sabato 7 maggio 2016

OGNI GIORNO DI PIU' LA POLITICA CERCA DI INFILTRARSI NELLE COSCHE.



Mi arreca non poco fastidio dover condividere anche solo un pensiero con certa gente lontanissima dalla mia visione del mondo e dei rapporti umani.
E non per questo cambio idea.
Con la sentenza n° 698 del 13/04/2016, la Suprema Corte di Cassazione bacchetta sul dorso delle mani, i giudici del Tribunale di Catanzaro per la loro Ordinanza colma di errori procedurali e vizi di legittimità  che hanno evitato (ritardato disperatamente) al Trematerra la misura della custodia cautelare (la gattabuia).
Fra i tanti fatti che sono stati ritenuti pacificamente commessi dall’ex Assessore all’Agricoltura e Forestazione, ce n’è uno che dà la reale dimensione umana e psicologica dell’indagato.
Dai colloqui intercettati fra i sodali della cosca, si ha “l’esatta misura, anche per il modo in cui parlavano del Trematerra, della considerazione (infima) che di lui avevano(pag. 11).
Ecco, è sgradevole condividere con quella gente la medesima bassissima considerazione che ho espresso così chiaramente nel mio articolo, frutto di una reazione incontrollata ad una sua calunnia infamante in risposta, a sua volta, ad un innocente ed ironico scherzo.
Ma le centinaia di telefonate e di messaggi di concittadini che avrebbero voluto scrivere loro quell’articolo, mi hanno fatto scoprire che anche tantissime persone perbene, e non solo i malandrini (che fanno il loro mestiere), lo considerano uno sprovveduto vuccapiartu.
Uno sprovveduto vuccapiartu che dovrebbe fare compassione se non fosse  per la cattiveria biliosa e stizzita che lo caratterizza quando si propone di attaccare gli avversari.
Sarà questo uno dei motivi per cui la gente preferisce il silenzio, o anche perché le frequentazioni e le collusioni, che ‘u vuccapiartu non ha mai rinnegato pubblicamente, gli servono a scopo intimidatorio, come dire pensateci bene prima di parlar male di me…
Silenzio assordante lo chiamano. Mai un riferimento nemmeno da parte di nostrani opinion maker rivoluzionari e loro adepti che preferiscono bersagli più tranquillizzanti e inoffensivi, intrattenendosi nel fare le pulci alle mie esternazioni, un esercizio di critica preservativo di supposte spiacevoli conseguenze.
E così, si sceglie il silenzio, il più forte alleato della mafia, che protegge corrotti e collusi, ostacola il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine e tiene la gente in uno stato di sudditanza anche psicologica che giova solo alla sopravvivenza materiale e politica dei malfattori.
Ripeto quello che affermava Raoul Vaneigem, un libertario vero, autore di “Niente è sacro, tutto si può dire”. Non vi è un uso buono o cattivo della libertà di espressione ma solo un uso insufficiente. Bisognerebbe parlare e scrivere più compiutamente. L’omissione, l’omertà anche relativa è nemica della libertà. Ma per essere liberi è necessaria una merce rara, il coraggio. Il coraggio di cambiare.
Ma torniamo al nostro ex assessore. Dopo le querele del padre di circa due anni fa, conclusesi a mio favore con archiviazioni, mi ero ripromesso di non occuparmi più del familismo amorale di questa nascente dinasty casereccia.
Fece eccezione un articolo sul mio blog in cui mi dissociavo dalle affermazioni di amici che godevano per le disavventure giudiziarie dell’ex Assessore, ed in cui affermavo che la definizione “squallida”, data dal GIP alla sua condotta, non era condivisibile perché la dignità umana va sempre rispettata. http://www.ferrarosalvatore54.com/2015/07/godere-dei-naufragi-altrui.html

Signorilità incompresa. Le classiche margherite buttate davanti ai porci… Se le mangiano.

Con certa gente devi abbassarti al loro stesso livello. Alla loro cafonaggine cialtrona devi rispondere con la tamarreria più becera. Così capiscono. Alle querele con le controquerele. Così glielo fanno capire i magistrati.

















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