mercoledì 8 dicembre 2010

GIUDICE MOVIOLA

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QUATTRO ANNI E MEZZO PER SCRIVERE UNA SENTENZA




E' un grave episodio di lentezza della giustizia, nonché una vera beffa alla propria credibilità, quanto avvenuto nei giorni scorsi a Reggio Calabria.

Il boss Giuseppe Belcastro, condannato all'ergastolo nell'inchiesta legata alla faida di Sant'Ilario nella Locride, poteva tornare libero per scadenza dei termini di custodia cautelare in quanto le motivazioni della sentenza d'appello sono stati depositati con quattro anni e mezzo di ritardo rispetto all'emissione del marzo 2006. Belcastro, se non vi fosse stata una pendenza in altro procedimento per cui è stato assegnato ad una casa di lavoro a Sulmona, avrebbe potuto così raggiungere i propri familiari per le feste di Natale.
Per lo stesso motivo sarebbe potuto uscire dal carcere anche un altro ergastolano, Tommaso Romeo, anche lui condannato al processo «Prima luce». Questi, però, non lascerà il carcere perché su di lui pende una seconda condanna all’ergastolo inflittagli dopo l’operazione Valanidi.
Nel novembre scorso proprio il mancato deposito nei termini delle motivazioni della sentenza aveva provocato la scarcerazione di un altro imputato, Luciano D'Agostino, condannato a 15 anni di reclusione.

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