QUELLI
CHE HANNO STESO IL TAPPETO ROSSO DAVANTI A PALLA PALLA.
Diamo
a Cesare quel che è di Cesare. Se da Scopelliti è stato definito “Assessore
di Punta” del suo governo, il merito di gran parte degli insuccessi conseguiti
dalla uscente amministrazione regionale va attribuito a lui.
La
giunta uscente si è distinta per un colossale disastro soprattutto in due
settori: la Sanità e l’Ambiente.
Appena
insediato, Scopelliti, col pretesto del rientro dal debito accumulato nella
Sanità, ha pensato di chiudere più
ospedali possibili, stando bene attento a mantenere aperti quelli della
provincia di Reggio e di Vibo, notoriamente popolate da gente che non scherza.
Falcidiati invece quelli della provincia di Cosenza. L’Ospedale di Acri è stato smantellato un pezzo alla volta, senza
che l’Assessore di Punta muovesse un dito in difesa della sua città.
Allo sfascio generale della sanità nella nostra comunità, che non riguarda solo
l’Ospedale, corrisponde beffardamente un aumento della spesa sanitaria,
determinata anche da affitti esorbitanti pagati, agli amici dell’Assessore
di Punta, per strutture private che ospitano uffici dell’ASP.
Per
chi crede nella riconoscenza,
risulta sconcertante tanta disattenzione per la salute degli Acresi che, nel
2010, hanno tributato più di duemila voti all’Assessore di Punta e,
contemporaneamente, ne hanno riversato
sul di lui papà 6.800, eleggendolo sindaco. Ma si sa, qui non siamo a Reggio né
a Vibo, per cui i politicanti possono minchionarci come gli pare.
Nel
comparto ambientale poi lo sfacelo è
stato immane. La miopia e l’insipienza della giunta regionale in questo campo,
con la chiusura delle discariche
(proprio come per gli ospedali), hanno portato la Calabria a continue emergenze
collassanti del sistema rifiuti fino
alla paralisi totale a poche
settimane dalle elezioni regionali. Non si sa se il 23 novembre, riusciremo ad
andare a votare - per quel che serve - se la spazzatura bloccherà le strade
della nostra città.
Ma
se sono state chiuse le discariche per i rifiuti solidi urbani, restano
comunque aperte, anzi, spuntano come funghi, quelle delle scorie tossiche, dei rifiuti speciali e pericolosi, dell’amianto, della
fosforite, dei fertilizzanti , e così via intossicandoci, che stanno
determinando un aumento spaventoso delle malattie
tumorali. E il Registro Tumori, istituito nel 2008 dalla Regione, dopo 7
anni ancora non ci comunica i dati epidemiologici statistici ufficiali per ogni
Comune sull’incidenza dei tumori.
Nel
nostro territorio in particolare, dopo i sotterramenti
di fusti (tossici o contaminanti?) avvenuti per anni dal 1994 in poi,
assistiamo al passaggio notturno di autocisterne, provenienti dal crotonese, e
che, indisturbate, vanno a sversare in Sila i loro carichi micidiali. Siamo
stretti nella morsa di numerosi e terribili fattori di rischio, che appestano
aria, acque e suolo, e che stanno decimando la nostra popolazione.
Negli
ultimi anni la giunta regionale, Assessore di Punta compreso, non ha
intrapreso una sola iniziativa per avviare un progetto di bonifica dei siti contaminati ed inquinanti che ormai non
presentano soluzione di continuità sull’intera Calabria.
E
poi cosa dire del flagello della mafia
dei boschi che sta distruggendo il nostro patrimonio forestale.
Ditte
compiacenti e senza scrupoli, tecnici prezzolati, incendi devastanti e tagli
indiscriminati e abusivi, negli ultimi anni, stanno uccidendo i boschi della
Sila, tra Acri, Longobucco, Spezzano della Sila
e S. Giovanni in Fiore, per ingrassare il mercato clandestino ed illegale
del legname, sul quale molte Procure della Repubblica hanno aperto fascicoli,
in cui è stato coinvolto anche l’Assessore di Punta.
A
nulla sono valsi gli allarmi lanciati
dalle associazioni naturalistiche e ambientalistiche che denunciano i continui scempi perpetrati anche all’interno
delle aree protette che provocano ingenti danni all’ecosistema, al paesaggio
silano, e aggravano notevolmente i rischi di dissesto idrogeologico.
E
l’Assessore di Punta, titolare della delega alla forestazione, non ha
assunto uno straccio di iniziativa
per rafforzare le attività di tutela del nostro patrimonio boschivo contro l’illegalità.
E
a proposito del suo assessorato non bisogna dimenticare che in cinque anni ha
lasciato colpevolmente che l’opera di distruzione dei boschi fosse completata
dalla processionaria e dal cinipide.
L’elenco
degli atti mancati dell’Assessore di Punta sarebbe lungo e, anche,
sintomatico di una catatonia costituzionale
se non fosse smentita dal fatto che in un campo ha dimostrato grande vitalità. Nel
distribuire prima delle elezioni ad aziende agricole amiche una
piccolissima parte (qualche milioncino spicciolo) di quel fiume di danaro di
fondi europei 2007-2013 non utilizzato e che ha lasciato tornare indietro. E nell’assegnazione
di incarichi dirigenziali, il famoso
e scandaloso “nominificio”, nei carrozzoni sub e para-regionali, e
assunzioni o promesse di assunzioni (postificio)
negli stessi carrozzoni, di geometri, agronomi, forestali. Il tutto dal sapore molto clientelare e soprattutto molto
elettorale.
Ecco, chi ha operato in maniera così egregiamente esemplare,
dovrebbe evitare di presentarsi di nuovo davanti al tribunale degli elettori,
anzi dovrebbe andare in giro con occhiali, naso e baffi finti. Invece… dopo
aver tentato di aggrapparsi al carro del
presunto vincitore Palla Palla, dal
quale è stato buttato a terra senza tanti complimenti, e dopo che i berlusconiani gli hanno sbattuto la
porta in faccia, il tapino si è incaponito a voler prendere l’ennesima
rantellata sui denti dall’elettorato. Si accomodi pure.
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