Il padrone attacca il suo nemico e sa perché.
Il servo sciocco sa che deve attaccarlo perché lo dice il suo padrone. Il servo
sciocco non ha accesso alla conoscenza, gli è vietato anche soltanto conversare
con chi ce l’ha. Il servo sciocco non si pone delle domande, perché non avrà le
risposte dall’unica persona a cui gli è consentito di chiedere. Il servo
sciocco non ha una personalità, si muove con i fili del burattinaio. Il servo
sciocco spesso ha il mal di schiena, la posizione non lo aiuta.
La tragedia del servo sciocco è la
caduta in disgrazia del suo padrone. Il servo sciocco che non aveva accesso
alla conoscenza, fa irresponsabilmente di sè stesso un insensato bestiario di
luoghi comuni restandogli nelle orecchie gli echi delle grida di guerra del
padrone. Il servo sciocco ricorda solo chi e non perché doveva attaccare.
Le persone intelligenti, non usano i
servi sciocchi; semmai, dovrebbero adoperarsi per destarli e riportarli alla
vita normale, al pari delle persone che tengono alla loro dignità e al loro
futuro. Ma non tutti i servi sciocchi aiutano in questo compito di emancipazione, causa un'inveterata meschinità d'animo.
Oggi, ad esempio, un servo sciocco, nella sua ossessiva pulsione mentale di boicottare il
nemico del suo padrone, si è superato nella sua discesa in basso ed ha cercato di convincere
alcuni cittadini che microcippare i cani non costituisce un segno di civiltà e
di prevenzione del randagismo, come vuol far credere l’Amministrazione Comunale,
ma un espediente diabolico per torturare i cani che morirebbero in preda ad
atroci sofferenze. Resterebbero in circolazione solo i somari.
ESERCITAZIONE PER PRATICANTI ABILITATI
LA DIFFAMAZIONE (NON SUPPOSTA)
Ill.mo Sig. Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Cosenza.-
DENUNCIA - QUERELA
Noi
qui sottoscritti Pasquale Francesco Benvenuto, nato il 27 febbraio 1957 ad Acri
ed ivi residente in Via San Pio da Pietrelcina, Assessore alla Sanità e Servizi
Sociali e Volontari del Comune di Acri, e Salvatore Ferraro, nato il 13 ottobre
1954 ad Acri ed ivi residente in Via Pastrengo, 116, Assessore all’Ambiente e
Lavori Pubblici del predetto comune, siamo costretti a sporgere formale
denuncia – querela, con istanza di punizione, nei confronti di tal Roberto
Saporito, articolista del quotidiano online “Acri In Rete” (www.acrinrete.info),
responsabile di una condotta denigratoria dai toni marcatamente personalistici,
nonché nei confronti del Direttore Responsabile
del detto quotidiano, per aver omesso il doveroso controllo di quanto
pubblicato sulla testata giornalistica in questione.-
Entrambi,
di professione medici, siamo, da poco meno di un anno, amministratori del
Comune di Acri, membri di in una giunta
formata da cinque assessori oltre al Sindaco. È la nostra prima esperienza
politica e non ignoriamo, ed accettiamo, che per il ruolo pubblico che
ricopriamo e per le scelte che adottiamo, possiamo essere contestati e
criticati. Ciò che oggi lamentiamo è di essere stati offesi e diffamati non per
le nostre funzioni e scelte amministrative ma per non meglio definite e
pregresse “vicende poco pulite”, che
riguarderebbero, per come scrive l’articolista, le nostre “attività private”.-
In
data 16 marzo 2014, tra le news di “AcrInRete”, è stato pubblicato un articolo,
a firma del Roberto Saporito, dal titolo: “Un’altra Acri è possibile. Certo,
ogni terra ed ogni epoca ha la sua peste ed i suoi untori” (All. 1); scritto ancor presente, visibile e consultabile sul sito, nell’archivio
delle news, sino ad oggi letto dal oltre 2.564 visitatori (All. 2), dal contenuto
altamente lesivo della nostra dignità, della nostra immagine professionale e
della reputazione che godiamo nei nostri rispettivi ambienti lavorativi.-
Il
cronista palesemente ci denigra ed insulta, ci attribuisce comportamenti
disonorevoli, non nella, e per la vita amministrativa, ma in quella privata e
professionale! Siamo additati come coloro che hanno la “coscienza, ma forse anche la pelle, sporca e puzzolente come il letame”,
circostanza che, a dire del cronista, sarebbe nota a tutti! Godremmo, a leggere
lo scritto oltraggioso, di una “reputazione al di sotto dello zero” e
di una “stima scarsissima”! Siamo definiti “assessoricchi”; siamo rappresentati
come individui che hanno “sempre vissuto
tra soprusi e favoritismi”, come “primitivi”, “trogloditi”
e “rozzi”!
