giovedì 17 marzo 2011

Parco eolico di Isola Capo Rizzuto, maxi-tangente al Pd calabrese

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Una maxi-tangente di 2 milioni e 400.000 euro sarebbe stata pagata nel 2006 ad alcuni esponenti del Pd, onde ottenere l’eliminazione di taluni vincoli paesaggistici e poter costruire il parco eolico di Isola Capo Rizzuto: questa, la conclusione cui sono pervenuti gli inquirenti della Procura di Catanzaro, grazie alle confessioni di un super testimone che avrebbe coinvolto diversi politici locali; a cominciare dall’ex vice presidente della Giunta regionale calabra nonché ex assessore alle Attività produttive, Nicola Adamo (attualmente indagato).
Ecco cosa il teste ha dichiarato agli inquirenti:
“I primi duecento (mila euro, ndc) gli sono stati versati subito a tranche, tra una società che si chiamava (omissis). Mentre per non fare accorgere che era una tangente, hanno spalmato a cinquemila euro a megawatt sugli impianti che noi avevamo ceduto alla (omissis)”.
Secondo l’informativa redatta dagli investigatori, quanto rivelato dal testimone appare fondato e riscontrato:
“È stata riscontrata la traccia seguita dal denaro indicata dallo stesso testimone”.
“La tangente di Isola Capo Rizzuto ha dispiegato, pienamente, il suo obiettivo: quello di ottenere che gli indirizzi per l’inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale fossero tali da garantire la costruzione e l’esercizio dei parchi di interesse delle multinazionali amiche e conseguentemente, l’ottenimento dell’autorizzazione unica, nello specifico, riguardante il parco eolico denominato (omissis). Dagli stessi accertamenti bancari emerge inequivocabilmente la funzione di “cassaforte” e “lavatrice” per i soldi destinati ai politici, svolta dalla Saigese s.r.l., poi Sogefil s.r.l., degli indagati Giancarlo D’Agni e Mario Lo Po”.
Secondo il super testimone, Nicola Adamo si sarebbe adoperato per cambiare il piano eolico regionale, ricevendo come “premio” la maxi-bustarella; la quale, poi, sarebbe stata “ripulita” attraverso alcune società di un imprenditore, Giancarlo D’Agni:
“Si rendeva necessario apportare una modifica al progetto a seguito della quale occorreva rifare la valutazione d’impatto ambientale”.
“Per tale ragione interveniva Giancarlo D’Agni che tramite l’onorevole Nicola Adamo, faceva ottenere alla (omissis) direttamente l’autorizzazione unica”.
Tutto confermato, sempre secondo l’informativa degli inquirenti:
“Tutto quadra i soldi entrano in (omissis), si “lavano” in Saigese prima, e Sogefil Riscossioni s.p.a. (con capitale sociale dichiarato, approssimativamente, pari alla tangente in questione) dopo, per uscirne “puliti”, in contante, in favore dei noti referenti politici indagati in questo procedimento penale”.
“Quanto appena esaminato in ordine alle dichiarazioni rilasciate da (omissis) riguardanti la questione della tangente di Isola Capo Rizzuto oltre a trovare conferma, come già evidenziato, nei richiamati verbali della Conferenza di servizi dai quali emerge l’iniziale contrapposizione dei tecnici rappresentanti la Provincia di Crotone, nonché da parte del rappresentante dell’Asl della stessa provincia pitagorica, trova riscontro oggettivo anche dalla consultazione della documentazione acquisita presso la Regione Calabria”.
“L’indagato Giancarlo D’Agni è, senza ombra di dubbio, l’uomo di fiducia dell’indagato Nicola Adamo. In particolare è colui il quale ha il compito di curare le situazioni più delicate che coinvolgono direttamente l’allora vice presidente della Giunta calabrese come il suo coinvolgimento nell’indagine oggetto di questa informativa che proprio in quei giorni conquistava la ribalta di mass-media locali e nazionali”.
Naturalmente, tutte le persone coinvolte nell’inchiesta sono innocenti fino a prova del contrario e a sentenza definitiva di condanna.

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