua start-up sulla prevenzione del cambiamento climatico.
Quanta
ipocrisia. Quanta cattiveria. Quanta barbara meschinità.
Personalmente,
l’idea che Greta abbia dietro degli adulti e una strategia seria di Marketing
(due milioni e mezzo di euro per la campagna pubblicitaria) non mi preoccupa
affatto, anzi, in parte mi conforta; se penso al ruolo di adulti responsabili e
se considero l’idea che una ragazza sola avrebbe veramente potuto mettere a
rischio il successo di un’impresa tanto importante, senza un margine di fondi,
del tutto priva di un’organizzazione “scientifica” del lavoro. Senza poi trascurare il dato che se
quell’adolescente fosse stata italiana e si fosse messa in sciopero davanti a
Montecitorio, oppure davanti ad una casa municipale, nessuno mai l’avrebbe non
solo notata, ma neanche lontanamente presa in considerazione. Lo sappiamo bene,
no?
Solo la
radicata sensibilità ecologista dell’Europa del Nord e della Svezia in
particolare modo; quella sensibilità sociale alle tematiche della qualità della vita e dell’ambiente, le
hanno permesso di assumere, quel consistente peso nell'opinione pubblica e di
conseguenza, quel significativo ruolo che tanto le viene contestato.
Questo
processo, a cui la giovane e con lei tutti i simpatizzanti -messi sotto la
lente- comporta una profonda trasformazione degli stessi paradigmi
tradizionali per la difesa della natura dell’ambiente e del clima, che sono
anche all'origine di una per così dire poetica protesta; che ha per buona parte
definito tutto lo splendore e la luce, di una creatura di così tale bellezza e
sensibilità; certamente troppo complicata per palati delle latitudini
mediterranee, (che in fatto di cultura ambientale hanno ancora troppe lezioni
da dover imparare; piuttosto che auto proporsi alla docenza delle cattedre vacanti)
e che loro malgrado disturbati da altro, non riescono nemmeno a interpretare e
leggerlo per quello che è questo fenomeno: Un invito, un’occasione per
ripensaci tutti come collettività, per saperci mettere in discussione, come
individui del pianeta.
Ciò che per
me conta è la capacità di trasformare un interesse speciale in una risorsa e
Greta con questi ragazzi lo sono, una strepitosa risorsa: hanno la coscienza
infelice della giovinezza; la capacità di collegarsi idealmente al mondo,
nell'anelito di vita di ogni essere vivente, del quale provare a volersi far
carico; c’è un modello di intelligente pluralismo, fondato sulla costruzione di
reti e di comunità solidali, consapevoli e responsabili; c’è il giusto modo di
convogliare l'indignazione, per dare spazio al diritto di cittadinanza
all'intelligente ricerca di soluzioni ambientali, per connetterci con qualcosa
di più grande, il rischio della vulnerabilità controbilanciato dal "premio
dell’estasi”; c’è l'accettazione della vulnerabilità nostra e del resto delle
specie; e ci sono loro in tutta la loro folgorante bellezza: Greta e i milioni di
giovani nel mondo, volenterosi e perfettamente in grado di saper spronare al
rispetto degli studi scientifici sul clima e l’ambiente, così come allo Studio
di Soluzioni che scienziati accreditati, hanno definito anche per loro, per
poter provare a farci riflettere ed elaborare. Loro hanno saputo rispondere,
rinunciando ad un pezzetto di individualismo cieco ed egoista, per poter
abitare l'altruismo e la presa in carico di ciò che ci riguarda tutti: Clima
che fa rima con Ambiente. Per me Va bene così.
Dunque, lo
spirito giovane del Mondo che mette in moto il presente non può essere in alcun
modo deriso, offeso e soprattutto sminuito. Inoltre questi ragazzi non debbono
essere lasciati soli; né abbandonati a loro stessi, fiduciosi che il loro
fallimento ne dimostri la bravura di una previsione che per alcuni sarebbe
anche scontata.
Grazie
all'esempio di Greta ed alla sensibilizzazione di una sempre crescente fetta di
opinione pubblica (purtroppo non cittadina), la mobilitazione degli studenti in
tutto il mondo si è resa protagonista di una specie di salto oltre la siepe, attraverso il quale è risultato facile a
molti, provare a sospettare del marcio, dove marcio proprio non si crede.