L’articolista
diffonde circostanze, opinioni e commenti che esulano sia dalla corretta informazione
di cronaca sia da un sano e legittimo diritto di critica, perché degenerano in un
attacco personale, che oltrepassa ampiamente il limite della continenza nelle
espressioni usate, della verità del fatto narrato, poiché slegato da episodi
specifici, del diritto di informare, da concreti fatti di rilevanza pubblica,
perché nessuna notizia supporta lo scritto, ispirato unicamente da un insana
volontà di insultarci.-
La nostra reputazione e
credibilità è stata indubbiamente messa in discussione dalle sconcertanti
asserzioni dell’articolista, fortemente suggestive per i lettori, ma totalmente
inventate e frutto di congetture e supposizioni che non possono trovare
giustificazione in verun diritto costituzionalmente garantito.-
Andiamo
al contenuto dello scritto diffamatorio.-
Nell’incipit
dell’articolo, il giornalista espone la sua critica e legittima opinione sui
primi mesi di governo dell’amministrazione guidata dal Sindaco Nicola Tenuta, che
viene, giustamente, indicato come “persona per bene e capace”. Si ammonisce che
“A fine mandato i cittadini, attraverso il voto, giudicheranno se Tenuta ha
fatto bene o male”. Si contesta che vi sono stati “Solo ritardi ed annunci” e
che “si aspetta ancora la programmazione” in tutta una serie di settori. Si
argomenta come il dissesto finanziario abbia tarpato le ali
all’amministrazione, per cui “occorre darle ancora tempo e fiducia”. Fin qui, i
commenti, condivisibili o meno, appaiono come una lecita e libera critica al
governo cittadino. Inaspettatamente, però, l’articolo cambia tenore, si sposta
su argomenti evanescenti, su fatti evocati e non specificati, posti in essere
(sempre a dire dell’articolista) in passato dai nuovi “personaggi” della
politica; e proprio in questa nostra caratteristica, quella di essere “nuovi
alla politica”, ci riconosciamo e ci riconoscono i nostri cittadini che leggono
l’infamante accusa. Nello specifico, il Saporito scrive: “Questi primi dieci
mesi di governo ci hanno regalato nuovi
personaggi prima di ora conosciuti solo per vicende poco pulite, ma note a
tutti, svolte nelle loro attività private”. Con impareggiabile
spregiudicatezza, il giornalista aggiunge: “Vi sono assessori che dimenticano –
ahi noi – di essere amministratori e, quindi, personaggi pubblici, e quindi,
oggetto di possibili critiche sul piano amministrativo e politico – ma mai sul
piano personale”. È incredibile, ma vero! È proprio il giornalista a
dimenticare di aver immediatamente prima farneticato di vicende poco pulite
afferenti le nostre attività private.-
Il
cronista ci addebita una strategia, quella di “insultare per creare confusione”
di “spostare l’argomento sul personale”, di farlo in modo “furbo e vile per non
entrare nel merito delle questioni”. Ci addebita proprio la sua condotta,
difatti, nel seguito dell’articolo, nuovamente, ricominciano gli insulti, i
personalismi, l’elusione di questioni concrete. Così leggiamo: “Sono quegli assessori che hanno la
coscienza, ma forse anche la pelle, sporca e puzzolente come letame, lo
sanno pure loro stessi, ma lo sanno tutti, anche le pietre ed i muri di molti
uffici, perché in città conosciamo vita e miracoli di tutti o quasi”. Lo
scritto non è, è evidente a tutti, un esempio di limpidità e correttezza giornalistica;
si fanno illazioni ed insinuazioni, si attribuiscono condotte indegne, senza
specificare quali siano state, quando siano state poste in essere, in danno di
chi siano state perpetrate; solo un becero e meschino sentito dire, un qualcosa
che tutti conoscono e che, quindi, è inutile ribadire! Questo non è diritto di
critica, tanto meno di cronaca!
