dovendo lasciare gli incarichi istituzionali
intrattenuti per circa tre anni in seno all’Amministrazione Comunale di Acri,
sto cercando di definire alcune questioni rimaste in sospeso.
Ricorderai benissimo la vicenda del restauro del Monumento ai caduti delle ultime due guerre,
perché Tu stesso, con due lettere pubblicate sui social e sui quotidiani
locali, avevi mostrato quanto tenevi a cuore che si ponesse fine all’oltraggio
riservato per 30 anni alla scultura del Maestro
Gino Scarsi, da parte di tutte le amministrazioni succedutesi in questo
nostro Comune. Tralasciamo, per carità di patria, le difficoltà incontrate dal
Maestro quando decise di scendere personalmente quaggiù, per essere ricevuto e
ascoltato, da interlocutori infastiditi ed sfuggenti. Non sempre la decantata
ospitalità acrese fa bella mostra di sé. Atteniamoci all’accordo sottoscritto
dal Maestro e dall’Amministrazione comunale per procedere
al restauro della scultura che fu donata dal Maestro agli Acresi nel 1984,
dietro Tuo personale interessamento.
L’accordo prevedeva, in sintesi, che il Maestro
avrebbe prestato gratuitamente la propria opera di restauro, il Comune avrebbe
affrontato le spese dei materiali e del trasporto di ritorno ad Acri della
scultura, che l’Amministrazione si sarebbe impegnata a collocare in un luogo
pubblico idoneo. Data presunta concordata con il Maestro per il rientro
dell’opera, dicembre 2015.
Il giorno dopo l’accordo, partecipai alle operazioni
logistiche, non facili, per issare la pesantissima scultura sul TIR che l'avrebbe portato in Piemonte ed
ebbi l’opportunità di dialogare tutta la mattinata con il Maestro che condivise
completamente sia alcune mie affermazioni in merito alla vicenda grottesca che
aveva visto protagonista la sua creatura bistrattata, e sia le mie considerazioni
iconografiche e storiche su quello che per me è un capolavoro artistico.
Uno dei motivi per cui ho accettato volentieri di
concordare, a nome dell’Amministrazione, il restauro e la giusta collocazione
dell’opera in un luogo pubblico, è stato proprio questo: penso davvero che la
creazione del Maestro Scarsi sia un’opera d’arte di notevole pregio. Poi uno dei
miei metri di misura per non sbagliare è pensare e dire il contrario di quello
che dice la massa belante.
Ho letto e sentito dire e ripetere a pappagallo banalità
insensate, luoghi comuni, inesattezze, idiozie
raggelanti su quest’opera. La più ripetuta: l’opera è brutta ma il
simbolo è bello. Così brutta – scena raccapricciante! – al punto che qualcuno che l’ha vista da
piccolo ne ha subito un trauma, e forse chiederà un risarcimento per le penalizzanti
ripercussioni ancora oggi persistenti in campo professionale.
Sul S. Giorgio che uccide il drago – ve ne sono
decine in tutte le piazze d’Europa - si sono esercitati scultori di fama e di
basso rango, nessuno ha mai detto che è brutto perché truculento.
Anche nell’interpretazione semiologica e storica, i
più preparati fanno una confusione enorme. Un giornalista, non scarso di sale,
a caso:
“Le tre figure
in piedi rappresentano lo Stato, la Chiesa e il Capitalismo. Abbracciate e con
un’espressione un po’ così: l’Amministrazione governativa mentre urla
imperiosamente, l’Istituzione religiosa mentre predica affannosamente e infine
la ricchezza del mercato sarcasticamente ridente, assistono alla morte del
soldato caduto a colpi di fucile. Ad impugnare l’arma lo Stato.”
Basterebbe conoscere bene i copricapi, per capire
chi rappresentano. Il primo il Nazismo, il secondo il Fascismo e il terzo
L’America capitalista. La Chiesa è presente perché sul calcio del fucile vi è
il suo imprimatur.