Vivendo in un mondo globale, bisognerebbe almeno imparare a ragionare
globalmente, non solo per le convenienze però. Imparando a vedere -se
possibile- oltre i 5 anni di una candidatura politica o i desideri immediati
che generano spot; c’è sempre oltre la superficie del letame, un humus che
merita di essere interpretato non solo e sempre nella malafede.
Perciò:
Basta continuare a dubitare dell’entusiasmo, nitido e coraggioso di questi
ragazzi nel manifestare su temi tanto insidiosi quanto ostici.
I giovani
seguaci dalla dolcissima Greta sono una formale adesione a loro stessi e a
nessun altro. Saranno le loro
intelligenze vivide a non permettere di poter essere sfruttati per alcun
vergognoso ed immorale scopo. Qualunque beneficio ne possa (loro) anche
derivare, non potrà dunque, mai essere meno immorale o sporco di tutti quelli
che fin qui li hanno preceduti.
Questi
ragazzi stanno chiedendo al mondo solo di essere ascoltati per esercitarsi ad
essere loro stessi. Il resto dovrà essere giudicato a tempo debito. Io con
molti di loro ho discusso e ragionato vis-à-vis ho dunque nitide le loro belle
facce pulite e sin anche quella fulgida intelligenza tutta degna di rispetto: Domenico, Lorenzo, Alessandra, Simone solo per citare qualche nome;
per me a questo punto non contano più i numeri, contano i volti, gli occhi le
parole ed i ragionamenti fatti insieme. Insieme sono una specie di pacifico esercito della salvezza, quella
salvezza che sprona, istruisce ed ispira; che come docente
non posso disattendere e come genitore ho l’obbligo morale di non tradire. C’è
in ognuno di loro l’incandescente fuoco di una moderna vitalità prorompente,
del tutto consona ai tempi ed ai modi dei nostri giorni; con la non
sorprendente voglia di guadagnarsi: credibilità,
visibilità e riconoscimento; gli stessi che le generazioni precedenti
lamentavano e che ora sembrano aver dimenticato.
Marciando
pacificamente insieme a loro, ho inteso anch'io affermare e rispettare quella
considerazione che gli dovremmo invece tutti tributare, (soprattutto
localmente); per due precisi ordini di motivi:
1- si sono
sollevati dall’apatia e dalla indifferenza (cittadina) che tanto gli
contestiamo.
2- hanno
dato dimostrazione con le loro belle facce pulite, che sono capaci da soli, di
dare corpo ai loro pensieri, ai loro desideri; alle più intime aspirazioni;
3- chiedono
pieno titolo di cittadinanza (a modo loro) attraverso processi educativi e
culturali innovativi e differenti;
4- ci
ricordano che Non esistono, solo come pubblico applaudente e/o votante, delle
circostanze imperiose dei puri fini esibizionistici.
Le grida, le
musiche, i canti, gli slogan ed i cartelloni colorati hanno rappresentato a
tutti la loro determinazione, l’allegria e l’atmosfera gioiosa, la loro seria
consapevolezza; l’autorevolezza delle loro domande sulle urgenze che pongono ai
governi, alla solidarietà locale, internazionale e cooperativa; per una lotta
che possa rivelarsi più efficace ed urgente a salvaguardia del clima e per
conservare anche agli altri, un mondo più bello e soprattutto più vivibile di
questo.
Anche i
ragazzi di Acri ci sono; ma soli a marciare, come le mosche bianche i loro
docenti, distratti e disinformati i cittadini, pochi i volontari e tutti i
cosiddetti ambientalisti locali; latitanti i genitori, i giornalisti e i
sedicenti mezzi di informazione. Quel sostegno dell’amministrazione comunale,
dell’assessore alle politiche ambientali
e di qualche testa coronata della politica cittadina: è risultato
ridicolo e forse anche banale; dal momento che questi ragazzi durante i giorni
dell’anno non dispongono neanche di uno spazio pubblico confortevole nel quale
oltre l’orario scolastico, incontrarsi, discutere preparare cartelloni,
proiettare, pianificare interventi, discutere e raccontare il bisogno di
ritrovarsi, o ridiscutere urgenze e necessità di partecipazione consapevole e
non solo di moltiplicazione, ma piuttosto di mera con-divisione, per continuare
magari anche a crescere nell’incontro con la realtà che li circonda negli
stimoli ricevuti.
