domenica 26 gennaio 2014

QUAQUARAQUA' E ANIME NERE





Scriveva Dagoberto (mio maestro) il I maggio 1878(*):” Acri è il Comune dei grandi fenomeni. La politica e l’etica in Acri non hanno comunemente il significato che si dà nel resto dell’Europa. La libertà di parola assume colà il massimo sviluppo della recriminazione contro Dio, contro il Re, contro il Ministero, ma si spegne innanzi alle autorità locali. E’ opinione comune, ad Acri, che  il Re, il Ministero e le due Camere dipendano dal Senatore Sprovieri”.  Anche oggi ci ritroviamo nel nostro Comune un Senatore che si accredita come onnipotente e non tollera assolutamente la critica, pur non avendo la statura politica ed intellettuale di uno Sprovieri. Chiedo alla Redazione del giornale on line Acrinrete di pubblicare la seguente lettera, in risposta all’articolo del Senatore Gino Trematerra  “Non mi intimoriscono i quaquaraquà della diffamazione
Poco onorevole don Gino,
in merito ai miei due ultimi articoli apparsi sul mio modesto blog,  il primo dal titolo “Un parlamentare con i “curriculumhttp://www.ferrarosalvatore54.com/2014/01/toto-e-lonorevole-trombetta.html e il secondo “Mentalità mafiosahttp://www.ferrarosalvatore54.com/2014/01/mentalita-mafiosa.html che ti hanno indotto finalmente a querelarmi, tengo a precisare quanto segue.
L’ho detto altre volte, ogni tua uscita è un continuo tirarsi la zappa sui piedi. Ma santoddio, tu sei nella bufera perché sui giornali sono riportate notizie di collusioni mafiose riprese da indagini delle DDA di mezz’Italia, ed invece di dimostrare che sei un galantuomo e tenere un comportamento che possa fugare ogni ragionevole dubbio che fai?
Prima organizzi uno show televisivo, che viene replicato ogni sera su ACRI-TV, in cui ti lanci in minacce di “distruzione personale e della famiglia” dei tuoi avversari, secondo un linguaggio che non può non definirsi mafioso.
Poi te ne esci con un articolo, pubblicato su questo giornale on line, che è un’ulteriore prova che la tua mentalità è quella e non riesci a liberartene.
Lo so, il pezzo non l’hai scritto tu, ma se l’avvocato che ti assisterà nella causa di diffamazione contro di me, ha la scaltrezza del ghostwriter autore dell’articolo, rischio di vedermi assolto. E magari il giudice condanna te.
Tu (diciamo tu) citi Sciascia senza sapere chi sia, ma il tuo ghostwreiter dovrebbe sapere che fa riferimento al famoso romanzo “Il giorno della civetta”, da cui è stato tratto il film omonimo.
In questo romanzo/film, che svela per la prima volta la drammaticità del fenomeno mafioso, il padrino don Mariano Arena pronuncia la frase contenente l’espressione idiomatica quaquaraquà, destinata a divenire celeberrima e collegata, nella cultura popolare, al mondo mafioso e ai concetti che lo governano.
E così dandomi, con la spocchia di sempre, del quaquaraquà riproduci il linguaggio dei padrini, continui ad atteggiarti, o meglio, a recitare la parte del boss.
Ora se riascoltiamo le parole che tu hai pronunciato nello show televisivo, non puoi dire che racconto frottole perché  io le ho riportate fra virgolette nel mio articolo e tutti le hanno ascoltate.
Se riporto quanto è scritto sul sito del Parlamento europeo, e lo metto fra virgolette, non ti diffamo. Anche perché quello spazio e tutto quello che vi è scritto è sotto la tua responsabilità.
Se scrivo quello che tutti pensano e pochi dicono sottovoce, significa che non ho paura della tua onnipotenza e che sono uno che, diversamente da quello che affermi, ama la cose dette alla luce del sole.
E non avrei nessun problema ad affrontarti in un pubblico confronto, anche domani sera, anzi ti darei la possibilità di farti assistere da avvocati, prompters e traduttore simultaneo. Io mi farò assistere solo dalla mia coscienza pulita e dalle mie conoscenze.
E poi, che tu (diciamo tu) potessi scrivere che io ti ho minacciato per farti “impaurire”(!?) o “a chi (sempre Dagoberto) ha pensato che io mi sottomettessi per quieto vivere…” suscita davvero ilarità.
Ma come, tu minacci la distruzione mia personale e della mia famiglia, prometti che non mi farai più dormire la notte; poi dici che io sono impotente della politica mentre tu sei invece un padreterno con “una storia lunga e luminosa” e pensi che un giudice, o i nostri concittadini,  possano credere che io voglia farti “impaurire”?
Suvvia don Gino, finchè si scherza si scherza, ma come fai a vestire i panni dell’agnellino, dopo aver digrignato i denti di lupo durante tutto il tuo spettacolo televisivo? E’ possibile intimorire un mammasantissima del tuo calibro con delle critiche che per quanto aspre e ironiche sono supportate da testimonianze e documentazioni?
E ancora, ammesso che in quelle critiche tu veda delle diffamazioni, hai cominciato prima tu. Da anni passi parola ai tuoi tirapiedi, come il tuo lustrascarpe addetto stampa, che diffondono sul mio conto la calunnia del “si dice, quello si è pagato di là, si dice, ma non so chi siano..
Tu inoltre  - te lo ricordo ancora – che sei il parlamentare primatista assenteista che ha votato la depenalizzazione del reato di diffamazione (http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+OQ+O-2013-000070+0+DOC+XML+V0//IT&language=it)  una di quelle rare volte che ti sei affacciato al Parlamento Europeo, continui ancora con le querele a raffica per diffamazione. Bella coerenza!
O nel delirio di onnipotenza pensi di essere in possesso di un lasciapassare per dire e fare tutto e il contrario di tutto, in barba a qualsivoglia logica?
O pensi che solo quando querelano te perché chiami avvocaticchio un serio professionista, (http://www.acrinrete.info/News.asp?id=6598&p=4)  il giudice archivia perché “rientra in una diatriba di carattere politico in ordine ad un titolo ben preciso sia pure con toni aspri, ironici e irridenti dell’altro”?
Infine è inutile che fai finta di non capire. Le mie critiche erano, sono e saranno rivolte alle perversioni del sistema partitocratico che genera mostri, o anime nere (a proposito delle parole che usi impropriamente, guarda che anima nera significa burattinaio, manovratore, per cui ti calza a pennello), anime nere, appunto, che per autoalimentarsi vivono di menzogne.
A fronte delle tue (diciamo tue) dotte citazioni, ti saluto con una frase di un altro mio maestro. “Non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, di violenze, di menzogne crollerà”. P.P.P.


(*) “Galantuomini e clienti” Carlo M. Padula Editore.

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