Non
basta! Il refrain offensivo non cambia, infatti il cronista aggiunge: “Hanno una reputazione al di sotto dello
zero e la stima nei loro confronti è scarsissima…sono degli assessoricchi,
insomma, che alla fine del loro mandato ritorneranno nell’oblio in cui erano
posizionati dieci mesi fa. Sono quegli assessori che non difendono la libertà
di stampa, ovvero l’art. 21 della Costituzione…E’ una questione culturale, un
pezzo di carta non può certo modificare il comportamento di un individuo,
soprattutto se questi ha sempre vissuto
di soprusi e favoritismi. Se un individuo è un primitivo, troglodita, rozzo, lo
rimarrà anche dopo aver discusso una tesi di laurea”.-
È un incessante
denigrazione non giustificata da alcun interesse ad informare, né da verun
diritto di critica. Verun fondamento e veruna rilevanza hanno le notizie,
rectius, non notizie, perché si tratta di mere e volgari insinuazioni. Non è
consentito ad alcuno di scrivere, pubblicare e quindi diffondere tutto ciò che
gli passa per la testa, trincerandosi dietro diritti che non sono assoluti,
poiché si scontrano con il nostro legittimo diritto a tutelare la nostra
immagine ed il nostro onore dalla divulgazione di notizie diffamatorie, non
pertinenti ai fatti di interesse pubblico, che travalicano in maniera preclara
il limite della continenza espressiva.-
La
libertà di manifestazione del pensiero, garantita dall’art. 21 Cost.,. non è
assoluta ed incondizionata. La Suprema Corte
di Cassazione, recependo l’orientamento della Corte Costituzionale, ha
affermato che la libera manifestazione del pensiero non può mai sacrificare l’altrui
diritto alla salvaguardia dell’onore, del decoro, della reputazione, del
prestigio, beni, quest’ultimi, tutelati come inviolabili da altre norme
costituzionali (C. 16.2.1988, Artusi, RP 1988, 733; C 8.3.1974,
Carnuccio, CED 127738; C 28.11.1972, Martino, CED 123357; C 16.10.1972, Branco,
CED 123384; C 16.4.1972, Sabato, CED 118351; C 8.10.1970, Rodari, CED 116099; C
18.3.1970, De Francesco, CED 114732; C 13.11.1969, Lippo, CED 113925; C
14.5.1969, Page, CED 112154).-
La
chiosa finale è emblematica dello spirito che pervade tutto lo scritto diffamatorio
ed è indicativa dello stato di confusione ed irragionevolezza manifestata dal
Saporito. Enuncia di voler adottare, nella sua attività professionale, un
contegno che è l’esatto contrario di quello manifestato nell’articolo che
occupa. “Io spero”, asserisce senza pudore alcuno, “di poter continuare ad
esternare le mie idee e da cronista raccontare
i fatti senza andare sul personale”. Ogni commento appare superfluo, il
cronista è ben consapevole di aver calpestato ampiamente fatti e diritto di
critica, spingendosi nella contumelia, nel personalismo becero, nella
diffamazione “giustificata” dal “tutti lo sanno”.-
Non
vengono raccontati fatti, ma distorta la realtà; la giurisprudenza della
Suprema Corte ha stigmatizzato le
condotte dei giornalisti che ricostruiscono gli avvenimenti in modo da
