Uno stimato ingegnere acrese, esperto di temi
ambientali e di energie alternative, il 19 giugno ha postato questo invito su
FB:
"Invito tutti i membri
di questa amministrazione (di Acri) sia di maggioranza tranne uno, che di
minoranza a leggere cio che scrive il Papa in tema di salvaguardia
dell'ambiente. Forse ne saprete un pochino in più! in tema di energie
alternative e del beneficio che portano all'ambiente e per le generazioni
future. Un persona, meno ignorante, in materia, sicuramente fa pochi danni.".
E rimanda, anzichè all'Enciclica del Papa , Laudato si', ad un estratto, davvero riduttivo dei tanti temi toccati da Francesco I.
http://www.direttanews.it/2015/06/19/laudato-si-banche-salvate-col-sangue-dei-poveri/
E questo, forse, perchè i destinatari, con l'amore per la lettura che c'è in giro, davanti alle 200 pagine dell'Enciclica, avrebbero fatto subito marcia indietro.
Ma anche questo breve estratto, nonostante l'accorato appello, non sarà letto da nessuno. Tranne uno. Proprio quello che l'ingegnere aveva condannato all'ostracismo. Proprio quello che, al contrario dell'ingegnere, l'Enciclica se l'è sorbita tutta, anche se alla fine ho dovuto mandare giù un Brancamenta ghiacciato per digerire quella vagonata di luoghi comuni e banalità, riprese acriticamente dalla propaganda che da decenni semi-analfabeti pseudo-scientifici propalano per il mondo.
E così chi è ignorante resterà ignorante e... continuerà a fare danni.
Avendo letto la Lettera Enciclica, mi permetto, con tutto il rispetto per un papa tanto amato da tutti - tranne uno - di fare alcune inutili, immagino, considerazioni.
Il papa si appella al "consenso scientifico" per puntare l'indice contro il "preoccupante riscaldamento climatico... la maggior parte del quale... è dovuto alle attività umane". Bufala che continuiamo a leggere nei più approssimativi documenti di associazioni che su questa bufala lucrano miliardi di dollari. Siamo a fine giugno, il giugno più freddo degli ultimi 50 anni, le calotte polari aumentano di volume, vabbe', lasciamo perdere...
Il consenso scientifico... scrive il papa.
Innanzitutto, mai ci
si può appellare al consenso scientifico per sostenere l’attendibilità di
qualsivoglia affermazione. Anzi, a dire il vero, è contro il consenso che la
scienza fa progressi, ma questa è un’altra storia.
Al
consenso s’appellò papa Urbano VIII, che indusse all’atto di abiura Galileo Galilei, e fu incarcerato per venti anni, perchè osò confutare - solo lui (tranne uno avrebbe detto l'ingegnere, se fosse vissuto in quel tempo) - una fesseria come la concezione tolemaica del sistema solare, per essere poi riabilitato dopo 500 anni (vi rendete conto, anzichè chiedere perdono, e sciogliersi per la vergogna, riabilitano!) .
E Galileo non fu solo vittima della Chiesa ma dei suoi stessi colleghi e del consenso cosiddetto
scientifico.
Bisogna appellarsi, invece, ai fatti. E i
fatti, inconfutabili, sono, per chi è interessato e ama leggere (gli altri possono saltare la parte in blu):
Il pianeta vive da
milioni d’anni in una sorta di perenne stato glaciale, interrotto ogni
centomila anni, da diecimila anni di - detta in gergo scientifico - optimum climatico.
Orbene,
questa nostra umanità sta vivendo nell’ultimo di questi favorevoli periodi. Ed
è da ventimila anni, cioè da quando il pianeta cominciò a uscire dall’ultima
era glaciale, che i livelli dei mari si sono elevati: di oltre cento metri
rispetto ad allora.
Né l’attuale optimum climatico ha raggiunto ancora i
massimi di temperatura che raggiunsero, in assenza di attività umane, i
precedenti.