Allora Delittuoso
lasciarli soli. Criminoso Isolarli. Vietato Denigrarli e Deriderli.
Sono Volti puliti e belle facce sincere.
Giovani poetici, che hanno trovato il coraggio di aprirsi al mondo; malgrado
noi altri adulti ci fossimo prodigati per insegnargli la competizione personale
e la difesa in attacco del nemico. Loro invece si sono emancipati, su tematiche
insidiose e difficili, gravate da tempi di crisi come quelli attuali, in cui
potrebbe sembrare quasi normale derubricare e voler relegare il diversamente
possibile in un angolo; e se è vero -come è vero- che non sei mai troppo piccolo se vuoi fare
la differenza, allora perché non riconoscergli i meriti che hanno?
Hanno colto il buono di quel salto oltre la
siepe e l’hanno compiuto da soli; in cambio nessuna opportuna parola di
ringraziamento dei loro concittadini; Acri, luogo popolato da molti fantasmi e
da più sinistri figuri, che culturalmente hanno sempre saputo mettere in campo
invece le rivoluzioni delle proprie convenienze, tributando considerazione agli
opportunismi ed alla filosofia del “cosa
me ne viene in cambio?…” non li ha calcolati neanche.
I ragazzi acresi però
hanno dimostrato di valere di più, molto di più, specie quando vivi come loro
in un luogo impoverito culturalmente e socialmente depauperato, nel quale
l’assoluta scomparsa dalla “politica” unitamente al dibattito su una diversa
idea di sostenibilità, anche socioeconomica e soprattutto culturale, di una
visione della crescita da acquisire come paradigma assoluto, è il primo vero
fallimento delle azioni governative dell’ultimo ventennio.
Sconfiggere
l’impoverimento, affermare la parità di genere, spendersi per la salute e
l'istruzione restano temi indissolubilmente legati all’ambiente e alla lotta
contro il cambiamento climatico, atti di generosità verso l’umanità; di quel
prorompente desiderio di autentica apertura e volontà di ideare finalmente
pensieri nuovi, migliori, diversi, che profumano di vita e futuro. Idee che
ascoltandoli parlare, i ragazzi hanno ben chiari e che affermano con energia e
vitalità sprezzante. Esattamente ciò che invece noi adulti non siamo più in
grado di saper fare.
Al corteo di
Acri c’era la parte più sana di quella (meschina) società cittadina, che nel
frattempo si è imputridita, forse perché preferisce continuare a guardare da
dietro i vetri, piuttosto che acclamarli, applaudirli per averci messo la
faccia, le gambe e soprattutto l’intelligenza per sostenere, il parlare chiaro,
il controbattere sostanziale delle opinioni e non soltanto quello delle bieche
convenienze.
Si scalda il
cuore ascoltandoli: comunicano disagi, timori e preoccupazioni, (che un tempo
non hanno saputo neanche essere intergenerazionali); oggi invece, nell'enfasi
del sentire, sono soltanto verità scomode e veri capi di accusa per quelle
generazioni che sono del tutto incapaci di prendersi cura di loro e
salvaguardarli.
In definitiva
i manifestanti adesso provano a giudicarli tutti: specie gli intrepidi volponi,
quelli che gradirebbero di poter fare dei loro volti puliti e degli occhi
intelligenti, un solo boccone.
Loro intanto
erano Uniti idealmente e globalmente con milioni di altri coetanei di molti
paesi del pianeta, perciò non è stato difficile sentirli pulsare.
Svariate
manifestazioni in tantissime città o in luoghi sperduti del pianeta erano lì
con loro, tutti idealmente collegati in un abbraccio variopinto di solidarietà,
vicinanza e partecipazione.
