"Suave mari magno turbantis aequora ventis..."
Lucrezio
"Il pathos aggressivo appartiene alla forza tanto
quanto il sentimento di vendetta e il risentimento appartengono alla debolezza".
W.F.Nietzsche.
Agli stolti che pensano e mi dicono che dovrei
gioire per le disgrazie dei miei avversari politici (come io li considero) o
nemici (come loro mi considerano), che ho combattuto quando erano potenti
signorotti delle nostre contrade, spiego quali sono i criteri del mio agire (che
ritengo) giusto con chi intende farmi guerra.
Primo: attacco solo avversari vittoriosi o almeno di
pari valore. Parità con il nemico, prima condizione per un duello leale. Dove
si disprezza, dove si vede qualcosa sotto di sé, non si può far guerra.
Secondo: attacco solo cose contro le quali non
troverei nessun alleato, contro le quali sono solo, contro le quali mi
comprometto io solo.
Terzo: cerco di non attaccare mai le persone, mi
servo delle persone solo come di una potente lente di ingrandimento per rendere
visibile l'ingiustizia, la menzogna, l'inciviltà.
Quarto attacco solo cose dalle quali sia escluso qualsiasi coinvolgimento personale. Pro o contro per me è lo stesso.
Per cui reputo parole - da me mai indirizzate contro
nessuno - come “squallore” o “
squallido”, ancor più se pronunciate
da un magistrato (uno dei magistrati più coraggiosi che abbiamo in Italia), estremamente sgradevoli, perché calpestano la dignità
umana.
Tutto il resto per me è folklore mediatico.
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