Certo il Maestro ci ha messo del suo nel confondere
le idee già peregrine dei fruitori e che si sono ridotte al messaggio politico
pacifista che quei pochi che lo hanno intravisto, hanno interpretato ognuno a
modo loro. (*)
La confusione nasce anche dall’assoluta mancanza di
conoscenze e di capacità interpretative ed analitiche di un’opera d’arte,
sconosciute per lo più ad amministratori che sembrano dividersi su barricate
ideologiche e teologiche, ma che in effetti hanno ben altro a cui pensare.
E’ un’opera densa di significati e di suggestioni,
rilevabili, attraverso l’analisi dei dettagli, da un occhio attento che sa
vedere e che non deve per forza essere un esperto di semeiotica. La bocca
inesistente del soldato segno della consegna dell’ubbidir e morir tacendo, la mano destra contratta in atteggiamento
di straziante dolore, l’anfibio che calza solo una gamba, ecc. Ma al di
sopra di tutto la suggestione e il messaggio più spettacolare è il
capovolgimento della figura del milite ignoto, da sempre rappresentato
trionfante in piedi con la bandiera, mentre la guerra, soprattutto le due
guerre mondiali, provocarono milioni di morti, di soldati, quasi sempre
involontari, come quello genialmente rappresentato dal maestro Scarsi.
Ma ritorniamo al motivo di questa lettera aperta
indirizza a Te che rappresenti un raro esempio di autentico intellettuale
portatore di interessi civili, mentre qui da noi sembra che nemmeno i pacifisti-antimilitaristi più
testardi se ne ricordino più, e quella tensione civile che era sembrato aver
ripreso vigore nel giugno dello scorso anno pare essersi decompressa.
E da un po’ di tempo che cerco il Maestro, e dopo le
comprensibili possibilità che sia così impegnato da non potermi rispondere,
comincio a pensare che…
No, non voglio pensarlo, ho lasciato anche messaggi
sulla sua pagina FB che è attiva, e sulla pagina della sua gentile
consorte, Maria Lucia Roero, ma a tutt’oggi ancora niente.
Potresti per cortesia, ripetere, in direzione
contraria, il Tuo appello dello scorso anno nei confronti dell’Amministrazione
e farti latore di questa mia richiesta. Vorremmo sapere se dietro questo
silenzio, ci sono o ci sono stati problemi con il restauro e/o se c’è stato
qualche cambiamento unilaterale di programma rispetto a quanto pattuito
nell’accordo siglato l'8 giugno 2015. Confido nel Tuo autentico spirito
libertario che Ti ha reso valente sostenitore di una nobile causa da troppi ignorata.
Resto
in attesa, tributandoTi la mia massima stima.
Salvatore Ferraro
(*) Storicamente vi è un falso plateale che forse ha
contribuito a far sì che una certa parte politica, l’abbia osteggiato. Nelle
due guerre mondiali, fra i milioni di morti e dispersi vi furono centinaia di
migliaia di giovani americani. Gli americani avrebbero potuto tranquillamente
starsene a casa loro, perché in Europa
non c’era il petrolio, secondo il luogo comune che li vuole invasori di Stati
dove poter far razzie di ricchezze naturali.
Invece fu grazie ai marines che i due conflitti mondiali si risolsero con la
sconfitta dei regimi totalitari europei.
So che il discorso comincia a prendere una piega che non Ti appassiona, ma lasciami
solo dire che mi permisi di suggerire in tono scherzoso al Maestro che se
voleva conferire veridicità storica al monumento – aggiungendo verità alla
bellezza - avrebbe dovuto sostituire il
cilindro rappresentante il dollaro ($) con un colbacco, che simboleggiasse il
comunismo, che con i suoi 100 milioni di morti causati nello scorso secolo, non può essere certamente considerato un
simbolo di pace.
L’imprimatur della Chiesa, scolpito sul calcio del fucile, rappresenta
invece una verità storica inconfutabile, testimoniata dalle benedizioni che la
Chiesa diede continuamente agli eserciti nazisti e fascisti. Quell’imprimatur,
poi, rappresentò il motivo principale dell’ostracismo riservato all’opera del
Maestro da parte degli amministratori della nostra città. Che, non
dimentichiamo, è la città dove si
abbattono le scuole per pavimentare sagrati.
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