C'erano
quelli che dovevano esserci per scelta morale e virtù etica. C’erano gli onesti
intellettualmente, gli intrepidi ed i sognatori, i visionari green e gli
utopisti che riconoscono l’intelligenza plurale della costruzione di reti e di
comunità solidali, consapevoli e responsabili, ruoli imprescindibili. C’era
Greta insieme a tutti loro, quella strepitosa ragazzina derisa senza vergogna,
solo perché ci connette con qualcosa di più grande, il rischio della
vulnerabilità controbilanciato dal "premio dell’estasi" (una forza
inammissibile) per qualunque rivoluzione utopistica e qualsiasi gioventù
dell’anima. C’erano anche gli indifferenti e gli insensibili; i Coraggiosi e gli
audaci nella loro smisurata voglia di (Non)Esserci.
C’era chi
non ha voluto far mancare la propria testimonianza per provare a spiegare,
prendendo la parola: l’accettazione della vulnerabilità proprie e del resto
delle specie.
C’erano i
solitari ed i gruppetti smunti, gli scettici e pure i codardi, quelli cioè di
altre generazioni che avrebbero dovuto solo scusarsi con questi ragazzi, per
aver fallito la loro occasione possibile.
Hanno latitato solo i pavidi, i timidi e gli increduli e di tutti questi
sarebbe poi anche interessante poter giustificare le assenze, se solo
s’impegnassero a spiegare meglio per farci capire, che razza idea di futuro
hanno in mente.
C’era Acri
un minuscolissimo puntino del pianeta: che per poche ore ci ha abilitati e
trasformarti in concreta e reale base democratica del διαλέγομαι:
predisponendoci all'ascolto ed alla corretta modalità partecipativa.
C’erano i
nostri ragazzi, uomini e donne che in molti ancora si ostinano a voler guardare
e non riconoscere, loro che trattiamo più spesso con disprezzo ed indifferenza e
talvolta con impietosa arroganza; che ci mettono in grado di poter Riconoscere
-senza se e senza ma- che queste generazioni invece sono belle, sono
pittoresche e sicuramente non sono per nulla peggiori di molte altre passate.
Inspiegabile
allora che li si voglia colpevolmente demotivarli e scoraggiare. Riescono là
dove altre generazioni erano impedite, fanno tutto da soli, hanno ridefinito il
discorso sul cambiamento climatico, parlando di giustizia ambientale, più che
per salvare gli orsi polari o i ghiacciai; credendo di salvare il mondo intero
dalla catastrofe, per curarsi dell'aria che respiriamo tutti, preoccupati di
prendere il cancro o anche immaginare stili di vita differenti per cui vale la
pena ragionare. Declinano gli argomenti per parlare del clima come di una
questione di giustizia sociale, giustizia economica e giustizia ambientale,
perciò per favore, tributiamogli almeno quello che si meritano e che si sono
guadagnati da soli: Onore, Rispetto e Merito. L’esclusione di questa nuova forza sociale fatta di donne e uomini,
sarebbe destinata in caso contrario a perpetrare solo nuove discrepanze e più
considerevoli ingiustizie.
Il mancato
dialogo con i nostri ragazzi è osceno, è una frattura interna ben più grave che
nel passato; che non dovremmo in alcun modo concederci: l’ennesima mancanza di
confronto demolirà la costruzione collettiva di una prospettiva comune, che
continuerà come già nel passato a rappresentare solo interessi particolari.
Del resto la
misura del grado di “democraticità” di una istituzione e di un assetto sociale,
lo sappiamo tutti, non dipende più dalla sola adozione o meno di “strumenti”
democratici, ma piuttosto dal flusso di eventi presenti, derivanti dal contesto
globalizzato ed interconnesso all’oggi, che necessitano più che mai di un
confronto sempre costruttivo, plurale ed aperto, quello del dialogo e sin anche
del sostanziale sostegno a valori condivisi.
Ecco perché
urge un cammino comune da compiere fianco a fianco, per scorgere nuove categorie
utili al superamento della deriva postmoderna, anche attraverso l’analisi
dei punti nevralgici delle correnti progressiste, che questi ragazzi con Greta
ci stanno spiegando con semplicità ma anche disarmante dolcezza.