UN MINUTO DI SILENZIO PER LA GRAMMATICA ITALIANA CHE
OGNI GIORNO MUORE.
Egregio Gianluca Garotto, mi sia concesso, una volta
tanto, di replicare agli articoli, che ospiti quasi quotidianamente su
Acrinrete, del cronista tuttologo dell’Ora
della Calabria Roberto Saporito il quale conduce, per delega ricevuta ma
forse scaduta, la sua guerra intrepida, come un Hiroo Onada nella giungla, contro
l’Amministrazione comunale ed alcuni assessori in particolare.
Le emergenze che incombono sul nostro territorio ci
occupano e preoccupano giorno e notte, e ci danno raramente il tempo di
comunicare alla cittadinanza il nostro operato, figurarsi poi di replicare a
questo detrattore che chiude ogni suo pezzo con la solita tiritera che capovolge
la realtà: gli assessori lo insultano, lo imbavagliano, lo odiano...
Colgo l’occasione di un fastidioso raffreddore che
mi costringe a casa, oggi domenica 9 marzo, per mettermi i guanti e difendermi
da questa mosca cocchiera.
Una sola volta mi è capitato, spazientito dal suo sotterraneo passaparola diffamatorio, di definirlo meritatamente
lustrascarpe ed ho spiegato anche il perché ai 20 lettori del mio blog, ma lui
imperterrito insiste nel suo florilegio di contumelie ed insulti.
Continui pure, non sarà querelato. Anche perchè siamo in buona compagnia. Infatti parallelamente alla battaglia forsennata che conduce contro la nostra Amministrazione, tiene aperto, da sempre, un altro fronte in una sua personalissima guerra alla grammatica italiana, che flagella senza ritegno.
Asino in cattedra, nemico giurato del congiuntivo (sebbene fin’ora (figurarsi poi
pretendere che sappia cosa sia un apocope) non
hanno mai ricoperto) o (sebbene la loro estrazione politica è diversa.),
vuole poi accreditarsi come martire (http://www.acrinrete.info/News.asp?id=6883)
dando del meschino all’Assessore alla Cultura, che si sarebbe comportata con
lui come il senatore Gentile nei confronti del direttore del suo giornale.
Boom!
Lasciamo perdere questo suo pallino fisso di voler
affiliare gli esponenti della nostra Amministrazione all’NCD. Sebbene io sono
(per farmi capire da lui) lontano da qualsiasi partito, si prende la licenza di
collocarmi nell’area Scopelliti, così
come non perde occasione in ogni scritto, di snocciolare la provenienza politica
del sindaco o di dare la notizia scoop che Tenuta ha aderito o aderirà a quel partito. Ha anche queste straordinarie capacità
divinatorie.
Ero presente quando l’Assessore alla Cultura, il
giorno prima della conferenza stampa di cui trattasi, lo chiamò, nonostante
qualche giorno prima avesse scritto che “la
Capalbo sta distruggendo la cultura”, e si sentì rispondere che era fuori
Acri e non poteva intervenire. L’Assessore allora chiamò il suo direttore
chiedendogli se potesse mandare un altro cronista, non senza far riferimento
alle attenzioni riservatele dal suo corrispondente acrese.
Dopo un mese e mezzo, questo intemerato novello
Peppino Impastato che non è protetto da nessuno (tranne da quelli con le scarpe
lustre), se ne esce che l’assessore lo voleva imbavagliare ed impaurire. Da morire
dal ridere!
Non per voler difendere un Gentile, che fa parte
della classe politica del magna magna che ho sempre aborrito, e che in questa
vicenda è vittima di una vendetta di Berlusconi, ma sarebbe bene ricordare per
quale testata lavora il nostro perseguitato.
Il quotidiano «L'Ora della Calabria,
prima Calabria Ora, è fallito due volte. Il suo editore,
Piero Citrigno, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per usura,
condanna che sta scontando ai domiciliari. E’oggetto di una confisca di 100
milioni di euro da parte della Dda che ha riguardato anche i beni di suo figlio
Alfredo, attuale editore de L'Ora di Calabria.
Questo editore - cosa che fanno finta di non sapere
tutti quelli che hanno parlato di bavaglio a livello nazionale - è stato
rinviato a giudizio per violenza privata nei confronti del povero Alessandro
Bozzo, un giornalista che si è tolto la vita dopo che lo stesso Citrigno lo
aveva obbligato, secondo la Procura della Repubblica di Cosenza, a firmare un
contratto capestro di 800 euro mensili, nonostante fosse redattore ordinario http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/30/giornalista-suicida-in-calabria-editore-accusato-di-violenza-privata/796247/ .
Insomma, scopriamo che le meschine (queste sì) storie
di sfruttamento e caporalato vengono vissute anche nelle direzioni dei
giornali. Chissà quanto percepiscono gli altri cronisti che lavorano all’Ora di Calabria e se vengono pagati i
loro contributi… Comprendiamo quanto questa contingenza lavorativa possa essere motivo di
frustrazione.
Anche se, per quelli che scrivono in dipietrese stretto, 600 euro sono caropagati.
Anche se, per quelli che scrivono in dipietrese stretto, 600 euro sono caropagati.
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