Una volta usciti da un’era glaciale, il clima del pianeta non resta
immobile in un ideale plateau termico.
Per esempio, durante l’ultimo optimum
climatico, i periodi caldi olocenico, romano e medievale, sono stati
intervallati da cosiddette piccole ere glaciali, l’ultima delle quali durò
qualche secolo ed ebbe il suo minimo 400 anni fa, quando il clima riprese
a riscaldarsi, e sta continuando a farlo fino ad oggi.
Ma 400 anni fa, quando cominciò il processo, le attività
umane che avrebbero potuto influire sul clima erano assenti, e assenti rimasero
per almeno tre secoli.
È stato, l’ultimo
scorso, un secolo di monotono crescente riscaldamento, corrispondente
all’inconfutabile monotona crescente immissione di gas-serra? La risposta è no.
Nel periodo 1945-1970, in pieno boom di emissioni, il clima visse un periodo
d’arresto, ed è da almeno 14 anni che sta accadendo la stessa cosa: a dispetto
di una crescita senza sosta delle emissioni d’anidride carbonica, la
temperatura media del pianeta è al momento stabilizzata ai livelli di 14 anni
fa.
Ma, a fronte delle preoccupazioni, fra l'altro immotivate, nella Lettera del santissimo padre, non si leggono corrispondenti, logiche esortazioni o proposte.
Per esempio, punta il dito contro «il crescente aumento dell’uso dei climatizzatori» (sic), circostanza che chiama addirittura «suicida».
Allora perché il papa non va fino in fondo e non esorta i
potenti della terra a vietare la produzione e l’uso di queste macchine?
E
perché non procede fino in fondo e non esorta la chiusura di tutte le
fabbriche d’auto e l’interruzione progressiva, fino al loro totale esaurimento,
di tutte le automobili del mondo?
Ci sarebbe una drastica riduzione delle emissioni che lui considera nefaste.
E immaginiamo, per un attimo, che con
un miracolo sparissero in un istante tutti gli impianti nucleari, a carbone e a
gas dell’Europa (fonti che generano più del 90% dell'energia utilizzata) e, sempre con lo stesso miracolo, fossero sostituiti da
impianti eolici e fotovoltaici di pari potenza. Il papa e i suoi suggeritori non si soffermano a pensare cosa accadrebbe?
Si fermerebbero gli odiati
climatizzatori, ma anche i frigoriferi e gli impianti degli ospedali, si
fermerebbero le fabbriche e si spegnerebbero tutte le luci. Per farla breve: si
smetterebbe di essere Paesi ricchi. (Resterebbe ricco un solo Stato, quello Vaticano).
A dire il vero, il santissimo padre una proposta l'ha avanzata, ma se attuata condannerebbe i poveri del mondo, e per sempre, alla povertà.
I
poveri del mondo sono poveri perché non hanno a disposizione
l’energia sufficiente per produrre beni che allevino la
condizione di quasi schiavitù che sono costretti a vivere per il proprio
sostentamento.
Proporre, come il papa ha proposto, che i Paesi ricchi del mondo
(che comprendono la minoranza della popolazione) costruiscano in quelli poveri
(che comprendono la maggioranza della popolazione) gli impianti cosiddetti
alternativi di produzione energetica, significa, di fatto, negare ai poveri
l’unico bene – l’energia abbondante e a buon mercato – che solleverebbe la
misera condizione in cui essi vivono.
Proporre che i Paesi poveri usino solo quegli
impianti per il proprio fabbisogno energetico, significa negare loro l’energia,
cioè significa condannarli alla povertà.
Proporre, poi, che siano i Paesi ricchi a sostenere l’enorme, quanto inutile, sacrificio economico, significa impoverire le popolazioni di questi Paesi a vantaggio di quella ristrettissimaa minoranza che, unica, si avvantaggerebbe del miserabile affare.
La ristrettissima minoranza, che,
fino a quando continuerà a trovare gratuiti ed ignari sponsor di
grande prestigio, continuerà a fare danni.
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