travisare la consecuzione degli stessi, omettendo il riferimento a fatti
rilevanti e, per contro, proponendone taluni in una luce artificiosamente
emblematica, al di là della loro obiettiva rilevanza, in modo da indirizzare il
giudizio del lettore (C 15.3.2002, Di Giovacchino, CED 221864, CP 2003,
3025).-
Che
si sia travalicato qualsivoglia diritto di cronaca ed anche di critica è
evidente; le espressioni usate sono palesemente lesive del nostro decoro
professionale e sfociano in attacchi personali, con espliciti riferimenti alle
nostre attività professionali di medici, così scrivendo, “elargendo laute
ricompense”, in caso di futuri problemi pensionistici. Anche per tale ragione,
e non solo in quanto assessori ed amministratori nuovi alla politica, ci
riconosciamo e siamo da tutti (nell’ambito cittadino e lavorativo)
riconoscibili nei “personaggi” diffamatoriamente descritti nel pezzo
giornalistico. Le informazioni contenute nell’articolo sono tante e poste in modo che a nessuno dei lettori possa
sfuggire l’identificazione certa del bersaglio dell’attacco denigratorio.-
Orbene,
l’articolista che “sapientemente” e per screditarci propina ed accosta episodi e circostanze tra loro non pertinenti
(ci riferiamo, per esempio, alla parte in cui veniamo associati, senza sapere o
solo capire per quale ragione, a chi di recente ha tentato di chiudere la bocca
ad un giornale regionale), sembra trascinato da un pettegolezzo “da bar”, dimentica che il farneticante scritto, i suoi
commenti le sue opinioni sono letti da miglia di persone.-
Per giurisprudenza
consolidata, il delitto di diffamazione può integrarsi non solo se la sfera
morale altrui sia lesa con modalità direttamente lesive ed aggressive della
reputazione, ma anche con modalità che, oggettivamente non lesive, tali
diventino per le forme con cui vengono estrinsecate. La Corte di Cassazione ha più
volte sottolineato che frasi di per sé non diffamatorie possono realizzare
l’oggettività del reato de quo se poste in un contesto allusivo; ha precisato
che “anche le espressioni dubitative, come quelle insinuanti, allusive,
sottintese, ambigue, suggestionanti, possono integrare il reato di
diffamazione, quando, per il modo in cui sono poste all’attenzione del lettore,
fanno sorgere in quest’ultimo un atteggiamento della mente favorevole a
ritenere l’effettiva rispondenza a verità dei fatti narrati”. Ha statuito,
altresì, che “…il significato delle parole dipende dall’uso che se ne fa e dal
contesto comunicativo in cui si inseriscono. Pertanto, anche il riferimento a
indefinite sensazioni o la proposizione di interrogativi più o meno retorici
può risultare idonea a diffondere una notizia falsa”; ha, ancora, affermato che
“…per individuare il contenuto diffamatorio dello scritto occorra valutare non
solo il testo letterale, ma anche il complesso dell’informazione rappresento
dal testo, dalla sua interpretazione e da ogni altro elemento utile (C., Sez.
