“Noi
Calabresi siamo, in genere, ignoti a noi stessi; noi siamo i primi a
disconoscere i pregi non comuni della terra nostra…”
Francesco Capalbo, “Il poema del bosco”, 1916.
IL PATRIMONIO COMUNALE DORMIENTE
Nel 1864 Vincenzo
Padula scriveva sul Bruzio: “Egli è
certo un cattivo figliuolo chi ignora il numero, la natura, i debiti, i crediti
e’l prodotto dei fondi appartenenti alla sua famiglia; ed è un cattivo
cittadino chi trascura di conoscere i beni, i bisogni, ed i pesi del Comune o
dello Stato ond’è parte.”
Purtroppo, continuava ironico e disperante il Padula, è assurdo oggi
pretendere che il popolo – in mezzo al quale abbondano i valentuomini cui l’intelligenza non manca - conosca il proprio
territorio e che sia “fornito delle più
elementari notizie che concernono le condizioni amministrative ed economiche
del proprio Comune.”
Dopo più di 150 anni, nel nostro Comune non è cambiato
nulla, i nostri luoghi sono sconosciuti alla quasi totalità di chi vi è nato e
vi vive. Se non conosci un territorio forse puoi amarlo, ma non puoi pensare
di sapere quali siano i suoi bisogni e di poterlo migliorare, valorizzare, promuovere,
amministrare…
“La
cognizione degli affari comunali era una specie di scienza occulta: pochi
adepti ne sapeano qualche cosa e l’ignoranza degli altri cittadini agevolò
furti e le usurpazioni, e tolse via la possibilità di denunciare quelle
usurpazioni e di rivendicarle.”
E’ sempre il Padula nello stesso articolo pubblicato
sul suo giornale. Il riferimento era alle grandi usurpazioni perpetrate in quei
tempi dai proprietari terrieri e dai parvenu del nuovo Stato Unitario. Accanto
a quelle, nel dopoguerra, sono state consumate una miriade di piccole
usurpazioni ai danni del nostro Comune.
Ad Acri le persone che conoscono il territorio
comunale nella sua globalità, si possono contare sulle dita di una mano (di un
falegname distratto, direbbe mio figlio).
Uno di questi è il Prof. Francesco De Marco.
Il prof. De Marco non è un ingegnere, né un geometra,
né un agronomo, ma per la versatilità del suo intelletto e per la sua sete di
conoscenza si potrebbe definire la memoria geografica, nonché storica, del
Comune di Acri.
In virtù di questa sua peculiarità fu invitato dalla
passata amministrazione, nel febbraio 2016, per un breve periodo di collaborazione
– gratuita – finalizzata ad uno studio del Patrimonio Comunale, del quale
nemmeno i pochi “adepti delle scienze
occulte” presenti nel nostro Ente, ne sapevano stimare la reale entità.
Il Prof. De Marco, in un mese di duro lavoro, preciso,
rigoroso e ponderato, giunse a redigere una relazione dettagliata del
Patrimonio Demaniale Comunale che portò alla scoperta di una sconosciuta, fino
ad allora, ricchezza patrimoniale dormiente, che avrebbe potuto e dovuto ispirare,
suggerire e veicolare azioni amministrative tendenti a renderla produttiva.
Il monitoraggio, in particolare del patrimonio
silvo-pastorale, dove regnava una grande complessità in termini catastali, fu
effettuato dal Professore con un lavoro diligente e minuzioso di recupero dei
dati presso il catasto e di integrazione e aggiornamento dello stato del patrimonio storico
comunale che da sempre giaceva indisturbato in chissà quale armadio del nostro
Comune.
Il Professore ha effettuato centinaia di visure
catastali ed ha individuato, attraverso i fogli di mappa, le aree del
territorio dove insistono le particelle. Ha scorporato le particelle di cui il
Comune ha diritto di proprietà assoluta dalle particelle in cui gravano vincoli
di livellario o enfiteusi.
Ha raggruppato le particelle che insistono nella
stessa area geografica per meglio evidenziarne la superficie.
Insomma, dopo un incredibile e defatigante lavoro, il
Professor De Marco presentò la sua relazione al Sindaco, alla Giunta e ai
responsabili di settore.
La relazione venne recepita con entusiasmo e con
tanti ringraziamenti da parte degli interlocutori amministrativi al punto che… finì, per
inconfessabili e inconfessati motivi, probabilmente nel medesimo armadio
adibito al coma vegetativo della memoria storica acrese.
Poiché l’attuale amministrazione guidata dal sindaco
Pino Capalbo sembra mandare chiari segnali di interesse verso la valorizzazione
e la promozione del nostro territorio – l’adesione alla Fondazione MaB è uno di
questi – propongo, con questa lettera aperta, al Signor Sindaco e all’Organo
Straordinario di Liquidazione, di voler prendere in considerazione il
pregevole studio portato a termine dal Prof. De Marco perché potrebbe
rappresentare uno strumento di reperimento di risorse utilissimo in questo
momento di gravose difficoltà finanziarie per il nostro Ente.
BIGNAMI
DEL PATRIMONIO COMUNALE DI ACRI
secondo
il Prof. Francesco De Marco (e secondo il Catasto).
Il patrimonio del nostro demanio comunale può essere
suddiviso in tre gruppi.
Patrimonio
Comunale dei Grandi Fondi:
Galluzzo-Gallice-Varrise, 482
ettari. Su di essi sono stati concentrati un piano di assestamento nel
lontano 1966 e un piano di taglio produttivo nel 2014.
Demanio
Comunale del Fondo Pietramorella. 736 ettari.
Da decenni i terreni della “Montagna di Pietramorella”
sono stati occupati e quotizzati per gli usi civici. Nel 2014 l’Amministrazione
comunale ha pubblicato un avviso di alienazione di questo patrimonio disponibile,
riservato ai possessori dei quozienti, a fronte di un valore di vendita
abbastanza favorevole. Alcuni atti di acquisto e frazionamento sono già
avvenuti, ottenendo così la possibilità di sistemazione giuridica e catastale agli
occupanti, buona parte delle quote dovrebbero essere presto acquistate, non
essendovi per i possessori alcun’altra strada diversa dalla legalizzazione
Patrimonio
Demanio Comunale dei Piccoli Fondi
(questo
sconosciuto).
Su di esso si è concentrato il lavoro di ricerca del
Professore.
Disseminato su un vasto territorio, con i suoi 748 ettari e diverse centinaia di
particelle, rappresenta un forte potenziale economico per il Comune.
Molte particelle nel tempo hanno vissuto momenti di
occupazione. Alcune ingiustamente illegali per disattenzioni amministrative e tante
complicità. Molte altre con contratti agrari - enfiteusi e livellario - ma tutte senza che il Comune, legittimo
proprietario, abbia mai incassato una lira o un centesimo per la locazione.
Gli amministratori di oggi dovrebbero assumersi il
delicato compito di verificare la situazione esistente e agire con azioni
amministrative mirate e determinate per riappropriarsi dell’enorme ricchezza patrimoniale (dormiente) da cui potrebbe trarre beneficio la situazione finanziaria del
nostro Comune.
Se gli amministratori di ieri si prendevano il lusso
di “distrarsi”, oggi occorre essere attenti e responsabili, e “rivendicare
le usurpazioni”.
Nella speranza di aver segnalato alle SS.LL. uno
strumento utile di reperimento di risorse, ed un competente referente esperto
in materia, porgo
Cordiali Saluti.
Salvatore Ferraro
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