domenica 24 settembre 2017

LETTERA APERTA AL SINDACO DI ACRI E ALL’ORGANO STRAORDINARIO DI LIQUIDAZIONE





“Noi Calabresi siamo, in genere, ignoti a noi stessi; noi siamo i primi a disconoscere i pregi non comuni della terra nostra…” Francesco Capalbo, “Il poema del bosco”, 1916.


IL PATRIMONIO COMUNALE DORMIENTE
Nel 1864 Vincenzo Padula scriveva sul Bruzio: “Egli è certo un cattivo figliuolo chi ignora il numero, la natura, i debiti, i crediti e’l prodotto dei fondi appartenenti alla sua famiglia; ed è un cattivo cittadino chi trascura di conoscere i beni, i bisogni, ed i pesi del Comune o dello Stato ond’è parte.”

Purtroppo, continuava ironico e disperante il Padula, è assurdo oggi pretendere che il popolo – in mezzo al quale abbondano i valentuomini cui l’intelligenza non manca - conosca il proprio territorio e che sia “fornito delle più elementari notizie che concernono le condizioni amministrative ed economiche del proprio Comune.”

Dopo più di 150 anni, nel nostro Comune non è cambiato nulla, i nostri luoghi sono sconosciuti alla quasi totalità di chi vi è nato e vi vive. Se non conosci un territorio forse puoi amarlo, ma non puoi pensare di sapere quali siano i suoi bisogni e di poterlo migliorare, valorizzare, promuovere, amministrare…

“La cognizione degli affari comunali era una specie di scienza occulta: pochi adepti ne sapeano qualche cosa e l’ignoranza degli altri cittadini agevolò furti e le usurpazioni, e tolse via la possibilità di denunciare quelle usurpazioni e di rivendicarle.”

E’ sempre il Padula nello stesso articolo pubblicato sul suo giornale. Il riferimento era alle grandi usurpazioni perpetrate in quei tempi dai proprietari terrieri e dai parvenu del nuovo Stato Unitario. Accanto a quelle, nel dopoguerra, sono state consumate una miriade di piccole usurpazioni ai danni del nostro Comune.



Ad Acri le persone che conoscono il territorio comunale nella sua globalità, si possono contare sulle dita di una mano (di un falegname distratto, direbbe mio figlio).

Uno di questi è il Prof. Francesco De Marco.

Il prof. De Marco non è un ingegnere, né un geometra, né un agronomo, ma per la versatilità del suo intelletto e per la sua sete di conoscenza si potrebbe definire la memoria geografica, nonché storica, del Comune di Acri.

In virtù di questa sua peculiarità fu invitato dalla passata amministrazione, nel febbraio 2016, per un breve periodo di collaborazione – gratuita – finalizzata ad uno studio del Patrimonio Comunale, del quale nemmeno i pochi “adepti delle scienze occulte” presenti nel nostro Ente, ne sapevano stimare la reale entità.

Il Prof. De Marco, in un mese di duro lavoro, preciso, rigoroso e ponderato, giunse a redigere una relazione dettagliata del Patrimonio Demaniale Comunale che portò alla scoperta di una sconosciuta, fino ad allora, ricchezza patrimoniale dormiente, che avrebbe potuto e dovuto ispirare, suggerire e veicolare azioni amministrative tendenti a renderla produttiva.

Il monitoraggio, in particolare del patrimonio silvo-pastorale, dove regnava una grande complessità in termini catastali, fu effettuato dal Professore con un lavoro diligente e minuzioso di recupero dei dati presso il catasto e di integrazione e aggiornamento dello stato del patrimonio storico comunale che da sempre giaceva indisturbato in chissà quale armadio del nostro Comune.

Il Professore ha effettuato centinaia di visure catastali ed ha individuato, attraverso i fogli di mappa, le aree del territorio dove insistono le particelle. Ha scorporato le particelle di cui il Comune ha diritto di proprietà assoluta dalle particelle in cui gravano vincoli di livellario o enfiteusi.

Ha raggruppato le particelle che insistono nella stessa area geografica per meglio evidenziarne la superficie.

Insomma, dopo un incredibile e defatigante lavoro, il Professor De Marco presentò la sua relazione al Sindaco, alla Giunta e ai responsabili di settore.

La relazione venne recepita con entusiasmo e con tanti ringraziamenti da parte degli interlocutori amministrativi al punto che… finì, per inconfessabili e inconfessati motivi, probabilmente nel medesimo armadio adibito al coma vegetativo della memoria storica acrese.

Poiché l’attuale amministrazione guidata dal sindaco Pino Capalbo sembra mandare chiari segnali di interesse verso la valorizzazione e la promozione del nostro territorio – l’adesione alla Fondazione MaB è uno di questi –  propongo, con questa lettera aperta, al Signor Sindaco e all’Organo Straordinario di Liquidazione, di voler prendere in considerazione il pregevole studio portato a termine dal Prof. De Marco perché potrebbe rappresentare uno strumento di reperimento di risorse utilissimo in questo momento di gravose difficoltà finanziarie per il nostro Ente.



BIGNAMI DEL PATRIMONIO COMUNALE DI ACRI

secondo il Prof. Francesco De Marco (e secondo il Catasto).

Il patrimonio del nostro demanio comunale può essere suddiviso in tre gruppi.

Patrimonio Comunale dei Grandi Fondi: Galluzzo-Gallice-Varrise, 482 ettari. Su di essi sono stati concentrati un piano di assestamento nel lontano 1966 e un piano di taglio produttivo nel 2014.

Demanio Comunale del Fondo Pietramorella. 736 ettari.

Da decenni i terreni della “Montagna di Pietramorella” sono stati occupati e quotizzati per gli usi civici. Nel 2014 l’Amministrazione comunale ha pubblicato un avviso di alienazione di questo patrimonio disponibile, riservato ai possessori dei quozienti, a fronte di un valore di vendita abbastanza favorevole. Alcuni atti di acquisto e frazionamento sono già avvenuti, ottenendo così la possibilità di sistemazione giuridica e catastale agli occupanti, buona parte delle quote dovrebbero essere presto acquistate, non essendovi per i possessori alcun’altra strada diversa dalla legalizzazione

Patrimonio Demanio Comunale dei Piccoli Fondi (questo sconosciuto).

Su di esso si è concentrato il lavoro di ricerca del Professore.

Disseminato su un vasto territorio, con i suoi 748 ettari e diverse centinaia di particelle, rappresenta un forte potenziale economico per il Comune.

Molte particelle nel tempo hanno vissuto momenti di occupazione. Alcune ingiustamente illegali per disattenzioni amministrative e tante complicità. Molte altre con contratti agrari - enfiteusi e livellario - ma tutte senza che il Comune, legittimo proprietario, abbia mai incassato una lira o un centesimo per la locazione.

Gli amministratori di oggi dovrebbero assumersi il delicato compito di verificare la situazione esistente e agire con azioni amministrative mirate e determinate per riappropriarsi dell’enorme ricchezza patrimoniale (dormiente) da cui potrebbe trarre beneficio la situazione finanziaria del nostro Comune.

Se gli amministratori di ieri si prendevano il lusso di “distrarsi”, oggi occorre essere attenti e responsabili, e  rivendicare le usurpazioni”.

Nella speranza di aver segnalato alle SS.LL. uno strumento utile di reperimento di risorse, ed un competente referente esperto in materia, porgo

Cordiali Saluti.

Salvatore Ferraro






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