V, 18/5/2000; C., Sez. V, 2/4/97, n. 3121; C., Sez. V, 12/2/1992, n. 8848; C.,
Sez. V, 25/5/95, n. 6062; C., Sez. I, 12/3/85, n. 6383).-
Non può invocarsi
l’efficacia scriminante del diritto di critica. Il linguaggio diretto ed anche
quello allusivo, il subdolo sarcasmo, le
frasi suggestive; la rappresentazione distorta dei fatti che menano ad
ipotizzare nostre condotte equivoche ed occulte, vanno ben oltre la
“correttezza espressiva”. Pare
superfluo sottolineare che tale limite sia stato ampiamente valicato,
soprattutto considerando che, nel caso in parola, non v’era tenzone politica
tra competitor, bensì attacco unilaterale e personale da parte di che si
definisce “un cronista che vuole raccontare i fatti senza andare sul
personale”.-
Circa l’operatività della
scriminante del diritto di critica, la Cassazione ha specificato che: “In tema di
diffamazione a mezzo stampa, l’esercizio del diritto di critica pur assumendo
necessariamente connotazioni soggettive ed opinabili, in particolare quando
abbia per oggetto lo svolgimento di pubbliche attività di cui si censurino le
modalità di esercizio e le disfunzioni e si suggeriscano i provvedimenti da adottare,
richiede – unitamente al rispetto del limite della rilevanza sociale e della
correttezza delle espressioni usate – che,
comunque, le critiche trovino riscontro in una corretta e veritiera
riproduzione della realtà fattuale e che, pertanto, esse non si concretino in
una ricostruzione volontariamente distorta della realtà, preordinata
esclusivamente ad attirare l’attenzione negativa dei lettori…” (C.,
Sez. V, 17/3/2006, n. 9373). Ancora: “…La configurabilità dell’esimente del
diritto di critica o di cronaca, con la necessaria correlazione fra quanto è
stato narrato e ciò che è realmente accaduto, importa l’inderogabile necessità
di un assoluto rispetto del limite interno della verità oggettiva di quanto
riferito, risultando inaccettabile il valore sostitutivo della verosimiglianza
(fattispecie in cui è stata esclusa l’esimente essendo stato attribuito in modo
non corrispondente al vero alla p.o. il tentativo di condizionare indebitamente
l’operato del sindaco e dell’amministrazione comunale, attuato anche mediante
un accordo elettorale di natura corruttiva)” (C., Sez. V, 31/5/2004, n. 24709).
La Corte ha,
inoltre, affermato: “Il diritto di critica, aspetto essenziale del più ampio
diritto di libertà di manifestazione del pensiero garantito dalla Costituzione,
in relazione al delitto di diffamazione a mezzo stampa, si atteggia a causa di
giustificazione quando viene esercitato
nei limiti della verità del fatto narrato, dell’interesse pubblico alla sua conoscenza e della correttezza con cui il fatto viene riferito” (C., Sez. V,
15/3/2006, n. 9005; C., Sez. V, 27/2/97, Liguori).-
Lapalissiana è la volontà
diffamatoria dell’articolista di compromettere il nostro buon nome, la nostra
immagine professionale di specchiati e stimati medici, la nostra rettitudine morale. La Cassazione ha chiarito
che: “Ai fini dell’integrazione dell’elemento psicologico nei delitti di
ingiuria e diffamazione non è necessaria l’intenzione di offendere la persona
nel sentimento del suo onore o della sua reputazione (animus iniurandi o
diffamandi). Non postulando le norme relative alcuna ipotesi di dolo specifico,
ai fini della sussistenza di tali delitti è sufficiente il dolo generico e cioè
la volontà dell’agente di usare espressioni offensive, con la consapevolezza di
offendere l’altrui onore o l’altrui reputazione. Ove siffatta volontà appaia
evidente, nessuna rilevanza deve attribuirsi ai fini ed ai moventi che hanno
determinato l’agente. È sufficiente, in altri termini, ad integrare l’elemento
psichico, la volontà cosciente insita nella consapevolezza dell’attitudine
offensiva della condotta” (C., 14.10.75, Ciampo, Cass. pen. Mass. Ann. 1976,
142; C., 17.1.1984, Luci, Riv. pen. 1984, 781; C., 23.9.97, Cantonetti, Cass.
Pen. 1999, 151).-
Per il reato di
diffamazione pluriaggravata, ai sensi del combinato disposto dell’art. 595,
commi 3 e 4 c.p. e dell’art. 13 della L. 8 febbraio 1948, n. 47, insistiamo
nella punizione dei responsabili della condotta delittuosa, riservando la
costituzione di parte civile nell’instaurando procedimento penale.-
Nella deprecata ipotesi di richiesta di
archiviazione, chiediamo di essere notiziati ai sensi dell’art. 408, 2° co.,
c.p.p.-
Allego
copia dell’articolo diffamatorio.-
Acri (CS), 16 maggio 2014.-
Con ossequio.-
Pasquale Francesco Benvenuto Salvatore Ferraro
Nessun commento:
Posta un commento